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Bypass ferroviario fuori dal Pnrr, ma chi lo paga? Il Trentino ha perso un miliardo, nessuna certezza sui finanziamenti

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di Domenico Sartori

TRENTO. Il Trentino ha perso 930 milioni di risorse del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) per il bypass ferroviario di Rfi, e non ha ancora certezze - salvo le rassicurazioni del ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini - sulla fonte alternativa di finanziamento, che dovrebbe essere il fondo che il governo affida alla stessa Rfi con accordo di programma rivisto di anno in anno. Massima incertezza, però, per tutta la partita dei fondi del Pnrr.

Un chiarimento era atteso dall'incontro dei presidenti delle Regioni e delle Province autonome (o dai loro delegati) con la cabina di regia, convocata e presieduta dal ministro per gli affari europei, il sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, alla presenza del ministro per gli affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli.

All'incontro, per la Provincia di Trento, hanno partecipato l'assessore allo sviluppo economico Achille Spinelli, delegato dal presidente Fugatti, e le dirigenti generali Luisa Tretter (affari finanziari) e Nicoletta Clauser (unità di missione strategica pianificazione europea e Pnrr). L'esito dell'incontro lascia però l'amaro in bocca, quanto a concretezza.

Il ministro Fitto ha invitato le Regioni a costruire insieme il provvedimento che andrà a regolare la riforma della politica di coesione, inserita come milestone all'interno del "nuovo" Pnrr condiviso a Bruxelles.

La riforma prevede una nuova disciplina normativa per definire gli interventi prioritari in alcuni settori strategici: infrastrutture, prevenzione rischio idrogeologico e tutela dell'ambiente, mobilità sostenibile, energia, risorse idriche, rifiuti e sostegno alle imprese nella transizione verde e digitale. Fitto ha annunciato nuovi decreti attuativi ad inizio 2024 ed un tavolo tecnico di lavoro entro l'anno.Da Bruxelles, lo scorso 24 novembre, è arrivato l'ok al "nuovo" Pnrr.

La Commissione ha espresso una valutazione positiva sul piano che ammonta ora a 194,4 miliardi di euro (122,6 miliardi in prestiti e 71,8 in sovvenzioni) e comprende 66 riforme, sette in più rispetto al piano originario, e 150 investimenti.Nel "nuovo" Piano, per la Missione 3 "Infrastrutture per una mobilità sostenibile", rimangono due grandi opere: l'alta velocità ferroviaria Brescia-Verona-Padova da 4,47 miliardi e la "Liguria-Alpi", il cosiddetto Terzo Valico, da 4,26 miliardi. Sparito invece, come detto, il budget di 930 milioni di euro per la circonvallazione ferroviaria di Trento.

La ratifica del "nuovo" Pnrr, a Bruxelles, è attesa per il 12 dicembre. Si tratta di capire cosa sia rimasto dentro e cosa sia stato stralciato. La preoccupazione è alta anche tra le parti sociali. Ad esempio, la Cgil denuncia per la Missione 6 (salute) il ridimensionamento della sanità territoriale ( da 400 a 307 ospedali di comunità, da 1.350 a 1.036 case di comunità), i tagli ai fondi per il dissesto idrogeologico e per gli asili nido (da 264 mila a 150 mila posti) e via lamentando.

Regioni e Province si aspettavano dal ministro un documento esplicativo, dati certi. Niente di tutto questo. Non sono chiari due aspetti, posto che le opere piccole e grandi già in appalto non possono essere fermate, com'è il caso della realizzazione del nuovo hub intermodale dell'ex Sit a Trento, finanziato con 20 milioni di euro e con le ruspe già in azione: quali opere sono rimaste fuori dal "nuovo" Pnrr, se e come saranno altrimenti finanziate. Per lo meno fino a quando la Commissione europea non validerà il "nuovo" Piano, tutti gli interrogativi sono legittimi.

Per il Trentino, il quadro è quello riassunto nelle tavole aggiornate del Pnrr pubblicate della Provincia. Il Pnrr avrebbe dovuto garantire 1,68 miliardi di interventi messi a terra in Trentino. Venuti meno i 930 milioni per il bypass di Rfi, restano 750 milioni di euro: 161,11 milioni per digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo, 205,72 per la rivoluzione verde e la transizione ecologica, 170,65 per istruzione e ricerca, 94,76 per coesione e inclusione, 118,77 per la salute.

Tutto il quadro è in movimento: sono circa 2 mila progetti da realizzare. Nei giorni scorsi, ad esempio, un decreto del Mur (ministero università e ricerca) ha assicurato 2,6 milioni di euro ulteriori, da sommare ai 3 per le borse di studio già inseriti nel Pnrr originario. Ma finché il decreto non sarà "bollinato" dalla Corte dei conti, non vi sono certezze. Occorre attendere gennaio. Quando, forse, ci sarà un punto fermo su tutto il "nuovo" Pnrr.

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