Truffato albergatore della val di Sole: "dirottate" le caparre delle prenotazioni

La truffa era semplice, quanto dolorosa per l'albergatore della valle di Sole che l'ha subita: l'imputato, addetto alle prenotazioni, dirottava le caparre versate dai clienti direttamente sul proprio conto.

In questo modo un cinquantenne pugliese avrebbe scavato un "buco" nei conti di un hotel della Val di Sole e avrebbe prosciugato i risparmi di un'aspirante gestrice di hotel.

Due vicende diverse - approdate insieme a processo con il medesimo imputato difeso dall'avvocato Paolo Chiariello - in cui le vittime avrebbero peccato di eccessiva fiducia.

Lunedì scorso, l'uomo, accusato di truffa e appropriazione indebita («limitatamente a 23 occasioni» si precisa in sentenza), è stato condannato dal giudice Elena Farhat a 2 anni 3 mesi e 20 giorni di reclusione.

Ai due albergatori - costituiti parte civile con gli avvocati Marcello Paiar e Ivano Fazio - il giudice ha riconosciuto nel complesso poco meno di 50 mila euro di risarcimento danni.

La vicenda merita di essere raccontata se non altro perché sia da monito per gli albergatori che di questi tempi già navigano in acque molto agitate.

Il primo episodio contestato risale all'autunno 2016. L'odierno imputato si presentò presso un albergo della valle di Sole in risposta ad un annuncio pubblicato sul sito Subito.it per la ricerca di personale. L'uomo sosteneva di essere un direttore d'albergo con vasta esperienza e di essere disposto a collaborare anche nella gestione dell'albergo. A conferma di questo bagaglio di esperienze il direttore invitava l'albergatore solandro a visitare i suo profilo su Linkedin.

Sul sito figuravano infatti precedenti esperienze lavorative nel settore alberghiero in Italia e all'estero. Credenziali che però non vennero verificate dal proprietario dell'albergo. Iniziò invece una stabile collaborazione con il nuovo venuto a cui furono affidati compiti di gestione, receptionist e direzione della struttura. Il proprietario dell'albergo, che attraversava un momento di gravi problemi familiari, delegò di fatto l'intera gestione al nuovo direttore.

Questi qualche mese dopo si offrì di acquistare la struttura. La trattativa però non si concluse mai perché l'acquirente o presunto tale tergiversava. Anzi nel marzo 2018 il rapporto tra proprietario dell'hotel e gestore si concluse. Le sorprese, però, non erano finite. I proprietario si accorse ben presto che c'era una falla nella contabilità. Secondo l'accusa, l'imputato avrebbe dirottato i bonifici fatti da alcuni clienti sulla propria Poste Pay. Nel capo di imputazione si contesta una somma di 37.000 euro ma il giudice in sentenza ha riconosciuto un danno di 9.500 euro.

Il secondo capo di imputazione è relativo ad un "affare", mai andato in porto, sempre nel settore alberghiero. Stando all'accusa, l'imputato approfittando del rapporto di amicizia che aveva con la presunta vittima del raggiro, avrebbe prospettato alla donna la possibilità di subentrare insieme nella gestione di due hotel in località di prestigio, a Madonna di Campiglio e in Sardegna. La donna, decisa ad iniziare una nuova attività lavorativa nel settore turistico, avrebbe fatto avere a colui che considerava socio e amico, considerevoli caparre (due bonifici da 8.000 euro, uno da 3.300 e infine un pagamento di 9.650 euro). La donna si insospettì solo nel dicembre del 2016 «non avendo più avuto riscontro alle promesse ricevute - si legge sul capo di imputazione - né avendo ottenuto la restituzione di quanto corrisposto».

La difesa nel corso del processo ha contestato la sussistenza di elementi di rilievo penale. I giudice, però, ha condannato l'imputato pur non riconoscendo due aggravanti tra cui la recidiva specifica.

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