Lavoro e coop, il Sait taglia 116 dipendenti Il presidente Fezzi: «Una scelta necessaria»

di Angelo Conte

Una scelta necessaria per mettere al sicuro il comparto del consumo e i dipendenti che rimarranno in Sait. La promessa di verificare la possibilità di sostenere, attraverso il sistema delle cooperative aderenti, i lavoratori che rimarranno a piedi. Il presidente della Federazione della cooperazione, Mauro Fezzi , da un lato difende la scelta del consorzio di avviare la procedura di licenziamento di 116 dipendenti, perché «occorre dare garanzie per la sostenibilità futura del consorzio e del comparto di consumo». Dall'altro spiega che la Cooperazione «cercherà di dare una qualche risposta a chi rimarrà a piedi». 

La decisione di Sait di avviare la procedura di mobilità per una parte importante dei propri collaboratori «è una scelta industriale dolorosa e sofferta, presa per salvaguardare il resto del personale ed efficientare il servizio alle Famiglie Cooperative in un mercato sempre più competitivo». Lo spiega la Federazione della cooperazione che interviene sulla scelta del consorzio. Secondo l'organizzazione di via Segantini «la sostenibilità economica del consorzio e il rilancio competitivo passa da una serie di iniziative che stanno già cominciando a dare frutti. Purtroppo, tra queste c'è anche la decisione di rinunciare ad una parte importante del proprio patrimonio più prezioso, il personale. Questo è il fatto» spiega l'organizzazione. 

In tale scenario Fezzi esprime da un lato la propria vicinanza agli amministratori che sono stati costretti a prendere iniziative impopolari come questa; dall'altro lato, «non si può girarsi dall'altra parte di fronte a tante famiglie che improvvisamente si vedono ridurre il proprio reddito, con la prospettiva di annullarlo se non si ricercano soluzioni occupazionali alternative». Sotto questo profilo anche la Federazione, insieme all'intero movimento cooperativo trentino, «è chiamata a svolgere un ruolo proattivo che vada al di là della doverosa solidarietà». Serve ora con urgenza - spiegano ancora da via Segantini - immaginare soluzioni per i lavoratori che possano integrare gli strumenti di politiche del lavoro dell'Agenzia del Lavoro.

«Per l'immediato - afferma Fezzi - occorrerà acquisire i profili professionali delle persone interessate per provare a contribuire al ricollocamento all'interno del sistema. Ogni posto di lavoro alternativo che sarà creato, vorrà dire garantire un futuro sereno ad una famiglia. Lavoreremo insieme alla Provincia per non lasciare sulla strada questi lavoratori. Un altro fronte possibile riguarda il sostegno a quei lavoratori che vogliano mettersi in gioco costituendo una nuova impresa, alla quale il sistema potrebbe offrire una serie di supporti sia in termini finanziari che di servizi. Sono due iniziative che cercheremo di mettere in campo con grande urgenza, certi di incontrare su questa strada l'appoggio di tutto il movimento. Più a medio e lungo termine, la Federazione ha avviato un progetto con l'Università per costruire strumenti innovativi che si affianchino a quelli pubblici per intervenire a supporto delle situazioni di difficoltà».

Anche il presidente del Sait, Renato Dalpalù , chiarisce come la scelta derivi dalla necessità di rendere sostenibili i conti del consorzio e evitare altri tagli. «Si tratta di una situazione strutturale cui serve dare una soluzione strutturale» spiega il presidente. Ovviamente se la situazione di mercato non dovesse migliorare in prospettiva potrebbero esserci anche altre riduzioni dei costi. Ma, a oggi, il taglio «che a nessuno di noi piace fare» sottolinea Dalpalù, dovrebbe garantire i lavoratori che resteranno. Per gli altri si sta lavorando ai criteri per scegliere chi sarà messo in mobilità e a un eventuale indennizzo di alcune migliaia di euro per sostenerne il reddito. «Ai sindacati dico: facciamo presto per ridurre la fase di incertezza per i lavoratori» conclude Dalpalù.

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