Giustizia / Il caso

Morì cadendo in una forra: per Vinitha Nicolò fu un incidente, archiviato il procedimento per omicidio

Il corpo della 39enne fu rinvenuto il 29 settembre 2022 in un dirupo nei boschi tra Taio e Predaia, era stato aperto un fascicolo per omicidio volontario. Nelle scorse settimane il decreto finale del giudice Giua. La difesa del compagno: «Periodo difficile, ora si vuole lasciare tutto alle spalle»

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CASO Il corpo senza vita trovato in una forra sotto l’abitato di Ton
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di Francesca Cristoforetti

TRENTO. Fu una caduta accidentale. Questa la motivazione alla base dell'archiviazione del procedimento sulla morte di Vinitha Nicolò, la 39enne trovata senza vita in fondo a un dirupo nella forra del torrente Pongaiola fra i comuni di Ton e Predaia il 29 settembre 2022.

Il fascicolo, aperto per omicidio volontario più di un anno fa dalla procura del capoluogo, è stato chiuso nelle scorse settimane con la richiesta di archiviazione della pubblico ministero titolare dell'inchiesta, Maria Colpani, titolare dell'indagine. Un'istanza che ora è stata accolta dal giudice per le indagini preliminari Gianmarco Giua.

Un incidente fatale.
Nel decreto del gip sono state messe nero su bianco le motivazioni che hanno portato alla scelta dell'archiviazione, ripercorrendo tutta la vicenda e le indagini. E confermando perciò, senza aggiungere nuovi elementi, le valutazioni tecniche condotte. Un tragico incidente, fatale per la 39enne, originaria dello Sri Lanka, che da poco aveva trovato lavoro in un bar a Vervò. L'ipotesi più accreditata, quella più verosimile, è che la donna, dopo essersi addentrata nel bosco di notte sarebbe caduta accidentalmente. Vinitha Nicolò avrebbe cercato di tornare sul sentiero per cadere un'altra volta. Poi il vuoto improvviso sotto i suoi piedi. La 39enne sarebbe quindi morta sul colpo. Stando anche a quanto confermato dal giudice gli inquirenti avrebbero perciò battuto ogni pista possibile, senza escludere alcuno scenario.

Come emerge dagli atti, non ci sarebbero elementi che possano ricondurre al coinvolgimento di altre persone nel momento della tragedia. La procura aveva quindi effettuato una perizia cinematica, affidando all'ingegner Gonnella la ricostruzione della dinamica. Il cadavere era stato trovato infatti a 30 metri di distanza dal punto in cui sarebbe precipitata. Diversi i sopralluoghi condotti presso la forra per comprendere non solo in che modo si era verificata la caduta ma anche se le ferite erano compatibili. La stessa perizia avrebbe confermato perciò l'accidentalità dell'evento, complice anche la scarsa visibilità dovuta all'assenza di luce.

La difesa.
Nessun perito era stato nominato invece da parte della difesa del compagno Claudio Piras, rappresentato dall'avvocata Erica Vicentini. Non escludendo alcuna pista, erano stati controllati gli spostamenti dell'uomo, il quale fin da subito aveva dichiarato la propria estraneità ai fatti, mostrandosi collaborativo con le forze dell'ordine. La 39enne si sarebbe infatti allontanata dal bar dopo un momento di tensione tra i due. Ma nelle pagine del decreto non affiorerebbe la possibilità che Piras fosse presente sul luogo del dramma.

Stando agli atti l'uomo non si sarebbe potuto trovare lì in quel momento, considerando orari, tempistiche e spostamenti in auto registrati dagli inquirenti. «Per il signor Piras è stato un periodo molto duro e difficile - dichiara l'avvocata - anche per non aver potuto partecipare al funerale della compagna. Per lui c'è stata tanta sofferenza, ora vuole lasciarsi tutto alle spalle. Con grande fiducia, si è risolto tutto nella maniera più corretta. Su questo possiamo esprimere una profonda soddisfazione».

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