Jobs act: il Pd litiga e rischia la scissione

Nessun margine di trattativa: Matteo Renzi tiene il punto sul Jobs act. «La delega sul lavoro alla Camera non cambierà rispetto al Senato», la riforma del lavoro è blindata e avverte, se qualcuno del Pd non dovesse votare la fiducia: «Facciano pure, se lo fanno per ragioni identitarie», ma «se mettono in pericolo la stabilità del governo o lo fanno cadere» allora «le cose naturalmente cambiano». Il premier è netto anche sul rapporto con la leader Cgil Susanna Camusso, non è «questione di feeling» ma di «diversa idea del Paese»

l'Adige

Salario minimo e ferie solidali Ecco cosa cambierà

Dalle modifiche sull’articolo 18 per i neoassunti agli sgravi per le assunzioni a tempo indeterminato, a partire proprio da quelle nuove con contratto a tutele crescenti, fino allo sfoltimento delle forme contrattuali con l’abolizione di quelle più «precarizzanti» come i co.co.pro. Sono i punti essenziali e le novità del Jobs act, dopo il maxi-emendamento presentato dal governo su cui è stata posta la fiducia, e illustrate anche dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nell’intervento al Senato

Lavoro, Renzi sfida i sindacati: «Io guido da solo»

«Ora tocca a me guidare e nessuno pretenda di mettere blocchi perché da venti anni siamo nella palude". Matteo Renzi accelera sul Jobs act, sfida minoranza Pd e sindacati, e si prepara a chiedere la fiducia. Il Consiglio dei ministri autorizza l'uso dello strumento per accelerare e blindare con un maxiemendamento (sostitutivo del testo di legge) la riforma al Senato, cioè le norme guida cui poi dovrano seguire singoli provvedimenti specifici. Oggi i fugaci incontri con le parti sociali, per i sindacati (molto critica la Cgil) un'udienza di un'ora dalle 8 alle 9 del mattino, poi entreranno gli industriali che peraltro sostengono la linea del governo