Ambiente / L'allarme

Sulle Alpi ha nevicato troppo poco, scatta già l'allarme acqua per l'estate

Il Centro internazionale in monitoraggio ambientale esamina i dati di febbraio e spiega che è in peggioramento l'indicatore idrico basato sulle precipitazioni nevose: -53% sull'arco alpino, peggio sugli Appennini

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TRENTO. Un nuovo report pubblicato dalla fondazione Cima certifica una situazione critica sul fronte neve e dunque con riflessi prospettici per quanto riguarda l'approvvigionamento idrico. Nel proprio sito il Centro internazionale in monitoraggio ambientale ha infatti diffuso i dati relativi al mese di febbraio, spiegando che il deficit di Snow Water Equivalent nazionale è del -64%: i dati peggiori si registrano per gli Appennini, ma la situazione di scarsità di neve caratterizza tutta la penisola e sulle Alpi è paragonabile a quella dello scorso anno.

L'indicatore Snow Water Equivalent (SWE) rileva in sostanza l’acqua contenuta nella neve e consente di prevedere la quantità di riserva idrica poi disponibile con il disgelo in primavera e in estate.

Rispetto a dicembre 2023 e a gennaio 2024, rileva Cima, si registra un peggioramento: un mese fa lo SWE a livello nazionale registrava un deficit del -39%, comunque allarmante, mentre ora si tocca un pesante -64%.

Il tutto in un quadro meteorologico che è quasi primaverile in queste giornate di metà febbraio e dopo mesi con poche nevicate.

«Questa condizione - rileva infatti Cima - va fatta risalire al tempo mite e secco, soprattutto nella seconda metà di gennaio, che ha aggravato un deficit preesistente: secondo le nostre stime, hanno portato a una fusione anticipata dell’ordine di un miliardo di metri cubi di acqua in neve nella seconda metà di gennaio. Purtroppo, la scarsità di neve ha caratterizzato i nostri monti per tutti gli ultimi tre anni», osserva Francesco Avanzi, ricercatore dell’ambito Idrologia e Idraulica di fondazione Cima.

Sulle Alpi, spiega il ricercatore, il deficit complessivo è del -53%, molto simile a quello dello scorso anno in questo stesso periodo. «La neve alpina - spiega lo scienziato - è particolarmente importante per l’approvvigionamento idrico italiano, perché alimenta anche il bacino del Po. Bacino che, attualmente, registra un deficit di SWE del -63% rispetto agli ultimi 12 anni».

Lo scenario, dunque, lascia tutt'altro che tranquilli: la scarsità di neve, in un contesto di inquietanti cambiamentei climatici causati dall'inquinamento atmosferico, non è solo un problema per chi investe sul turismo delle piste da sci, ma si proietta sulla bella stagione in termini di siccità, con le relative consegvuenze già viste negli anni scorse in agricoltura.

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