Ghiaciaio / Strage

Perlotto: «In Marmolada non ci sono responsabilità, ero amico di Dani, era bravo e preparato»

Il grande scalatore: «Conosco la zona, ero di casa, non mi stupisce che ci siano tanti vicentini fra le vittime, è il luogo in assoluto più frequantato dai vicentini»

VICENZA. "Quanto avvenuto in Marmolada è un fatto assolutamente anomalo ed imprevedibile, in questo momento sarebbe ingiusto incolpare qualcuno o dare responsabilità". A parlare è Franco Perlotto, scalatore e alpinista, tra i primi italiani ad entrare nel gotha dei freeclimber negli Usa a Yosemite, e «maestro» delle solitarie, ma anche giornalista, scrittore e reporter, oltre che sindaco di Recoaro Terme (Vicenza), il comune della conca d'oro, sotto le Piccole Dolomiti.

"E' un fatto che mi ha sconvolto - confida Perlotto all'Ansa - perché in quella zona ero di casa, alla sommità di quella ascesa in passato ho scattato una foto con mia moglie e mio figlio, che erano saliti con me. Non sono invece sorpreso dell'alto numero di vittime della provincia di Vicenza: la Marmolada è in assoluto il luogo più frequentato dai vicentini, come accertato non c'erano sul posto trentini o altoatesini, che prediligono altre cime da scalare".

Il dolore di Perlotto è legato soprattutto alla scomparsa di Paolo Dani, guida alpina originaria di Valdagno, uno dei primi morti già accertati: "Lo conoscevo da sempre - ricorda - anche se non abbiamo mai scalato assieme. Molte volte ci siamo visti e sentiti per confrontarci, visto che lui è stato a capo del Soccorso Alpino di Recoaro-Valdagno per una una decina d'anni, ma anche tecnico di elisoccorso.

Era una persona di livello, quando ho appreso la notizia sono rimasto allibito. Un professionista serio, di grande esperienza e preparata, ma nel contempo una persona buona e sempre disponibile. Di una cosa sono sicuro: se avesse avuto il minimo sentore di un possibile rischio, sarebbe tornato indietro con la sua comitiva, di cui si sentiva il primo responsabile. Davvero, nessuno poteva prevedere una tragedia simile", ribadisce lo scalatore vicentino.

Perlotto per alcuni anni ha gestito anche un rifugio in Val d'Aosta, a tremila metri d'altezza, sulle Grandes Jorasses, nel massiccio del Monte Bianco.

"Qualche anno anno, vicino al rifugio che gestivo - racconta - avvenne un fatto simile, con una valanga di terra, detriti e acqua che scese a valle travolgendo diverse auto e provocando la morte di due persone. Anche in quel caso determinante erano state le temperature elevate estive".

Secondo Perlotto sarà necessario "rivalutare le condizioni generali del meteo e tenere presente i cambiamenti climatici. Ovviamente il problema non riguarda solo la Marmolada e le cime venete e trentine - conclude - ma le montagne di tutta Italia e forse anche Europa. Se continueranno ad esserci temperature anomale il rischio è che fenomeni simili a quanto avvenuto in Marmolada, possano verificarsi in altri comprensori".

ANSA – Luca Pozza

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