Politica / Sanità

Sanità trentina, alta tensione in Consiglio provinciale. Segnana non indietreggia, l’opposizione insorge

La minoranza chiede un tavolo di confronto allargato e maggiore trasparenza sui tempi d’attesa. L’assessora provinciale alla Salute va avanti per la sua strada e dice: “Non è vero che tutti scappano dalla sanità trentina”

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TRENTO. Sanità trentina, è sempre alta tensione tra la maggioranza e l’opposizione. La minoranza provinciale si è vista bocciare oggi, mercoledì 26 ottobre, in Consiglio una risoluzione che mirava a impegnare la Giunta ad aprirsi all’ascolto con un tavolo permanente sulla sanità, con sindacato, ordini e associazione dei malati. Si chiedeva poi trasparenza pubblicando i tempi di attesa in tempo reale e reparto per reparto.  

L’assessora Stefania Segnana ha risposto spiegando così il motivo della sua contrarietà alla risoluzione: “C’è già il Consiglio provinciale sanitario che nel 2021 è stato convocato due volte e lo sarà di nuovo entro il 2022 (anno in cui, cioè, nonostante tutti i problemi nel mondo della sanità trentina, non è mai stata convocato, NDR)”. Aprire un tavolo permanente sarebbe un doppione”. 

A ruota libera ci sono stati molti interventi sul problema della sanità

Cavada della Lega ha ricordato i casi di professionisti che hanno scelto l’Alto Adige ma poi se ne sono pentiti. Indispensabile la rete dei medici di base e le Case di comunità. Insomma, la Giunta, per Cavada, è sulla strada giusta e molto ha fatto prima di tutto con la Scuola di medicina il cui ingresso dovrebbe essere libero.

Marini: la comunicazione prevale sulla sostanza

Il primo a prendere la parola è stato Alex Marini (5 Stelle) il quale ha affermato che anche di fronte ai problemi della sanità prevalgono le logiche della comunicazione. Si cerca di far percepire che si sta facendo qualcosa, invece di elaborare politiche che guardino alle prossime generazioni e a nuovi modelli sanitari e socio – assistenziali.

Paolo Zanella (Futura) ha affermato che le critiche vengono da sindacati, ordini e organizzazione dei malati ancor prima delle opposizioni. Si dovrebbe spiegare, ha aggiunto, perché siamo passati dal primo al quinto posto e acquisire la consapevolezza che i problemi vanno affrontanti aprendo il dialogo, dando vita a un tavolo della sanità. C’è immobilità della Giunta e dell’Apss di fronte al divario netto dei tempi d’attesa tra la libera professione e il regime pubblico, quando invece andrebbe sospesa per garantire almeno i Rao.

Lucia Coppola (Europa Verde) ha auspicato che, anche se non è semplice, andrebbe cercato un percorso condiviso che semplificherebbe anche la via del governo provinciale. Quindi, il tavolo di confronto va aperto e gli va data continuità.

Paola Demagri, ha sottolineato che nessuno ha dato parere positivo alla riorganizzazione dell’Apss. Eppure, l’assessora non si è fermata. Il metodo con il quale è stata varata questa riorganizzazione e stato quello dell’imposizione e questo ha contribuito a creare ulteriore malessere nel mondo della sanità. Metodo che si è visto anche nella gestione del Covid. La risposta della Giunta è sempre la stessa: siamo autosufficienti.

Luca Guglielmi (Lista Fassa) sull’ex casa cantoniera di Pozza da utilizzare per ospitare personale sanitario ha detto che il progetto non si è fermato per colpa dell’assessore, ma perché c’è la richiesta, proveniente dalle amministrazioni locali, di utilizzare la struttura per scuola.

Ugo Rossi ha negato di avere l’obiettivo di addossare colpe a qualcuno. Il tema della carenza di lavoratori è comune a molti settori anche se in campo sanitario impatta più duramente. Ma se manca personale ci sono due sistemi per risolvere il problema: il primo offrendo migliori condizioni di lavoro e su questo la Giunta non ha fatto nulla; l’altro è andare a prendere le persone dove ci sono. In Italia arrivano persone formate, anche se con un colore della pelle diversa dalla nostra. Certo, è dura da accettare per chi in campagna elettorale ha detto che non ci sarebbero stati più i volontari di colore nelle case di riposo. Una frase da “pulizia etnica”, ha concluso.

Cia: manca il personale, ma si pensa al grande ospedale di Cavalese

Claudio Cia (FdI) ha ricordato che alle difficoltà vecchie si sono aggiunte quelle causate dal Covid. Il problema della carenza di personale è nazionale, ha aggiunto, vero che siamo una terra autonoma ma non è facile affrontare un tema così vasto. I ritardi nelle prestazioni sanitarie, anche essenziali, non sono certo una novità, ma nuove sono le difficoltà del personale testimoniate dalle 100 mila giornate di assenza per malattia nel 2021: una media di un mese per ogni infermiere.

La cartina al tornasole del fatto che il personale non ce la fa. Sempre nel 2021, ha ricordato Cia, l’Azienda ha pagato 5 milioni di euro di straordinari. Il personale si dimette per il peso dei turni; perché ci sono ambienti “tossici”, basti ricordare le vicende di ginecologia esplose dopo che si era cercato per lungo tempo di minimizzare. Cia ha parlato poi dell’ospedale di Cavalese: noi, ha detto, siamo in crisi di personale e pensiamo a cittadelle della salute il cui costo è passato in pochi mesi da 120 milioni a 280 milioni di euro. E questo mentre​ non siamo in grado di far funzionare nemmeno gli ambulatori dell’attuale ospedale di Fiemme nel quale abbiamo addirittura ridotto i posti letto. Quindi, prima di tutto va affrontato il problema dei problemi: il personale e la sua dignità.

Dalzocchio: i problemi c’erano anche con le Giunte precedenti

Mara Dalzocchio della Lega ha detto che queste richieste di informative nel merito interessano poco alla minoranza che le usa invece come arma di attacco. Ma l’opposizione, ha detto ancora, dovrebbe guardare alla situazione della sanità quand’era al governo invece di dire che la Giunta attuale non ha fatto nulla. Basti pensare la Scuola di medicina realizzata in un solo anno, uno strumento fondamentale per risolvere i problemi attuali e per guardare al futuro, visto che le carenze attuale derivano dalla mancata programmazione.

Problemi gravi emergevano già 15 anni fa come dimostrano le interrogazioni che riguardavano ospedali come quello di Rovereto e casi di ritardo nelle prestazioni specialistiche. Sul presunto eccesso di decessi per Covid in Trentino, la capogruppo Lega ha ricordato che i dati vennero rivisti al ribasso e comunque la Pat ha dovuto seguire le scelte del governo.

 

Degasperi: la Giunta ha prestato attenzione solo a garantire la libera professione dei medici

Filippo Degasperi (Onda) ha ricordato che il centrodestra ha governato l’Italia per una ventina d’anni e ha sempre programmato accessi a medicina in numero abbondantemente insufficienti. Di fatto i partiti hanno attentato alla salute degli italiani creando un sistema che abbassa la quaità perché non c’è più concorrenza e le Aziende sanitaria devono assumere chi trovano. Tra l’altro creando un sistema di censo, perché chi ha i soldi e non riesce ad entrare a medicina può andare all’estero. La Giunta ha approvato sei mesi fa un nuovo regolamento dell’Apss che è rimasto tutto sulla carta.

Si sono fatte solo nomine, ma non c’è un’idea sulla medicina territoriale, sulle Case di comunità. Anche le sospensioni per il Covid non sono state rilevanti, basti pensare che solo 7 medici sono stati sospesi per il no al vaccino. Sulla crisi della radiodiagnostica Degasperi ha ricordato che tra i 4 medici dimissionari, tre hanno scelto di andarsene per motivi ben diversi da quelli riferiti dall’assessora. Quindi, non si tratta di fatti fisiologici. Del resto, ha aggiunto, l’attrattività del Trentino non esiste e i medici vengono qui per fare un’esperienza e ripartire. I

l consigliere di Onda ha ricordato inoltre il caso di ginecologia sul quale l’assessorato ha sempre mantenuto il silenzio e ha aggiunto che ci sono stati vertici della sanità che dopo lunghe serie di errori sono stati promossi o confermati; direttori che sul caso di ginecologia, invece di intervenire, scrivevano che gli obiettivi del reparto erano stati raggiunti. Molta attenzione invece è stata riservata alla libera professione al punto che ci sono medici che guadagnano più da liberi professionisti che da ospedalieri. Un modo, inoltre, per fare concorrenza scorretta , usando gli strumenti degli ospedali, a chi fa davvero la libera professione.

Segnana: non è vero che tutti scappano dalla sanità trentina

Segnana ha affermato il fuggi fuggi dalla sanità non è certo colpa sua, visto che non c’è un’assessora Segnana in ogni regione italiana. Sull’ascolto degli operatori sanitari, ha ricordato che si continuano a fare incontri negli ospedali e con gli amministratori locali per capire i problemi e trovare soluzioni. Ci sono rapporti continui con gli Ordini, la Consulta della salute e l’Apss ha messo in campo un gruppo di lavoro per capire le motivazioni delle dimissioni di medici e infermieri.

L’assessore ha poi ricordato che non tutti scappano dalla sanità trentina, anzi ci sono molti arrivi e comunque non si può dimenticare che il movimento dei medici è anche causata dallo sblocco dei concorsi a livello nazionale. La sanità trentina, ha aggiunto sempre rispondendo alle critiche della minoranza, non dirotta fuori provincia i pazienti per interventi chirurgici e il piano di recupero dei tempi d’attesa è stato presentato al ministero.

Un problema, questo dei tempi, reale, sul quale però ha pesato e pesa tantissimo la pandemia. Secondo Stefania Segnana i temi vanno affrontati con chiarezza, tenendo presente che per i Rao A e B le prestazioni sono garantite.

 

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