Sanità, Comuni e case di riposo: Geremia Gios attacca «Centralizzazione scelta omologante e più costosa»

di Francesco Terreri

«L'accentramento? Costa di più». La tesi controcorrente su sanità, case di riposo, Comuni è spiegata dal professor Geremia Gios, già sindaco di Vallarsa e candidato «alternativo» alla presidenza della Cooperazione, al convegno «Amministrare la montagna», organizzato dall'Associazione degli ex sindaci del Trentino in occasione dell'assemblea annuale presso la sede dell'Ana. Per Gios, l'efficienza che si acquista grazie a economie di scala, specializzazione, omogeneizzazione è azzerata dalle crescenti necessità di controllo.

«C'è un punto di catastrofe in cui l'efficienza netta diventa negativa». Perché si perde una caratteristica fondamentale dei sistemi decentrati: la capacità locale di gestire i beni collettivi grazie al capitale di fiducia. Che abbassa i costi.

Tutto il contrario del «pensiero unico» che sta prevalendo a Trento, con le valli che si mobilitano contro le politiche sanitarie della giunta Rossi, contestandone appunto l'impostazione.

La chiusura dei punti nascita periferici?

«Frutto della medicalizzazione spinta - afferma Gios - Il problema è adottare un modello organizzativo e investire sulla conoscenza. All'epoca, il primario di pediatria Dino Pedrotti portò la mortalità infantile in Trentino ai bassissimi livelli svedesi attraverso un modello organizzativo che lasciava sul territorio i casi non problematici e accentrava quelli problematici. Analogamente si può fare oggi per i punti nascita.

Il parto è prima di tutto un fatto naturale, è bene che avvenga più vicino possibile a casa. Se non si può, lo porti a Trento. O, se è necessario, anche a New York».

Gios obietta pure all'«idea folle» di accentrare le case di riposo, lanciata dall'assessore alla sanità Luca Zeni. «Un altro frutto della medicalizzazione che non mette al centro le persone. Quando devi controllare tutto dal centro, i costi aumentano. Non è un caso se le Rsa più piccole sono quelle con i costi più bassi».

Nella riunione degli ex sindaci fanno più volte capolino gli incentivi-obblighi alle gestioni associate e alle fusioni tra Comuni. «Non c'è una regola generale - sostiene il professore - in certi casi hanno senso, in altri no. Quando ero sindaco di Vallarsa, le gestioni associate le facevamo con Comuni diversi, perché ci sono economie di scala diverse nelle diverse funzioni che metti insieme. Se l'obiettivo è solo quello di creare Comuni più grandi, alla fine ti costerà di più perché hai bisogno di maggiori controlli».

«Sulla sanità decide Roma. Ma allora ce l'abbiamo ancora l'autonomia?», sbotta uno degli ex sindaci citando il titolo dell' Adige di ieri. E l'ex senatore Tarcisio Andreolli «provoca» Gios: «Se tu fossi presidente, cosa faresti per impedire questa "catastrofe"?». Il professore non si tira indietro: «La globalizzazione, suggerita dal potere finanziario, deve essere regolata. E la Provincia non si è resa conto che è cambiata la visione del mondo: autonomia non è avere più soldi ma essere capaci di fare cose diverse».

Primo, dice Gios, la semplificazione normativa. «Non con una legge sulla semplificazione, che aggiunge solo carte». Secondo: «Puntando sugli obiettivi invece che sulle procedure». Terzo: «Lasciando un margine di discrezionalità. Regolamentare tutto, oltre che impossibile, toglie responsabilità».

Tra gli interventi, Laura Ricci , sindaco di Croviana e assessore all'agricoltura e ambiente del Consiglio delle Autonomie, l'ex senatore Remo Michelini , per il quale il vero nodo della sanità trentina è qualificare il sistema per recuperare quei 15 milioni di euro annui dei pazienti che vanno fuori provincia, l'ex sindaco oggi consigliere provinciale Rodolfo Borga , d'accordo con Gios sulla critica all'accentramento. «Come ex sindaci non abbiamo più potere - conclude il presidente dell'Associazione Adelino Amistadi - ma per la fiducia contiamo ancora».

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