Covid / Il caso

"Al Nuraghe", il Consiglio di Stato boccia il bar di Borgo no-Vax

La titolare del locale “ribelle” si era opposta alla chiusura per le restrizioni imposte dalla pandemia. Di fronte agli agenti della polizia locale, Monica Cadau ha spesso esibito articoli di legge per dimostrare il fatto che era regolare tenere aperto
 

BORGO. Appello respinto e conferma della sentenza emessa nell'inverno del 2022 dal Tribunale regionale di giustizia amministrativa di Trento. È quanto deciso, nelle scorse settimane, dalla Terza Sezione del Consiglio di Stato di Roma che così si è espresso in merito al ricorso presentato dalla signora Monica Cadau, già titolare dell'esercizio pubblico "Bar al Nuraghe" di Borgo, contro la decisione del Tar che il 15 marzo dello scorso anno "aveva disposto - come si legge nella sentenza - la revoca del titolo abilitante all'esercizio dell'attività commerciale nonché, tra gli altri, il provvedimento emesso dall'Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli di revoca del patentino tabacchi.

Il contestato provvedimento tutorio è stato adottato perché - come si legge nell'ordinanza gravata - a causa di una serie di condotte, poste in essere nell'esercizio commerciale, di comportamenti, consistenti in una consapevole e dichiarata inosservanza della normativa relativa alla prevenzione del contagio da Covid-19, ha dato origine ad una situazione di perturbamento della sicurezza pubblica riguardante il pubblico esercizio in oggetto, anche mediante l'inottemperanza alle norme vigenti sia di carattere penale che amministrativo».

In più occasioni, durante l'emergenza sanitaria, Monica Cadau aveva preso posizione per difendere le proprie idee e convinzioni portando avanti una battaglia che l'ha vista esporsi in prima persona fino alla decisione di revoca del titolo abilitante all'esercizio dell'attività commerciale e la chiusura, anche fisica, del bar in via Giamaolle. Dopo una prima richiesta di annullamento del provvedimento respinta il 10 novembre 2022 dal Tar di Trento, è stato proposto un appello al Consiglio di Stato articolato su 5 motivi.

E, come in passato, anche in questo caso, si sono costituite in questo grado di giudizio, tramite l'Avvocatura Generale dello Stato di Roma, tutte le amministrazioni coinvolte: comune di Borgo, Ministero dell'Interno, dell'Economia e delle Finanze, Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri. Con il Consiglio di Stato che ha deciso di non accogliere nessuna delle tesi dell'appellante rappresentata e difesa dall'avvocato Alessandro Fusillo.

La camera di consiglio ha respinto l'appello presentato della signora Cadau «con conseguente conferma della sentenza impugnata, condannando la parte appellante - si legge nella sentenza - alla rifusione delle spese di giudizio a favore delle amministrazioni appellate».

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