Marmolada, la Ual boccia il piano della Provincia

di Luigi Longhi

Ha usato parole chiare, il consigliere provinciale della Ual, Beppe Detomas: il Piano di sviluppo per la Marmolada presentato dall’assessore provinciale Carlo Daldoss è «inaccettabile sia sotto il profilo del merito che anche nel metodo». Concetti espliciti che lasciano poco spazio alla mediazione. Il Piano di sviluppo provinciale prevede di raggiungere l’obiettivo «della razionalizzazione e del riordino degli impianti esistenti». Secondo il documento di Daldoss, si vuole ottenere l’ammodernamento dell’impianto sul versante nord, tra Passo Fedaia e Pian dei Fiacchi con il collegamento al Sass Bianchet, assieme allo smantellamento dell’impianto Passo Fedaia-Sass de Mul e al rifacimento dell’impianto Sass de Mul - Serrauta. Il tutto accompagnato «obbligatoriamente» dallo smantellamento e dal ripristino ambientale e paesaggistico di tutte le infrastrutture abbandonate ancora oggi presenti in zona.

Consigliere Detomas, perché un giudizio così pesante?
«Innanzitutto perché è impattante sotto il profilo ambientale. Negli interventi previsti, sul versante veneto è previsto un nuovo impianto, mentre per il Passo Fedaia si impone di limitare la nuova stazione di arrivo alla località Sass Bianchet, zona attualmente intatta e integra dal punto di vista ambientale».

Non salva proprio nulla del Piano?
«Gli aspetti positivi riguardano solo una valorizzazione sotto il profilo geologico, storico e culturale, ma ribadisco che senza il congiungimento con Punta Rocca dal Fedaia i fassani si sentono per l’ennesima volta presi in giro».

Voi cosa proponete?
«Basta osservare le mappe per capire anche se non si è esperti che con un prolungamento minimo si potrebbe arrivare direttamente alla stazione di Punta Rocca, dove sono già presenti strutture e piste da sci, senza nuovi interventi invasivi».

Perché dovrebbe essere allungato l’impianto?
«Perché se si fa quello che dice l’assessore Daldoss si realizzerebbe un impianto “monco” con il risultato di penalizzare ancora una volta non solo Canazei ma l’intera Valle di Fassa. A noi serve un collegamento realmente funzionale oltre che necessario».

Lei ha definito questo piano di sviluppo «paradossale»: cosa intendeva dire?
«Il concetto è questo. Da una parte la Giunta provinciale trentina lo ha definito utile alle esigenze di razionalizzazione degli accessi alla montagna in un’ottica di gestione dei flussi e degli impatti ma in realtà però è uno strumento che serve principalmente alle esigenze di sfruttamento da parte della Regione Veneto che alla faccia degli aspetti ambientali, con il nuovo impianto del Sass de Mul avrebbe l’occasione bella e pronta per inserire un ulteriore ampliamento dell’offerta sciistica e quindi a promuovere nuovi accessi di sciatori e nuovi passaggi su quel versante che comunque, si ricorda, insiste sul territorio di competenza trentina».

Ritiene che la Provincia non abbia pensato sufficientemente agli aspetti ambientali?
«Mi sembra ovvio che sia un Piano che non solo non va incontro agli aspetti naturalistici e ambientali della Marmolada, che costituiscono comunque un patrimonio da difendere, visto anche l’inserimento di tale massiccio nell’ambito delle Patrimonio Unesco, ma non risponde nemmeno ad una logica di razionalizzazione degli accessi alla montagna e alla gestione dei flussi, dato che in realtà si incrementano i passaggi, e men che meno alle esigenze legittime degli operatori turistici fassani che per chi lavora in questa zona vede una strada spesso chiusa durante la stagione invernale. Ed infatti su questa arteria non sono mai stati fatti degli interventi seri per la messa in sicurezza».


L'ASSOCIAZIONE FASSA

La vetta della Regina resta un miraggio per i fassani. Di fatto la Provincia, nel piano di sviluppo della Marmolada, ha riproposto la soluzione prevista da uno studio commissionato anni fa alla Montecno di Bolzano che prevede il collegamento fino a Sass Bianchet. Ma la val di Fassa e il Comune di Canazei da anni chiedono di arrivare a Punta Rocca, per allacciarsi agli impianti «veneti».
L’Associazione Fassa, che in questi anni di fronte al silenzio della Provincia, ha avuto contatti in autonomia con la Regione Veneto, adesso finalmente coglie un aspetto positivo.
«È già positivo che dopo tanti anni si torni a parlare di rilancio della Marmolada - dice Luca Guglielmi, segretario politico dell’Associazione Fassa -, Da parte nostra non c’è chiusura, apprezziamo che la Provincia abbia manifestato la volontà di ripartire: questo è un passo fondamentale. Ma riteniamo che i vari soggetti interessati debbano lavorare insieme per il massimo successo dell’intervento».
Guglielmi, che è anche vicesindaco di Canazei,  non nasconde la diversità di vedute. Come ha già avuto modo di dire il sindaco Silvano Parmesani, quella proposta dalla Provincia è una soluzione che non soddisfa «visto che in questo piano i veneti (con l’impianto che arriva in vetta) sembra vengano tenuti in considerazione più dei trentini».
«Come Associazione Fassa - continua Guglielmi - abbiamo sempre ribadito che la nostra volontà è quella di ricercare soluzioni condivise, soprattutto riguardo al territorio in cui tali soluzioni vengono attuate. E il Comune di Canazei da molti anni chiede di poter arrivare a Punta Rocca, per allacciarsi al circuito della Marmolada. Invece, ancora una volta, viene riproposta questa soluzione che arriva a poche centinaia di metri dalla vetta, quindi di fatto le due realtà, quella trentina e quella veneta, non verrebbero collegate».
L’idea prospettata dalla Provincia non funzionerebbe nemmeno in una prospettiva di destagionalizzazione. «Il nuovo impianto Fedaia - Sass Bianchet - continua Gugliemli - resterebbe di fatto un impianto singolo che non risponde ai criteri che il turista cerca».
Ma è soprattutto d’inverno che la Regina soffre. «La parte veneta è attualmente collegata al circuito Superski Sellaronda (l’anello dei quattro passi dolomitici) - insiste Guglielmi -, mentre la parte trentina rimane isolata, tagliata fuori dal grande afflusso di sciatori».
«Quello che come segretario politico dell’Associazione Fassa auspico - conclude Luca Guglielmi - è che la Provincia, di concerto con la Regione Veneto e, soprattutto con chi lavora sul massiccio della Marmolada, operatori turistici e impiantisti, il Comune di Canazei e il Comun General, possano trovare una soluzione che accontenti tutti».


 

IL PIANO PRELIMINARE DELLA PROVINCIA

La Giunta provinciale ha adottato in via preliminare il programma per gli interventi «per uno sviluppo sostenibile della Marmolada».
Concretamente si tratta di raggiungere l’obiettivo «della razionalizzazione e del riordino degli impianti esistenti».
Secondo il documento a firma dell’assessore Carlo Daldoss, si prevede l’ammodernamento dell’impianto sul versante nord, tra Passo Fedaia e Pian dei Fiacchi con il collegamento al Sass Bianchet, assieme allo smantellamento dell’impianto Passo Fedaia-Sass de Mul e al rifacimento dell’impianto Sass de Mul - Serrauta.
Il tutto accompagnato «obbligatoriamente» dallo smantellamento e dal ripristino ambientale e paesaggistico di tutte le infrastrutture abbandonate ancora oggi presenti in zona.
«In quest’ottica - dice Carlo Daldoss - il programma risponde anche alla richiesta, presentata dalla Regione del Veneto alla Provincia, di avviare un tavolo tecnico che valuti la compatibilità del miglioramento e ammodernamento delle infrastrutture funiviarie che interessano anche il territorio veneto rispetto alle politiche di gestione del territorio».
Alla qualificazione complessiva dell’area secondo un nuovo modello di sviluppo, concorrono, sulla base del Programma, un progetto complessivo di valorizzazione della rete dei sentieri escursionistici, la riqualificazione di parcheggi e rifugi, la valorizzazione di siti (geologici, glaciologici e storici) e infrastrutture esistenti, nell’ottica di ampliare la fruizione sostenibile della montagna su più stagioni e puntare alla sua valorizzazione turistica anche in chiave escursionistica e culturale.
Questi interventi sono peraltro frutto delle norme di attuazione del Piano urbanistico provinciale, ovvero riqualificare l’esistente, anche attraverso un’azione di riordino e di rimozione di impianti e infrastrutture abbandonate, e mettere in rete il massiccio della Marmolada, anche tenendo conto delle intese con la Regione del Veneto.
Infatti, attraverso una serie di interventi integrati, finalizzati a creare nuovi elementi di valorizzazione delle risorse ambientali e culturali che il massiccio esprime e alla razionalizzazione degli accessi alla montagna nell’ottica della gestione dei flussi e degli impatti, si punta a qualificare e a destagionalizzare l’offerta turistica della zona.
Non solo sci, quindi, ma valorizzazione delle risorse geologiche, ambientali, storiche e paesaggistiche della Marmolada tutto l’anno secondo un modello di sviluppo orientato alla sostenibilità nel lungo periodo e al riconoscimento internazionale.
Tutto questo, a partire dalla consapevolezza del valore generale che assume il massiccio della Marmolada e, quindi, ponendo particolare attenzione alla tutela degli elementi che costituiscono il «Sito Natura 2000 – Zsc Ghiacciaio Marmolada» e a quelli che fanno da presupposto all’iscrizione della Marmolada nel Patrimonio Dolomiti Unesco.
Ora al provvedimento sarà data pubblicità, come previsto dalle norme, per permettere a chiunque di fare osservazioni; sarà inoltre trasmesso alla Fondazione Dolomiti-Unesco, ai servizi provinciali competenti ad esprimere un parere e inoltre al comune di Canazei e al Comun General de Fascia.
Il programma rappresenta una proposta preliminare necessaria per attivare i processi partecipativi previsti, al termine dei quali dovrà tornare all’esame definitivo della Giunta provinciale.
Al termine dell’iter burocratico si avrà un quadro certo su cui intervenire dopo decenni di duri scontri.

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