Allarme / Il caso

Il giallo della donna morta nella forra del Rio Pongaiola: indagini aperte, l’autopsia dovrà chiarire la causa del decesso

Vinitha Nicolò, 39 anni, risiedeva nel comune di Predaia: carabinieri e magistratura dovranno stabilire se si sia trattato di una disgrazia o se vi siano responsabilità di qualcun altro

CLES. E’ un vero e proprio giallo, il decesso di Vinitha Nicolò, una donna di 39 anni trovata giovedì pomeriggio nella forra del Rio Pongaiola, sotto l’abitato di Ton in bassa Val di Non. Sul caso è aperta un’inchiesta, che dovrà chiarire per cominciare le cause della morte. Solo l’autopsia, ordinata dalla magistratura, potrà dire se si è trattato di un tragico incidente o se ci sono eventuali responsabilità.

L’allarme era arrivato mercoledì sera con la richiesta d’aiuto ai carabinieri per cercarla. E poi, nel pomeriggio di ieri, il tragico ritrovamento del corpo. Del caso si stanno occupando i carabinieri della Compagnia di Cles. Al momento nulla può essere escluso perché le informazioni in mano a chi indaga sono ancora molto poche.

L’unica certezza è il decesso della donna bengalese, originaria della piana Rotaliana ma che risiedeva da tempo all’interno del comune di Predaia.

Mercoledì sera la richiesta di aiuto da parte dei genitori della donna: non riuscivano più a mettersi in contatto con la figlia e non era una cosa normale. Quindi la telefonata al 112 per dare l’allarme, per dare l’avvio alle ricerche. Che sono riprese ieri mattina e che hanno interessato il territorio del comune di Predaia e quelli limitrofi.

Alla ricerca della donna i vigili del fuoco volontari e anche i carabinieri. Nel pomeriggio la segnalazione che ha posto fine a tutte le verifiche. Un corpo era stata avvistato nella forra del torrente Pongaiola, il corso d’acqua che separa il Comune di Ton e quello di Predaia.

L’informazione era arrivata nel primo pomeriggio ed è stato chiesto l’intervento del soccorso alpino che ha le "squadre forre" del Soccorso Speleo e Fluviale, che sono preparate per gli interventi in questi luoghi particolarmente impervi.

Quando il corpo è stato recuperato, ogni speranza è venuta meno: era il corpo della 39enne. 

C’è da chiarire intanto che cosa ci facesse lì. Sopra la forra passa una strada che collega Dardine a Ton e quindi, allungando di circa un paio di chilometri, permette di raggiungere Castel Thun. Si tratta di una strada percorribile anche con la macchina (non d’inverno, quando il collegamento viene chiuso) ed è un percorso conosciuto da molti. La donna avrebbe quindi potuto percorrere la strada e quindi averla lasciata per guardare dall’alto la forra. Ed essere scivolata. Questa è una delle ipotesi sulle quali stanno lavorando gli investigatori che stanno facendo accertamenti ad ampio raggio. Non ci sono stati testimoni oculari della caduta della donna nella forra. 

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