Veneto / Il delitto

Il femminicidio di Sara Buratin nel Padovano: l'ex si è ucciso lanciandosi nel fiume con il furgone

La tragedia a Bovolenta: la donna di 41 anni è stata colpita dall'uomo con una ventina di coltellate nel cortile nel cortile di casa della madre, dove era tornata a vivere insieme alla figlia

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VENEZIA. È stata scritta la parola fine sul femminicidio di Sara Buratin, la 41enne uccisa con una ventina di coltellate nella casa della mamma, martedì scorso, a Bovolenta (Padova). Il suo compagno, Alberto Pittarello, principale indiziato dell'omicidio, si è ucciso, lanciandosi con il suo furgoncino Nissan nel fiume Bacchiglione, a Ca' Molin, poco lontano da dove era avvenuto il massacro della donna. Il corpo è stato recuperato ieri pmeriggio dai vigilil del fuoco.

L'automezzo si era inabissato in un punto dove l'argine è privo di guardrail, senza nessun ostacolo tra la strada e il fiume. La piena del Bacchiglione, con il pericolo dei detriti trasportati dalla corrente, aveva impedito ai sommozzatori di andare oltre l'individuazione del furgone, a 7-8 metri di profondità.

C'era però la certezza che si trattasse del Nissan di Pittarello; i carabinieri lo aveva stabilito grazie al confronto di alcuni pezzi di carrozzeria rimasti sull'erba. Il dubbio era un altro: in assenza del corpo, e senza segnalazioni che collocassero l'uomo altrove dopo la giornata di martedì 27 febbraio, c'era chi aveva anche pensato ad una messinscena, una fuga disperata del 39enne dopo aver fatto finire in acqua il furgone ed aver abbandonato il cellulare, spento, sull'argine. Nessuno tuttavia lo cercava da altre parti.

I carabinieri del nucleo operativo di Padova, guidati dal colonnello Gaetano la Rocca, con le prove raccolte, erano ragionevolmente convinti che Pittarello si fosse suicidato.

Ieri pomeriggio tutte queste domande hanno avuto una risposta: il compagno di Sara si era tolto la vita, finendo con il proprio furgone da lavoro nel Bacchigglione.

Il corpo, verso le 16, è stato portato in superficie dai sommozzatori, e poco più tardi, in obitorio, c'è stato il riconoscimento da parte dei familiari. Un fascicolo giudiziario, quello per omicidio aperto dal pm Sergio Dini, destinato ad essere chiuso, per morte del reo. Dai primi accertamenti, non sarebbero state riscontare ferite sul cadavere, e l'ipotesi più accreditata è che l'uomo sia deceduto per annegamento. Sarà comunque l'autopsia a chiarire la causa della morte.

Intanto si scava nella vita di Sara e Alberto, per capire cosa può aver fatto scattare il piano omicida dell'uomo. I due erano in crisi, da una decina di giorni la donna, insieme alla figlia, era tornata ad abitare nella casa della mamma, sempre a Bovolenta.

Lei lavorava come assistente di sedia in uno studio dentistico; martedì era il suo giorno di riposo. E proprio martedì, particolare che fa pensare alla premeditazione, Alberto aveva preso un giorno di ferie. Con la scusa di portare col furgone uno scooter come regalo per la figlia, si era presentato nella casa della mamma di Sara, che aveva chiamato poco prima al telefono.

La donna era intanto uscita per fare alcune commissioni. Alberto si è trovato quindi a tu per tu con Sara: l'agguato è scattato nel cortile sul retro, dove c'è una rimessa: mentre la moglie lo accompagnava verso il garage - è la ricostruzione - l'uomo avrebbe estratto un coltello da escursionismo, avventandosi sulla moglie, di spalle, colpendola con due fendenti fatali alla base del collo, ed infierendo con la lama molte altre volte sulla schiena.

"Sara stava da me da qualche giorno - ha raccontato poi la mamma, Mariagrazia - aveva lasciato il compagno ma io non li aveva mai visti lirigare".

È stata proprio la mamma, rientrando a casa, a trovare la figlia a terra, piena di sangue. Ha provato anche a rianimarla, praticandole il massaggio cardiaco, ma è stato inutile. Poi è stata colta da un malore. (ANSA)

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