Politica / Il caso

"Gender" e scuola, bufera su Bisesti: molti chiedono le dimissioni dell'assessore provinciale

Continua l'onda di protesta, sia fra i partiti di opposizione sia in diverse associazioni, dopo la partecipazione all'incontro di Pro Vita sul contestato ddl Cia da parte del titolare dell'educazione nella giunta Fugatti

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L'ATTACCO La destra trentina: «A scuola no all’indottrinamento gender»
LEGGE L'assessore Bisesti con Pro Vita e la proposta Cia
CRITICO Zannini: «Vogliono impedire di parlare di identità sessuale a scuola»

di Matteo Lunelli

TRENTO. È bufera politica dopo la presentazione del Ddl "Libertà educativa". Tanti i motivi della discussione: sia la forma (con la presenza e la "benedizione" dell'assessore Mirko Bisesti) sia la sostanza (i contenuti della legge, visti come «una crociata oscurantista, illiberale, inquisitoria e anticostituzionale») non sono piaciute.

La politica, più che con i consiglieri Claudio Cia e Luca Guglielmi, se la prende con l'assessore: le minoranze stanno infatti elaborando un documento per chiedere le immediate dimissioni di Bisesti dal ruolo di assessore all'istruzione. Il primo firmatario è Paolo Zanella (Futura), ma insieme a lui ci sono Lucia Maestri, Luca Zeni e Alessio Manica (Pd), Paola Demagri e Michele Dallapiccola (Casa Autonomia), Lucia Coppola (Verdi) e Alex Marini (Movimento 5 stelle).

«Chi ha la responsabilità delle istituzioni scolastiche e formative - spiega Zanella - non può condividere i contenuti di una legge che limita la libertà d'insegnamento prevista dalla costituzione e l'autonomia delle scuole. È una crociata contro le esistenze di bambini e bambine, ragazzi e ragazze con varianza di genere. Un assessore alla cultura non può avallare le posizioni antiscientifiche e omotransfobiche di ProVita, contrarie a quanto sostengono le massime istituzioni scientifiche internazionali e gli indirizzi dell'Ue in tema di inclusione delle persone LGBT+. Il Trentino non è l'Ungheria di Orban o la Russia di Putin. Si è superato il limite. Per questo con le opposizioni chiediamo le dimissioni di Bisesti».

Mentre il vice presidente della Provincia di Bolzano e assessore Giuliano Vettorato (Lega), ieri ha ritirato la propria partecipazione al convegno di Pro vita "Si potrà dire ancora mamma e papà?" («Non voglio strumentalizzazioni», ha detto), in Trentino l'assessore della Lega viene contestato anche da Arcigay: «Chiediamo fermamente le dimissioni di Bisesti perché, sposando un Ddl palesemente incostituzionale, ha fallito nel suo ruolo istituzionale, garante di tutti i cittadini».

Il presidente Shamar Droghetti risponde a quanto dichiarato dai promotori del Ddl: «Dietro a parole come "libertà educativa" c'è la volontà di marginalizzare e discriminare: non esiste un modo unico per vivere la femminilità e la mascolinità, il mondo non è in bianco e nero e ci sono infiniti modi di esprimere la propria unicità. In conferenza stampa, il presidente di Pro Vita Antonio Brandi si è concesso a illazioni odiose, affermazioni che vanno contro qualunque certezza scientifica. Brandi ha anche invitato le persone transgender a rivolgersi a uno psichiatra. Un'affermazione assurda e pericolosa, al limite della denuncia. Voglio lanciare un messaggio a tutte le persone, giovani in primis, che possono essersi sentite attaccate dalle dichiarazioni di Pro Vita, Cia e Bisesti: Le nostre vite non hanno bisogno di permessi o autorizzazioni».

Sul caso trentino è intervenuto anche il segretario nazionale di Arcigay Gabriele Piazzoni: «È incredibile la leggerezza con cui chi rappresenta le istituzioni veicola messaggi d'odio e di disprezzo».

Nella foto di Alessio Coser, l'incontro di giovedì scorso dal titolo "Famiglia e scuola: alleanza per la libertà", promosso da Pro Vita per sostenere il ddl, presenti fra i relatori l'assessore all'istruzione Mirko Bisesti e i consiglieri provinciali Claudio e Luca Guglielmi.

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