Mobilità fino a 50 chilometri Allarme per i lavoratori Apss

I sindacalisti della Fenalt lo definiscono un vero e proprio colpo di mano architettato nei minimi particolari

I sindacalisti della Fenalt lo definiscono un vero e proprio colpo di mano architettato nei minimi particolari per mettere atto, senza bisogno di contrattazione, un obiettivo che l'Azienda sanitaria aveva da tempo, ossia poter procedere unilateralmente a movimentare il personale ad una distanza di 50 chilometri.

«Una cosa assurda per il nostro territorio - tuonano i sindacalisti - perché vorrebbe dire mettere in ginocchio una persona che da casa al lavoro potrebbe impiegarci anche un'ora e mezza».
La doccia fredda è arrivata alla segreteria del sindacato l'altro ieri pomeriggio con una mail nella quale l'Azienda sanitaria informava che intendeva procedere a deliberare le nuove linee guida in materia di mobilità. Ma sulla base di cosa, si sono chiesti quelli della Fenalt, rimasti al fatto che i chilometri di mobilità previsti erano 10 e che si stava parlando di trattare per arrivare ad un massimo di 25?

«Abbiamo poi scoperto che con una modifica di un articoletto (il comma 4.1 dell'art. 9 della L.P. N. 7 del 1997, sull'ordinamento del personale della Provincia e degli enti strumentali) la finanziaria 2015 ha introdotto la libertà degli enti di trasferire il personale fino a 50 km di distanza. Questa norma, presente nell'ordinamento nazionale, applicata ai territori come il nostro è ovviamente impattante in maniera disastrosa. 50 km di strada da fare mattina e sera possono essere dirompenti, altro che conciliazione lavoro - famiglia. Certo, quello che stupisce di più e che denunciamo come metodo inaccettabile, è che l'emendamento non era presente nella bozza di legge inviata per le osservazioni ai sindacati, ma è apparso dopo, licenziato dalla commissione competente, ma non compare neppure nella relazione del disegno di legge uscito dalla commissione. Se è così non è certo una casualità, ma la volontà precisa di distorcere il percorso democratico di formazione della legge per neutralizzare i sindacati e farsi gioco dei lavoratori».

Una matassa normativa piuttosto ingarbugliata, ma il risultato è che il personale del comparto si trova oggi con la spada di damocle di una mobilità decisamente pesante da dover gestire. A parte Cavalese, che dista 63 chilometri dal capoluogo, tutti i trasferimenti negli altri ospedali sarebbero ad esempio possibili (senza contare che il Sop è considerata oggi un'unica struttura). Trento - Cles sono quasi 40 chilometri. Trento-Riva 41, Trento-Tione 42. Tutti quindi dentro il paramento previsto a livello nazionale.

«L'Azienda sanitaria da tempo stava cercando di aumentare il numero dei chilometri per la mobilità e di avere mano libera. Facendo emanare, attraverso l'allora assessore Ugo Rossi, un decreto dal presidente della Provincia Pacher, si è riusciti a togliere la mobilità dalla contrattazione contrattuale e farla diventare legge. Ora quindi l'Azienda può decidere in autonomia. E adetto anche anche questo nuovo colpo di mano», tuona il sindacato accusando l'Azienda di aver inviato in questi anni proposte irricevibili e non contrattabili e di aver poi aggirato l'ostacolo proprio per non confrontarsi.

La delibera, spiega la Fenalt, riguarderà non solo il personale del comparto ma anche la dirigenza medica, iniziale vero obiettivo dell'allora assessora Ugo Rossi che puntava in questo modo ad avere professionisti che ruotavano sui diversi ospedali. «La cosa assurda - dice ancora la Fenalt - è che per il comparto la novità si applica subito mentre per la dirigenza medica, fino ache non uscirà il regolamento ci dovrà essere una contrattazione».

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