Montagna / La ricorrenza

Marmolada, un anno dalla tragedia. Il dolore di Luca Toldo e il sacrificio dimenticato

L’allora gestore del rifugio Ghiacciaio Marmolada non dimenticherà mai le sensazioni e il rumore del 3 luglio 2022: «Nessuno mi ha chiamato per le celebrazioni dell’anniversario. Non che la presenza mi interessi, ma tutti sanno anche cosa ho vissuto quel giorno ed essere dimenticato non fa piacere»

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di Leonardo Pontalti

MARMOLADA. Il rumore, un anno fa. Il silenzio di oggi. L'allora gestore del rifugio Ghiacciaio Marmolada, Luca Toldo non dimenticherà mai le sensazioni del 3 luglio 2022: «Il rumore. Se mi chiedono cos'è la prima cosa che mi viene in mente ripensando a un anno fa è il rumore. Improvviso. E poi le urla, la disperazione. La concitazione, nessuno capiva che cosa stesse accadendo, nessuno poteva immaginare quello che stava accadendo».

Non dimentica una ferita che resta e resterà per sempre aperta, Luca Toldo. Anche perché non aiuta, a rimarginarla, il fatto che altri si siano dimenticati di lui. «Nessuno mi ha chiamato, per le celebrazioni dell'anniversario. Non che la cosa mi interessi, la presenza intendo, chi mi conosce lo sa. Ma tutti sanno anche cosa ho vissuto quel giorno ed essere dimenticato non fa piacere».

Quel giorno, quella domenica, il 33enne di Vignola era in cucina. Aveva sentito gli avventori in terrazza gridare terrorizzati, “una valanga, una valanga!” e si era precipitato a controllare il paravalanghe. Davanti a lui, una nube e il rumore, quello che non gli uscirà più dalla testa.«Avevo subito chiamato i soccorsi ed ero salito con il ragazzo che era con me in cucina a provare a capire cosa fosse successo a vedere cosa potevamo fare».

Luca Toldo aveva degli amici, tra coloro che rimasero travolti dalla massa che ha causato undici vittime. Il suo intervento fu determinante per salvare Laura Sartori, la perginese che è tra i superstiti. Ha avuto un ruolo di primissimo piano dunque, in quei terribili momenti. Ed ha pagato di persona anche dal punto di vista personale, professionale: «Ho dovuto chiudere, come tutti quassù. Io però non ho più riaperto. Ho chiesto per mesi che qualcuno potesse darmi una mano almeno per portare a valle il materiale, le provviste. Niente, alla fine l'elicottero per svuotare tutto ho dovuto pagarmelo di tasca mia».

Ora Luca Toldo ha ricominciato, sempre in montagna ma lontano dalla Regina delle Dolomiti: in alta Valle di Non, dove ha rilevato la gestione del rifugio Maddalene, sopra Rumo.«Ho aspettato fino all'autunno scorso, ma i conti da pagare non aspettano. E ho dovuto trovare un nuovo rifugio. Ora sono qui, ma il ricordo e il dolore restano. E anche tanta amarezza, per vedere come si faccia in fretta a essere dimenticati».

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