Le mense di asili e materne rifornite da aziende venete

Solo due dei sei lotti della gara europea organizzata dal Comune di Trento sono stati assegnati. I "locali" tagliati fuori dalle nuove regole sui criteri ambientali minimi

di Franco Gottardi

I prodotti alimentari generici, freschi e secchi, e i latticini arriveranno dalla Brio spa di Zevio (Verona); i prodotti ortofrutticoli freschi verranno forniti dalla Carlevari srl di Torreglia (Padova). E i trentini per ora stanno a guardare.

L'appalto per la fornitura triennale di prodotti alimentari nei nidi d'infanzia comunali, al centro Genitori bambini e nelle scuole d'infanzia di Trento segnano per il momento una Caporetto del made in Trentino. Dei sei lotti in cui è stato suddiviso in prima istanza ne sono stati assegnati solamente due mentre gli altri quattro, quelli per carni fresche e refrigerate, verdure e pesce surgelati e gelato, pesce fresco, pane e pasta per pizza, sono andati deserti.

La cosa paradossale è che a mettere fuori gioco le aziende locali sarebbero proprio i criteri ambientali minimi previsti dal Decreto ministeriale del 25 luglio 2011 introdotti per garantire salubrità e basso impatto ambientale. Insomma, altro che chilometro zero. Negli ultimi cinque anni gran parte della fornitura di generi alimentari per le mense veniva garantita dalla Morelli Giuseppe srl di Pergine Valsugana, che stavolta è rimasta tagliata fuori. 

«Il fatto è che c'è l'ambizione di migliorare le percentuali di alimenti biologici, di prestare maggior attenzione ai mezzi di trasporto delle merci e al ciclo produttivo e anche il mercato deve adeguarsi e ripensarsi» spiega Valter Mazzuccotelli, dirigente dei Servizi per l'infanzia del Comune. A complicare ulteriormente la situazione poi sarebbe stata l'entità della gara d'appalto, un valore totale per i sei lotti di 3.182.895 euro che hanno costretto a organizzare un bando europeo, cosa che forse ha finito per «distrarre» i fornitori locali, abituati a seguire il mercato elettronico provinciale. 

Il mezzo flop della gara europea ha costretto il Comune a prorogare per qualche mese il contratto di fornitura precedente, scaduto a fine luglio, per avere il tempo di organizzare nuove gare e firmare i contratti. La gara successiva per i quattro lotti rimanenti, organizzata come prevede la legge con il meccanismo dell'offerta economicamente più vantaggiosa, ha permesso di procedere con inviti e offerte sul mercato elettronico ed ha coinvolto maggiormente le aziende locali. Ma che ci sia qualcosa che non va lo suggerisce l'esito delle proposte di fornitura di pane e pasta per pizza: su 14 aziende trentine invitate solo una ha presentato un'offerta. Per altri due lotti, relativi a pesce e surgelati, è in corso l'operazione di assegnazione e non si conosce ancora il nome dei vincitori mentre la gara per carne fresca e prosciutto è andata ancora una volta deserta.

Una situazione che preoccupa l'assessore comunale all'istruzione Chiara Maule e che agita il mondo delle aziende trentine. «Mi risulta che tante non partecipino più a queste gare perché vengono inseriti prodotti e tipologie non reperibili sul territorio» spiega Sergio Paoli, direttore della cooperativa Latte Trento. «Credo - aggiunge - che sia aberrante mettere tutti questi vincoli che finiscono per scoraggiare la partecipazione: non credo proprio che un prodotto che viene da fuori sia più buono o salubre di uno fatto qui in Trentino».

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