Il rifugio Antermoia «restituito» alla valle

Dopo due anni di lavori per un milione e 700mila euro

di Lorenzo Basso

Il rifugio Antermoia verrà riconsegnato ufficialmente oggi nell'ambito di una cerimonia pubblica, alla Società alpinistica tridentina (Sat), proprietaria della storica struttura posta a 2.496 metri di altitudine sul Catinaccio. L'edificio, aperto il 20 giugno scorso dopo due anni di chiusura, è stato oggetto di un profondo intervento di rifacimento, che ha permesso di riqualificare gli spazi interni, rinnovare gli ambienti di accoglienza per gli alpinisti e quelli adibiti ai gestori, nonché di modernizzare gli impianti, introducendo innovazioni tecniche per il risparmio energetico e la diminuzione dell'impatto ambientale. Nell'insieme, i lavori, costati complessivamente un milione e 700mila euro, in larga parte provenienti da un finanziamento provinciale (circa il 90% del totale), sono durati due anni, ed hanno comportato un aumento considerevole degli spazi nel piano interrato (impiegato soprattutto per i locali tecnici e quelli per il personale) e nei piani fuori terra, modificati in modo tale inserirsi adeguatamente nel suggestivo paesaggio naturale alpino.

Costruito nei primi anni del Novecento dalla sezione di Fassa dell'Associazione alpinistica austriaca (Döav), il rifugio era inizialmente una semplice costruzione in grado di ospitare, nel complesso, una ventina di escursionisti. All'indomani della Grande guerra, l'edificio venne affidato alla Sat, che divenne poi proprietari effettiva nel secondo dopoguerra, una cessione promossa dallo stesso Alcide De Gasperi. Il rifugio rimase pressapoco nelle condizioni di costruzione, salvo migliorie e manutenzione, fino al 1981, quando la società alpinistica promosse la costruzione di una nuova ala, in stile completamente differente da quella originale.

L'intervento iniziato nel marzo del 2014, e poi interrotti per i due inverni successivi a causa delle condizioni climatiche proibitive per gli operai, hanno permesso di recuperare la funzionalità completa del rifugio, consentendo l'armonizzazione dei corpi di fabbrica realizzati in epoche differenti.
«I lavori di rifacimento - ha chiosato il presidente della commissione rifugi Sat Renzo Franceschini , nel corso della conferenza stampa - hanno permesso il recupero degli spazi interni e il ripristino di quelli esterni, con l'inserimento di elementi nuovi. Per esigenze di carattere normativo, sono state inserite delle pareti ignifughe e delle porte tagliafuoco, al fine di garantire la sicurezza degli ospiti. Tuttavia, nel rispetto della tradizione alpina, è stato utilizzato il legno, come elemento strutturale oppure di arredo, ogni volta che è stato possibile. In tal modo, siamo riusciti a preservare l'anima storica del rifugio, valorizzandone gli elementi originari».

Una parte del costo dell'intervento è stato sostenuto grazie alla donazione della Fondazione Pajan Parola, di Milano, che ha messo a disposizione 150mila euro per favorire la cultura della montagna tra le giovani generazioni. In ringraziamento, la Sat ha deciso di intitolare la sala da pranzo ad Elena Pajan , moglie dell'ingegnere Luigi Parola.

Inoltre, circa 25mila euro risparmiati nel corso dei lavori verranno impiegate prossimamente per decorare i nuovi muri interni con scene tratte dalle leggende della zona. «Nel corso dell'estate - ha specificato il presidente di Sat Claudio Bassetti - la struttura è stata visitata da oltre 2.500 persone, un successo assicurato dalla bella stagione appena trascorsa». La cerimonia di riconsegna del rifugio avrà luogo domani a partire dalle 11, con gli interventi ufficiali. Seguirà, l'inaugurazione della sala e il pranzo sociale.

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