De Pretis: «Giovani e lavoro al centro degli sforzi»

La priorità per il 2014 sono i giovani e il lavoro. La rettrice Daria de Pretis indica le linee su cui occorrerà concentrare le energie per quest'anno. E, in questa intervista, spiega cosa l'Università potrà fare e mettere in campo per cercare di aiutare il Trentino a centrare l'obiettivo

di Angelo Conte

de pretis universitàLa priorità per il 2014 sono i giovani e il lavoro. La rettrice Daria de Pretis indica le linee su cui occorrerà concentrare le energie per quest'anno. E, in questa intervista, spiega cosa l'Università potrà fare e mettere in campo per cercare di aiutare il Trentino a centrare l'obiettivo.
 

Professoressa de Pretis, quale ritiene siano le priorità per quest'anno?
Il lavoro e il lavoro dei giovani in particolare. E l'università si impegnerà nel collegamento tra imprese e studio per cercare di favorire il dialogo tra chi studia e il mercato del lavoro. Nei corsi di studio puntiamo a formare persone che siano più adeguate alle esigenze delle imprese.
 

Ma quali sono gli strumenti da attivare per sostenere l'occupazione di chi esce dall'università?
Bacchette magiche non ci sono e neppure è possibile immaginare prima cosa vorrà il mercato del lavoro. Il nostro compito è quello di far sì che gli studenti che si laureano siano capaci di cogliere le opportunità che hanno in azienda e di adattarsi ai cambiamenti.
 

Si parla molto di far fare agli studenti esperienze di lavoro durante lo studio. In che direzione andrete?
Dobbiamo puntare molto sugli stage e tirocini e su questo stiamo lavorando e contiamo così di far conoscere agli studenti le esigenze del mondo produttivo. Questo vale nel mondo della meccatronica e delle professioni, ma anche in altri settori per far capire cosa succede nelle aziende e nelle attività produttive. Per questo pensiamo a un potenziamento delle esperienze nelle aziende per rendere stage e tirocini più veri e forti, ovvero coerenti con quanto si studia e in modo tale che gli studenti siano valorizzati.
 

In questo senso chiedete uno sforzo alle aziende?
Le imprese vanno sensibilizzate, non si può chiedere che facciano stage senza sapere cosa le aspetta. Io penso poi che sia un segno di maturità degli imprenditori e di chi ospita degli studenti pensare che da una persona giovane possano venire degli stimoli importanti per l'attività.
 

Dalla Provincia si attende delle scelte per sostenere l'occupazione giovanile?
Sono molto fiduciosa perché le parole del presidente della Provincia Ugo Rossi all'atto del suo insediamento sono state di non formale attenzione ai giovani. Mi aspetto altrettanta attenzione per loro in tutte le iniziative legislative.
 

La ricerca può diventare un volano per creare occupazione tra i giovani e non solo?
La ricerca prodotta dall'Università è stata premiata da una agenzia indipendente e ha punte di grande eccellenza. Da questa attività arriva l'innovazione che produce, in prospettiva, posti di lavoro. Rispetto ai centri che si occupano di ricerca, poi, occorre che ci sia un coordinamento tra di essi, perché non si può più pensare di andare in ordine sparso. Sono poi poco convinta nel distinguere tra ricerca pura e applicata; la ricerca è una sola e comporta ricchezza.
 

In che settori economici crede che la ricerca universitaria possa incidere maggiormente?
Ci sono settori in cui l'aggancio con la realtà produttiva è immediato, come ingegneria industriale. Nelle società complesse, però, sarebbe ingenuo ridursi al sapere scientifico, perché c'è sempre più bisogno di conoscenze in campo sociologico e giuridico per superare i conflitti e fissare nuove regole. Il sapere è tanto più forte quanto più è interdisciplinare.
 

Sul piano della didattica, invece, crede che si debba cambiare qualcosa?
Sul piano della didattica i numeri delle immatricolazioni ci premiano a differenza delle altre università italiane. Ma certo, il confronto con l'Italia non ci deve bastare. Dobbiamo guardare alle migliori esperienze europee e internazionali e cercare di imitarle.
 

Viste le risorse in calo, si può pensare a una cooperazione più stretta con Bolzano e Innsbruck per sviluppare l'ateneo?
La collaborazione con le università dell'Euregio dà la possibilità di presentarsi con maggiore efficacia a livello internazionale. Ci siamo detti con Bolzano e Innsbruck che  l'obiettivo minimo è di raccordare le tre università e il massimo è quello di puntare su progetti comuni a livello europeo.


Per poter operare in un contesto favorevole, cultura e istruzione universitaria vanno supportate anche dalla popolazione trentina. A che punto si è secondo lei?
Sono convinta che la Comunità trentina ha maturato l'idea che l'Università è una ricchezza e che produce indotto diretto, con gli studenti e le loro esigenze, e indiretto. L'ateneo produce infatti una ricchezza a medio e lungo termine ovvero la formazione delle persone che produce capitale umano e arricchisce la società. I trentini sono ben consapevoli di questo.

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