Economia / L'allarme

Rincari dell'energia, impatto pesante per due aziende trentine su tre

Oltre il 65% delle aziende industriali trentine ha accusato rincari energetici superiori al 20%. Tra queste, il 30% accusa poi aumenti superiori del 40% rispetto allo scorso anno. Solo in parte l'aumento dei costi potrà essere trasferito al consumatore finale

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di Lorenzo Ciola

TRENTO. Oltre il 65% delle aziende industriali trentine ha accusato rincari energetici superiori al 20%.

Tra queste, il 30% accusa poi aumenti superiori del 40% rispetto allo scorso anno.

La previsione è che le stesse imprese siano destinate a perdere marginalità e, quindi, parte dei propri guadagni perché solo in parte l'aumento dei costi potrà essere trasferito al consumatore finale.

È quanto emerge da un'indagine di Confindustria Trento che ha coinvolto in una settimana circa 80 realtà del settore.

Da segnalare che quasi tre aziende su quattro tra quelle consultate sono considerate energy intensive, cioè con un peso dei costi energetici sul fatturato superiore al 2%.«Se vogliamo ampliare il discorso - ha precisato il direttore generale di Confindustria, Roberto Busato - possiamo dire che l'85% delle nostre aziende fa i conti con rincari di almeno il 10%».

Ma a preoccupare ulteriormente gli industriali sono le prospettive, perché il 60% delle aziende dichiara di aver ridotto i propri margini di guadagno sulla produzione e, il 17% dichiara anche che l'impatto in questo senso è stato molto pesante.

Le aziende, in questa situazione, hanno dato risposte in chiaroscuro. Innanzitutto, va detto che nessuno ha affermato di aver ridotto la produzione, almeno per il momento. Il 60% ha invece rivisto i propri listini, scaricando però solo in parte l'aumento dei prezzi delle commodities (letteralmente le merci, le materie prime).

Sempre il 60% ha precisato di aver investito nell'efficentamento energetico della produzione e dei consumi, un'impresa su tre ha considerato di associarsi ad un consorzio di acquisto e solo il 7% non ha in mente soluzioni.

Forse non tutte le aziende si erano preparate a questa situazione, considerato che grossomodo solo un iscritto su quattro a Confindustria aveva aderito in precedenza ad Assoenergia, il consorzio che permette di acquistare grandi quantitativi di energia sfruttando scontistiche migliori.

«Ora abbiamo tante nuove richieste di adesione», dice Busato.

E il motivo si spiega con i numeri. Un'azienda che consuma 300 mila kilowatt al mese ha visto salire da 46 mila a 106 mila euro la propria bolletta tra gennaio 2021 e gennaio 2022.

Con un consumo analogo, ai prezzi di Assoenergia l'incremento si riduce almeno al 45%. Questo perché, oltre alla scontistica, incide il fatto che i prezzi attuali sono stati trattati quando il prezzo dell'energia non era al momento di picco.

In questo quadro, appare complesso disegnare un futuro attendibile, anche se ormai il timore è che i rialzi non siano più temporanei ma strutturali.

Quello che è certo è che al momento le filiere produttive hanno funzionato da cuscinetto perché i costi delle commodities sulla produzione sono stati stimati in crescita del 45%, mentre, secondo le valutazioni di Confindustria, i prezzi dei beni di consumo sono saliti al momento del 5%- «In questa situazione - evidenzia Busato - i margini sono evidentemente sotto pressione perché non hanno scaricato ancora a valle della filiera i rincari di energia e materie prime».

Il rischio concreto è quindi che i veri rincari per i consumatori di beni durevoli debbano ancora arrivare.

E qui entra, come ulteriore problema, quello della competitività.

«Se applichiamo tutti gli aumenti di cui sono caricate le aziende, si va fuori mercato - sostiene il direttore generale di Confindustria - Teniamo presente, soprattutto per chi esporta, che ci sono realtà come gli Stati Uniti o alcune zone dell'Asia dove gli aumenti delle commodities o dell'energia non ci sono.

Per presidiare il mercato, quindi, qualcuno potrebbe scegliere di operare senza contare su margini».

Una scelta che potrebbe valere per il 2022, ma che poi sarebbe insostenibile.

Per fronteggiare questa prospettiva Confindustria, anche a livello nazionale, torna a chiedere uno sfruttamento dei giacimenti di gas nell'Adriatico e prezzi calmierati per l'energia a favore delle aziende che altrimenti rischierebbero di chiudere.

A livello locale, detto del centinaio di aziende già inserite in Assoenergia (che attualmente ha energia a 159 euro a Megawatt contro i 215 euro del mercato), si cerca la costituzione di qualche benefit. Come ulteriore misura, colloqui sono in corso con Dolomiti energia ed altri gestori, per poter acquistare quantitativi di energia in momenti di flessione dei prezzi o sfruttando la vendita per grossi stock e quindi con un certo tipo di scontistica.

Un altro fronte è quello di offrire alle aziende gli strumenti per capire come muoversi tra prezzi instabili e in rialzo di energia e materie prime.

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