Violenza / La sentenza

Maltratta moglie e il figlio: condannato a due anni e otto mesi in tribunale a Trento

L’uomo non esitava nei momenti d'ira, quando era in auto con la famiglia, a far scendere moglie e figlio e costringerli a proseguire a piedi. Oppure chiudeva in una stanza al buio il piccolo, quando a suo modo di vedere non si comportava secondo il proprio volere

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TRENTO. Aveva maturato nei confronti della moglie una possessività inaccettabile e tra convinzioni di subire tradimenti e smania di controllare l'intera vita della coniuge, aveva finito per coinvolgere nei suoi comportamenti violenti anche uno dei figli, un bambino di appena tre anni che era costretto a subire vessazioni e punizioni oltremodo pesanti.

Non esitava nei momenti d'ira, quando era in auto con la famiglia, a far scendere moglie e figlio e costringerli a proseguire a piedi. Oppure chiudeva in una stanza al buio il piccolo, quando a suo modo di vedere non si comportava secondo il proprio volere. I comportamenti inaccettabili dell'uomo, un trentenne residente in Trentino, erano proseguiti anche dopo la fine della relazione con la moglie, sua coetanea.

I due si erano separati, ma l'uomo voleva continuare ad esercitare forme di controllo sull'ex compagna, cercando di introdursi nella sua nuova abitazione. La vicenda si è conclusa nei giorni scorsi con la condanna del trentenne, in tribunale a Trento, a una pena di due anni e otto mesi, più severa di quanto aveva richiesto il pubblico ministero, due anni e due mesi.

A sancire - se mai ve ne fosse stato bisogno - la gravità dei comportamenti dell'uomo, è stata anche la valutazione della somma da corrispondere alla vittima, difesa dall'avvocato Nicola Zilio: la richiesta della parte civile era stata fissata in quattromila euro, mentre l'uomo ne dovrà versare seimila.

Il comportamento opprimente dell'uomo, che era in grado di scagliarsi contro la moglie anche per dettagli insignificanti, come l'assenza dell'olio in tavola al momento del pranzo, aveva iniziato a far meditare la moglie di lasciarlo, ma la goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stata il ritrovamento da parte della donna, sotto la scocca della sua vettura, di uno smartphone che il marito aveva assicurato all'auto per poterne monitorare gli spostamenti.

Già nel 2019 la donna si era rivolta alle forze dell'ordine per segnalare la situazione ma la cosa non aveva avuto seguito. Nei mesi scorsi invece, la vicenda era finita in tribunale, dove ora si è conclusa. L'uomo è stato condannato con le accuse di maltrattamento aggravato dalla presenza di minori.

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