Assistenza / Anziani

Rsa piene: servono più badanti, famiglie tentate dal «nero» o dal trucco delle «ore in meno»

Le Acli trentine presentano il vademecum per il lavoro domestico: dall’analisi delle cifre, costante calo di contratti e anche di ore «regolari», ma si lavora nella «zona grigia»

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TRENTO. Un settore fondamentale per la società moderna, ma sul quale è necessario intervenire per contrastare il lavoro in nero. Le Acli trentine hanno presentato "Assistenti familiari", la guida ai diritti e agli obblighi dei datori di lavoro e dei lavoratori (ma soprattutto lavoratrici) di questo comparto, che segue le tre precedenti ovvero "Diventare genitori", "Tutelarsi da invalidità e disabilità" e "Eredità e successione".

«Vogliamo ribadire come il lavoro di cura sia strategico per lo sviluppo della nostra comunità - ha spiegato il presidente dell'associazione Luca Oliver - Il vademecum informativo che abbiamo realizzato orienterà lavoratrici e famiglie rispetto a tante questioni, in una società che oggi ha bisogno di essere accompagnata alla luce dei tanti cambiamenti. L'assistenza deve andare al di là dei bisogni materiali».

Il volume si compone di tre parti: nella prima vengono esposte alcune informazioni utili sul mondo del lavoro domestico e sulle sue regole; nella seconda viene trattato il tema della contrattazione e dei suoi passaggi; nell'ultima invece le Acli sottolineano il loro ruolo di sostegno per seguire le lavoratrici nella costruzione di un rapporto di lavoro trasparente e legale.

Proprio la legalità però è stata al centro del dibattito durante la presentazione del libretto. I dati dell'Osservatorio Inps riferiti al 2022 infatti hanno evidenziato un calo di lavoratori nel comparto di circa 76 mila unità (cioè l'8%) ma, soprattutto, il fatto che molti dei contratti di lavoro stipulati attestano il rapporto tra le 20 e le 25 ore.

La maggior parte degli addetti dunque lavora nella cosiddetta "zona grigia": solo una parte di ciò che fanno viene effettivamente dichiarata, mentre le restanti ore vengono pagate in nero. «Tra le cause, c'è anche il rincaro dei costi che per una famiglia, nel 2023, ha fatto aumentare le spese delle badanti per persone non autosufficienti di circa 110 euro medi, senza un'adeguata contromisura "politica" in aiuto alle famiglie stesse» ha spiegato Simone Bellezza, responsabile del servizio Gestione lavoro domestico del Patronato Acli nazionale.

E non è la prima volta che il settore registra "attività anomala": «Nel 2020, dopo il Decreto Rilancio, abbiamo avuto un "boom" di regolarizzazioni fittizie di tantissimi uomini, in un settore composto all'86% da donne» ha aggiunto Bellezza.

Altri numeri sono importanti per capire il quadro generale: dall'aumento dell'età media delle lavoratrici - passata da 40 anni a 51 solo negli ultimi 3 anni ed ora gli occupati under 45 rappresentano il 30,2% del totale, quando dieci anni fa erano il 49,7% - fino alla provenienza di queste ultime: per il 35,4% (316.817) dall'est Europa, mentre il 30,5% dall'Italia (272.583).

In Trentino Alto Adige nel 2021 i lavoratori domestici erano 13.705: per il 65% badanti, per l'88,7% donne e per il 72,8% stranieri.

Nello stesso anno, la spesa media per famiglia è stata di 9mila euro annui, ora scesa a 7mila euro, per un totale di oltre 120 milioni di euro tra retribuzioni, contributi e Tfr, ovvero lo 0,7% del valore aggiunto regionale. Visto che il costo di una badante a tempo pieno in regola si aggira sui 18mila euro l'anno, il rischio che il lavoro in nero stia dilagando è più che concreto.

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