Miniere di Vignola Falesina, museo di passioni

di Luisa Pizzini

[[{"type":"media","view_mode":"media_large","fid":"467886","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"480","width":"312"}}]]C’è un piccolo museo a Vignola Falesina, realizzato con tanta passione. È il museo delle miniere «alternativo» come lo definiscono gli stessi fondatori, un gruppo di amici che nel 2006 aveva creato un’associazione culturale e sportiva (Filò) per poter condividere interessi diversi, tra cui quello per i minerali, trascorrendo del tempo insieme. Dall’incontro di queste persone con il gruppo speleologico mineralogico di Pergine è nata l’idea di allestire il museo delle miniere di Vignola, che ora è possibile visitare tutti i sabato e le domeniche tra le 11 e le 17, offrendo ai visitatori «uno spiraglio di storia mineraria» di questa zona. Il museo ha sede negli spazi del ristorante tipico Stube Valzurg, a sei chilometri da Pergine, l’ingresso è gratuito ed è possibile essere accompagnati nella visita. Oltre trecento visitatori ci sono stati dall’agosto dell’anno scorso, quand’è stato inaugurato ufficialmente.

«Dedichiamo questo museo a tutti i minatori che nelle viscere della loro terra hanno trovato il semplice sostentamento al caro prezzo della salute ed in qualche caso anche della morte», si legge sul sito del museo (www.stubevalzurg.it) quando si accede. Un pensiero rivolto al passato, che ben s’intona con lo spirito dell’iniziativa che è quello di far conoscere e valorizzare la storia del monte Orno, «dove affiorano le rocce più antiche della regione, le filladi del basamento alpino». Negli spazi del museo si trovano minerali, attrezzature e foto che narrano la storia della montagna più antica del Trentino, il monte Orno appunto. Come si legge nelle note che descrivono la nascita del museo, le prime tracce della lavorazione dei minerali in questi luoghi risale alla preistoria, con i forni fusori di calcopirite. Qui le miniere vennero chiuse negli anni Sessanta ma i collezionisti arrivano da tutt’Italia alla ricerca di minerali unici per dimensioni eccezionali e per la loro rarità. Il più importante è certamente la fluorite, che in questo posto è presente in molte diverse varietà di colori e dimensioni.

Dietro a tutto ciò ci sono Diego Oss Pegorar, con Mauro e Gabriele Stulzer che sono riusciti a ricostruire una miniera artificiale arredata per mettere in mostra i pezzi più belli. Ma la particolarità di questo luogo sta anche nel fatto che il museo è uno spazio sempre a disposizione dei collezionisti: ogni due mesi infatti si cambia l’allestimento dando spazio alle collezioni degli appassionati. Anche per dare un motivo in più ai visitatori per ritornare.

Per i prossimi 2 mesi sarà possibile ammirare la nuova collezione di minerali provenienti da Vignola, dalla Val dei  Mocheni e dall’Alto Adige esposta da Mariano Zortea, originario di Zivignago.

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