Immobili / Il mercato

Affitti, l’università ha cambiato tutto anche a Rovereto: «Bene in Destra Adige, il centro storico non attrae»

Alla caccia costante di posti letto in città non ci sono solo gli universitari, ma anche gli insegnanti, gli infermieri e i lavoratori a termine della Meccatronica. «I proprietari preferiscono affittare all’anno piuttosto che impegnarsi con le famiglie sul lungo periodo»

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di Nicola Guarnieri

ROVERETO. C'è fame di affitti e, soprattutto, di camere da prendere in locazione più che un appartamento intero. Il mercato immobiliare, ma anche quello sociale, è decisamente cambiato. E a dirlo sono gli esperti del settore, quelli si occupano di case per mestiere e che registrano alcuni cambiamenti per certi versi epocali.

Sintetizzando, si può dire che il centro storico non è più attrattivo e che a chiedere un posto letto sono soprattutto studenti ma anche lavoratori. Attenzione, non operai o manovali ma insegnanti, infermieri, occupati nel Polo della meccatronica e in Progetto Manifattura. Nuovi lavori, specializzati ma che, almeno all'inizio (vuoi per i tirocini vuoi perché le paghe sono decisamente basse) non consentono di sistemarsi in un alloggio completo e quindi, per evitare il ricorso alla tenda (ma a Rovereto non c'è neppure il campeggio), si litigano metaforicamente la stanza.

La ricerca di un rifugio per la notte, insomma, è cambiata nel tempo. E l'affitto, come negli anni Cinquanta del secolo breve, è tornato di moda. Soprattutto tra i proprietari di appartamenti dai due appartamenti in su. «La realtà è questa. - raccontano due giovanissimi agenti immobiliari, che hanno sostenuto a 23 e 24 anni un esame durissimo: Roberto e Lucrezia Veronesi dell'agenzia Perdoni di piazza delle Oche - Chi investe oggi ha paura di trovarsi la casa occupata a lungo. Per questo affittare a studenti o lavoratori è meglio. Sia da un punto di vista fiscale che di contratti».

Tradotto, vuol dire che il mercato delle locazioni funziona bene. Motivo? « Al di là delle questioni economiche c'è grande richiesta. Soprattutto per gli studenti che da Trento si spostano a Rovereto pur di trovare un posto ma anche per i tanti lavoratori precari che vengono qui. E parlo di professori piuttosto che di infermieri o di gente che ha un contratto a termine alla Meccatronica. Parliamo di lavoratori con specializzazione che prendono poco, vengono da fuori e non riescono a permettersi un appartamento».

La camera in affitto, insomma, è tornata di moda. E le vendite? «Vanno bene, specie perché i proprietari hanno capito il concetto di investimento. Purtroppo si vende a chi poi affitta. Le famiglie, in quote senso, sono assolutamente penalizzate. E poi c'è il centro storico di Rovereto che non attira più nessuno. Prima c'è stato il Covid e, come conseguenza il lockdown, e dunque la gente che compra casa cerca almeno un fazzoletto di terra. Poi ci sono i problemi del parcheggio e del risparmio energetico che hanno cambiato le abitudini. I costi dell'energia e i bonus del governo hanno spinto molti a rendersi conto del risparmio, in prospettiva, che ci può essere».

In futuro, tra l'altro, Rovereto aumenterà i residenti, almeno quelli transitori. «Non solo la città ma anche la periferia. In tanti stanno cercando una stanza e scendono a Rovereto. Non in centro però, perché non c'è niente. Infatti piazziamo bene in Desta Adige e ad Ala».

Affitti a parte, il mercato immobiliare come va? «Non ha mai subito un contraccolpo ma adesso si tende a vendere più in periferia che in centro». Il cuore urbano della città della Quercia, insomma, non è più attrattivo e questo a prescindere dai locali o dalla vita sociale. «Stiamo parlando di edifici vecchi, senza spazi esterni e senza posto macchina. L'animazione non c'entra, la gente preferisce andare dove è comoda».

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