Sanità / L'iniziativa

Più telemedicina per ridurre le liste d'attesa: specialisti collegati con i medici di famiglia

I pazienti riceveranno un primo consulto nell'ambulatorio anziché essere inviati in pronto soccorso o ricevere una ricetta con Rao per una visita che potrebbe essere fissata anche lontano dal luogo di residenza. La novità scatterà dal 1° febbraio con una sperimentazione che coinvolgerà dieci medici di medicina generale sparsi sul territorio. Dal primo marzo, poi, il progetto sarà allargato a tutti

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TRENTO. Grazie all'accordo firmato dai sindacati dei medici di medicina generale con l'Azienda sanitaria il rapporto tra specialisti ospedalieri e medici di medicina generale sarà decisamente più stretto e, se tutto funzionerà come programmato, a beneficiarne saranno soprattutto i pazienti. I quali, anziché essere invitati in pronto soccorso o ricevere una ricetta con Rao A per una visita che potrebbe essere fissata anche lontano dal luogo dove vivono, riceveranno un primo consulto nell'ambulatorio del proprio medico che contatterà direttamente lo specialista ospedaliero.

Questo, collegato in video, valuterà se, attraverso un canale preferenziale il paziente deve essere portato con urgenza in ospedale oppure se, con una adeguata terapia, può tranquillamente essere gestito dal medico di famiglia.

«Partiremo il 1° febbraio con una sperimentazione che coinvolgerà dieci medici di medicina generale sparsi sul territorio. Dal primo marzo, poi, il progetto sarà allargato a tutti i medici di medicina generale», spiega Nicola Paoli, dallo Smi (sindacato medici italiani) che ha firmato l'accordo con l'Azienda sanitaria insieme a Valerio Di Giannantonio (Fimmg) e Roberto Adami (Snami).

Le prime prove di un possibile collegamento diretto tra ospedale e territorio si erano già avute durante la pandemia Covid quando era preferibile non accedere ai reparti. Ai medici di famiglia erano stati forniti dei numeri di telefono ai quali, in determinate fasce orarie, potevano chiamare gli specialisti e avere un loro parere per situazioni che consideravano urgenti. Ora, grazie all'impulso della telemedicina e ai soldi forniti dal Pnrr, questo progetto sarà ampliato. Inizialmente gli specialisti coinvolti saranno pneumologi, dermatologi e cardiologi, ma con il tempo potrebbero aggiungersene altri.

L'obiettivo è ridurre i tempi d'attesa che per alcune specialità, anche per le urgenze, sforano i 3 giorni previsti per i Rao A nonché gli accessi al pronto soccorso. In questo modo, infatti, grazie al consulto, i medici invieranno direttamente in reparto solo i pazienti che - secondo lo specialista - hanno reale bisogno. In queste settimane i tecnici informatici sono al lavoro per garantire i collegamenti necessari affinché i sistemi ospedalieri e quelli dei medici di famiglia siano in grado di "comunicare" tra di loro.

Nel progetto, inoltre, è prevista anche l'implementazione del fascicolo sanitario elettronico in modo che il personale del pronto soccorso, quando un paziente arriva, abbia già un quadro preciso delle terapie che sta seguendo, soprattutto per quanto riguarda i pazienti cronici.Tra i cinque progetti firmati nell'accordo c'è poi anche il potenziamento delle cure palliative. In Trentino, nel 2021, sono state circa 25 mila le visite domiciliari effettuate dall'assistenza domiciliare integrata per pazienti oncologici adulti o pediatrici o per altre gravi patologie invalidanti.

Il numero di questi pazienti è in crescita e anche i loro bisogni. Hanno bisogno di un monitoraggio continuo e le famiglie necessitano di un collegamento diretto per gestire anche le piccole urgenze che quotidianamente si presentano. Per questo, anche a livello nazionale, è stato predisposto un piano per aumentare operatori e competenze.

Nei mesi scorsi 26, tra medici di medicina generali, medici di continuità assistenziale, pediatri e medici delle Rsa, hanno frequentato una formazione specifica che consentirà loro di diventare a loro volta docenti per gli altri medici del territorio. In questo modo medici palliativisti e infermieri del territorio che già da anni operano sul territorio trentino avranno un valido supporto in più per soddisfare i bisogni di questi pazienti e delle loro famiglie e soprattutto per garantire assistenza ovunque.

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