Welfare / Politica

Assegno unico, finalmente una data certa: l’erogazione per 9mila famiglie avverrà il 15 febbraio

Con il bonifico della cosiddetta “quota A”, ci saranno anche gli arretrati per i 8.927 nuclei familiari. La mancanza di informazione all’utenza, la più fragile, s'è posto anche per MuoverSi, il servizio di mobilità per i disabili. La Provincia ha "tagliato", senza preavviso, i km individuali a disposizione

MINORANZE “Notizie preoccupanti su Assegno unico provinciale” 
ECONOMIA Inflazione, il calo non blocca l’impennata il costo della spesa

di Domenico Sartori

TRENTO. Finalmente, una data certa. Confermata: il 15 febbraio. Confermata, ma solo da giovedì pomeriggio, da un vocina telefonica pre registrata. Sarà la data del bonifico dell'assegno unico, la cosiddetta quota A, concepita come sostegno al reddito per il contrasto alla povertà. Con il bonifico, arriverà l'assegno (arretrati) di gennaio e quello di febbraio.

Lo aveva anticipato l'assessore Achille Spinelli, prima il 23 gennaio in risposta ad una interrogazione di Francesca Parolari, poi il giorno dopo davanti al Consiglio delle autonomie, quindi a margine dei lavori del consiglio provinciale. Una buona notizia, perché i numeri sono rilevanti: fin qui, hanno beneficiato della misura per il contrasto alla povertà 8.927 famiglie, per un esborso, a carico alla Provincia, di 21,18 milioni di euro ad integrazione del Reddito di cittadinanza.

La mancanza di informazione.
Il problema, vista la mole di telefonate che ancora inondano i Caf dei patronati, Apapi (Agenzia provinciale per l'assistenza e la previdenza integrativa) e pure il giornale, è che a nessuno delle migliaia di beneficiari, fino a giovedì pomeriggio, è stato detto di mettersi il cuore in pace e che il 15 febbraio riceveranno (finalmente) l'assegno. Che varia in base all'Icef, ma che è decisivo. C'è chi, telefonando al giornale, spiega che, mancandogli il beneficio, è costretto e farsi prestare i soldi dalla banca per pagare le bollette di luce e gas.

Chi telefonava all'Apapi, fino a ieri mattina, sentiva la stessa voce registrata in gennaio: «Il pagamento della quota A è sospeso fino ad approvazione della nuova norma provinciale». Punto. Inutile, inoltre, rivolgersi ai patronati. Sempre giovedì, dal Caf Acli, spiegavano: «Noi abbiamo persone che ci continuano a chiedere. Sollecitiamo la Provincia, ma non abbiamo certezze». Solo nel pomeriggio, dopo avere a nostra volta interpellato Apapi, la voce pre registrata è mutata: «Si aggiorna che la quota A per gli aventi diritto sarà erogata dal 15 febbraio».

La Provincia deve adeguare la disciplina dell'assegno unico dopo che, da luglio, il governo Meloni ha abolito il Reddito di cittadinanza sostituendolo con l'Assegno di inclusione (Adi). La modifica rilevante, che porta ad un allargamento della platea dei beneficiari, è quella relativa al requisito della residenza in Italia, sceso da 10 a 5 anni.

Va adeguato il sistema informatico gestionale. Il punto è che la giunta Fugatti solo l'8 gennaio ha approvato il disegno di legge di adeguamento alla norma nazione del 3 luglio. La conseguenza: blocco delle erogazioni. Con l'aggravante della mancata informazione che ha lasciato per settimane nel limbo dell'incertezza migliaia di famiglie. Nell'ultima seduta, la giunta ha inoltre modificato la disciplina di attuazione dell'assegno unico provinciale, stabilendo tra l'altro che, per il coordinamento con la nuova misura nazionale, in vigore dal 1° gennaio, «qualora la domanda di assegno unico venga presentata entro il 31 marzo 2024, la quota A decorre dal 1° gennaio 2024».

Nella sostanza, chi aveva presentato domanda per il periodo 1 luglio 2023-30 giugno 2024, il 15 febbraio in automatico riceverà il dovuto. I nuovi beneficiari dovranno invece aspettare che il Consiglio provinciale, entro marzo, approvi la legge di adeguamento all'Adi nazionale. Impossibile, spiegano all'Apapi, quantificare la nuova platea.

MuoverSi: km da recuperare.
Il problema dell'informazione all'utenza, la più fragile, s'è posto anche per MuoverSi, il servizio di mobilità per i disabili (ogni anno sono circa 900 i beneficiari). La Provincia, senza preavviso, ha "tagliato" i km individuali a disposizione. Per ragioni oggettive: è stato necessario adeguare il compenso ai vettori (da 2,10 a 2,75 euro a km) dal 1° gennaio. Ma nel bilancio tecnico approvato dopo le elezioni del 22 ottobre non c'erano le risorse. Quindi, intanto, la Provincia ha ridotto il numero dei km.

L'Adige ne ha scritto il 20 gennaio e il consigliere Claudio Cia ha posto la questione con una interrogazione cui ha risposto nel question time l'assessore alla salute Mario Tonina. «Prudenzialmente» ha detto in aula Tonina «sono stati ridotti i chilometri per gli utenti in attesa della variazione di bilancio nella quale saranno incrementate le disponibilità, le risorse necessarie ammontano a 300 mila euro».

L'assessore ha aggiunto che «in relazione a MuoverSi il 31 gennaio è stato attivato un tavolo di lavoro con le organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità per aggiornare e migliorare la disciplina approvato 20 anni». Tutto bene: si recuperano le risorse e si avvia un percorso per migliorare il servizio. Ma perché non comunicarlo per tempo all'utenza?

comments powered by Disqus