Tribunale / Diritti

Costringe la figlia al matrimonio combinato con il cugino: padre pakistano a processo

L’uomo, di 48 anni, è accusato di maltrattamenti, violenza sessuale nei confronti della moglie, di aver indotto con l’inganno una delle figlie a sposarsi. Aveva organizzato le nozze e minacciato la ragazza di morte qualora non le avesse obbedito, le diceva che avrebbe ucciso lei e la madre 

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di Marica Vigano'

TRENTO. Lo hanno descritto come un "padre-padrone". Una definizione che è fin troppo gentile per quell'uomo violento, per quel marito e genitore che, con la mente annebbiata dall'alcol e talvolta dalla droga, non perdeva occasione per alzare le mani contro la moglie, contro le due figlie maggiori accusate di vestire troppo all'occidentale e contro i figli che intervenivano per difenderle.

Un uomo che senza remore chiamava le ragazze "figlie di..." e le insultava con parole irripetibili, si faceva consegnare loro i cellulari per tenerle sotto controllo. E le ha minacciate di morte: ha costretto una delle figlie a sposare un cugino in Pakistan con l'avvertimento che se non avesse ubbidito all'ordine sarebbe stata uccisa assieme alla sorella ed alla madre.

Nato in Pakistan 48 anni fa, in Italia da circa vent'anni (i suoi fratelli vivono in Alto Adige), l'uomo è finito a processo per maltrattamenti in famiglia, per violenza sessuale nei confronti della moglie (la costringeva a subìre rapporti sessuali non consensuali), per aver costretto una delle figlie a sposarsi, inducendola con l'inganno ad andare in Pakistan. Evidentemente non sono bastati tutti gli anni trascorsi in Italia a cambiare la sua testa, a fargli comprendere che ci sono usi e costumi atavici - soprattutto se ledono la libertà delle persone come il matrimonio combinato - che non sono replicabili, che costituiscono reato.

Non ha capito che non sono i jeans a rendere una ragazza meno seria, che non è dall'abbigliamento "occidentale" che si può mettere in discussione la moralità di una donna e soprattutto che tra persone civili si dialoga e non si menano le mani. Il pakistano con le figlie era intransigente e non ammetteva repliche. Basti pensare che solo grazie ad un cellulare tenuto nascosto le ragazze hanno potuto chiedere aiuto ai carabinieri per l'ennesimo episodio, avvenuto a fine febbraio 2022, l'ultimo di una lunga serie di violenze, con le botte alla consorte, i calci e pugni sulla testa e sulla schiena ogni volta che era ubriaco, gli schiaffi ai figli.

Già nel 2019 l'uomo era stato raggiunto da un ammonimento orale del questore. Dunque erano gli ultimi giorni di febbraio dello scorso anno e la moglie e le figlie erano appena tornate dal Pakistan, dopo il matrimonio combinato. C'è un video di quella cerimonia in cui emerge chiaramente la tristezza negli occhi della giovane. Il padre aveva organizzato tutto di nascosto, con la complicità dei parenti. In occasione di un viaggio in Pakistan della moglie per far visita alla propria famiglia di origine, l'uomo aveva preso i biglietti dell'aereo anche per le figlie, mentre lui era rimasto in Trentino con i figli maschi.

Quando la madre e le ragazze arrivarono a destinazione appresero che tutto era già pronto: una delle giovani sarebbe andata in sposa ad un cugino. Al rifiuto della sventurata, il genitore al telefono non aveva usato mezzi termini: aveva detto che se non si fosse sposata avrebbe detto ad un parente di uccidere lei, la sorella e la madre, o di portare via i passaporti, in modo che non potessero più far rientro in Italia. Ed è così che la ragazza ha dovuto acconsentire all'unione.

Al rientro all'aeroporto di Malpensa, qualche giorno dopo, ad attendere la moglie e le figlie c'era l'uomo che si è fatto consegnare subito i cellulari. Quando la famiglia è giunta a casa, in Trentino, è iniziata l'ennesima lite. Una delle figlie è riuscita a chiamare i carabinieri. La violenza dell'uomo si è palesata anche davanti agli stessi militari: ha sferrato uno schiaffo alla ragazza, poi, alterato dall'alcol e in preda ad una crisi di nervi, si è lanciato dal balcone.

Un volo di circa quattro metri, a seguito del quale era stato ricoverato in ospedale con prognosi di 30 giorni per la frattura ad una gamba. Il giudice per le indagini preliminari ha disposto il giudizio immediato dell'uomo, che nel procedimento è difeso dall'avvocato Enrico Marinelli. Si sono costituiti parte civile la moglie ed i figli, compresa la ragazza costretta alle nozze; ad assisterli è l'avvocato Giuliano Valer. L'udienza è stata rinviata. 

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