Montagna / Il nodo

Valeria Ghezzi (impiantisti): in questo momento è comprensibile lo stop alla neve artificiale

La numero uno dell'Anef commenta l’ordinanza del presidente altoatesino Arno Kompatscher emanata per contenere il consumo di acqua: "Siamo a fine marzo, credo che anche gli imprenditori funiviari, vista la situazione, possano capire queste scelte. Inoltre, normalmente non si produce in questo periodo ma in ogni caso la neve tecnica è solo aria e acqua, poi si scioglie e torna in falda, senza dispersione"

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di Patrizia Todesco

TRENTO. Nell’ordinanza che il governatore altoatesino Arno Kompatscher ha firmato per contenere il consumo di acqua c’è anche lo stop alla produzione di neve artificiale per le piste da sci. Di questo provvedimento, ma anche di costi e futuro della montagna, abbiamo parlato con Valeria Ghezzi, presidente di Anef (Associazione Nazionale Esercenti Funiviari).

Innanzitutto partiamo dall’ordinanza di Kompatscher: cosa ne pensa?

La crisi idrica e la siccità sono problemi conclamati. Siamo a fine marzo, io credo che sia comprensibile come decisione e credo che anche gli imprenditori funiviari, vista la situazione, possano capire. In più normalmente non si fa neve in questo periodo anche se, in ogni caso, la neve che si scioglie torna in falda.

In realtà, però, gli studi dicono che nel fare neve artificiale c’è una dispersione di acqua che va dal 15 al 40%.

E questa perdita dove andrebbe? L’evaporazione è inferiore a quella che si ha in tante altre situazioni e comunque l’acqua che va in su poi viene anche giù. Quella che si scioglie, considerato che le piste d’estate sono pascolo, dove volete che vada.

Perché allora gli studi parlano di dispersione?

Perché è scomodo riconoscere, dopo tutto questo gran discutere sul tema, il fatto che la neve è aria e acqua e che quando si scioglie torna semplicemente a valle e che invece che arrivare al Po a ottobre-novembre arriva ad aprile, forse in un momento in cui ce n’è più bisogno. Detto questo, se oggi c’è un problema siccità per usi agricoli, per usi civili, capisco perfettamente che si dica neve basta. É questione di responsabilità capire che al momento ci sono altre priorità.

E se questa decisione venisse poi presa anche ad ottobre o novembre 2023?

Direi che saremmo alla tragedia perché vorrebbe dire che non ha piovuto nemmeno durante l’estate e quindi avremmo altri pensieri. Quindi quando arriveremo a quel momento vedremo. Se c’è un’emergenza e priorità vere non è che noi non ce ne rendiamo conto.

Quest’anno sono aumentati molto anche i costi dell’innevamento artificiale. Di quanto?

Eravamo a 3-3.5 euro al metro cubo e siamo passati a 4.5-5 e questo per l’aumento del costo dell’energia e per chi li ha fatti, per il costo degli investimenti. Acciaio, rame tutto quello che rientra nei tubi che si mettono per innevare e nelle macchine, sono materiali che hanno subito forti aumenti.

Però quest’anno gran parte dei comprensori sciistici hanno fatto registrare un gran pienone. Non ci dovrebbero quindi essere problemi di coprire i costi.

I conti si fanno alla fine, quando avremo anche tutti i costi. Sicuramente una parte dei maggiori introiti che ci sono stati, saranno assorbiti dai costi. Speriamo non tutto. Io confido comunque che qualcosa resterà anche perché la stagione è andata bene, ottima sotto il profilo dell’affluenza e dei passaggi anche a testimoniare che lo sci funziona. La montagna funzione. É stata importante anche la presenza di non sciatori.

Ci sono state, recentemente, manifestazioni per chiedere un uso “diverso” e “più sostenibile delle montagne con meno impianti, sopratutto a bassa quota.

Innanzitutto vorrei capire cosa vuol dire più sostenibile. Gran parte delle società, soprattutto in Trentino e Alto Adige, hanno fatto percorsi di certificazioni di sostenibilità, si stanno facendo bilanci di sostenibilità, analisi e dati. Si è fatto di tutto per ridurre al minimo l’impatto. Chi utilizza energia idroelettrica, e non sono pochi, ha impatti bassissimi. Il maggior impatto della vacanza finisce che è l’automobile usata per arrivarci, se non è una Tesla o un’auto elettrica. E l’impatto per arrivarci ce l’ha sia chi va con le ciaspole, che chi va con gli sci o chi va solo per prendere il sole. Faccio poi un esempio. Se la prendono con l’impianto di Bolbeno, lo chiamano “accanimento terapeutico”. In realtà l’impianto di Bolbeno è un piccolo impianto che funziona da campo scuola per tutti i bambini del Trentino occidentale che non vivono in montagna.

L’impianto è alimentato a energia idroelettrica. Mi si dica quale è l’impatto? E ancora. Mettiamolo a confronto con una piscina a Trento, perché giustamente i bambini devono poter imparare a nuotare. Ma in piscina potremmo avere energia non idroelettrica, impianti di cloro con l’acqua che quindi non torna in falda, pompe per l’alimentazione, però di questo nessuno si preoccupa in quanto è normale che in città i bambini debbano avere un impianto per fare un po’ di sport. L’impianto di Bolbeno, sono certa, è meno impattante di una piscina.

Probabilmente quando si parla di neve artificiale in molti pensano che contenga degli additivi, sostanze inquinanti. Già chiamarla artificiale evoca qualcosa di realizzato con l’aggiunta di qualche sostanza.

Infatti noi la chiamiamo neve tecnica e comunque da noi è sempre stata solo aria e acqua. A livello di Fianet ci siamo messi d’accordo a non utilizzare alcun tipo additivo e questo da decenni. Se la neve non fosse aria e acqua come potremmo far poi pascolare il bestiame d’estate su quelle che in inverno sono piste? Noi siamo sostenibili. Tornando alla questione del turismo in montagna, va detto, come dicevo, che quest’anno c’è stato un numero enorme di non sciatori. Io non conosco impianti che non offrano in quota gastronomia, solarium, il giro con ciaspole, musei e varie attività alternative.

Quindi a questo punto l’importante è che in primavera e quest’estate piova?

Io sono a Milano e dico che l’importante è che piova soprattutto per la pianura, oltre che per noi in montagna. Se non viene acqua in pianura rischiamo di non avere da mangiare.

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