Civezzano, dopo Natale l'addio all'hotel Posta

di Umberto Caldonazzi

Quando un'attività - nata, vissuta e cresciuta in ambito familiare, grazie ad impegno, competenza e passione - chiude i battenti, rappresenta sempre momento di tristezza. E pure una perdita per la comunità. Se poi, a cessare il servizio è una struttura storica quale il ristorante Posta di Civezzano che ha superato il secolo di vita ed è rimasto l'unico riferimento in paese per quel segmento di ristorazione apprezzata e alla portata di tutte le tasche, allora il rammarico diviene ancora maggiore.

A darne l'annuncio, suo malgrado, è Luigino Magnago , l'attuale titolare, con emozione che traspare dagli occhi lucidi. Palpebre che a fatica trattengono le lacrime della commozione. «La decisione di chiudere il ristorante è stata tanto ponderata quanto difficile. Ma inevitabile, anche perché la regressione economica ha ampliato l'eco pure sulla nostra attività. E, non si riesce più a far fronte alle mille incombenze». Oltretutto, appaiono lontani i tempi delle cinquecento pizze sfornate nelle serate di fine settimana.

Fino all'ultimo, Luigino Magnago ha cercato di resistere. Ma non poteva pretendere in un così forte impegno da parte delle figlie. Quindi, ristorante e pizzeria (125 posti in sala più altri 50 in giardino) spegneranno mestamente le luci con i pranzi per le festività natalizie e di fine anno. E, altro problema certamente non trascurabile, i 6 dipendenti dovranno scrutare altri lidi alla ricerca di nuove occupazioni.

Il titolare sfoglia l'album di famiglia e libera la mente ai tanti ricordi. Dalla prima apertura, nel 1908, con la piccola trattoria «Alla Posta», nome preso dall'attività di portalettere (postino) del proprietario Giulio Magnago che, a dirigere la locanda aveva posto la moglie Fausta Lazzeri. E, prima ancora, i Magnago avevano gestito il bar Enal del dopolavoro operaio.

È la storia di quello che per tutti è diventato il «Magnago» - infatti, Giulio Magnago era la scritta che campeggiava sulla facciata - alla morte di nonna Fausta (nel 1954) le redini sono passate ai genitori di Luigino, e segnatamente a mamma Valeria Faifer. Papà Dario se n'è andato nel 1985 e mamma Valeria nel 2003. Frattanto, nel 1987 erano terminate le opere di ristrutturazione e ampliamento all'albergo-ristorante «al Magnago» di via Roma, con la nuova società dei fratelli Sandro e Luigino a rilevarne la gestione familiare, con l'aiuto delle sorelle Flavia e Gianna. Fino agli anni ?60, la zia Palmina (sorella di papà Dario) gestiva anche l'adiacente negozio di alimentari, poi rilevato dalla Famiglia cooperativa.

«In questo momento vorrei tanto avere ancora quarant'anni. Invece, ne posso contare cinquanta di soli contributi» confida Luigino Magnago, pensionato, classe ?48, pure con passato di artigiano nell'edilizia. Del «Posta» è stato unico gestore dal 2002, con il nipote Andrea - già dipendente - (figlio del fratello Sandro) che ha trovato fortuna con la sua Officina Gambrinus di via Brennero a Trento.

Luigino ora manterrà aperto il bar (accanto alla rivendita di giornali, pane, tabacchi e generi misti, gestita da una figlia) e proseguirà l'attività di affittacamere. Anche perché sta ospitando diciassette studenti dell'istituto de Carneri con sede a Civezzano. E, anche grande parte delle sue coltivazioni di vite che in questi anni producono 60 quintali di nero (40 Rebo e 20 misto) e 20 quintali di Muller Thurgau da servire a tavola, andranno verso una fine segnata.
Il ristorante-pizzeria «Posta» diverrà un altro tassello di quelle imprenditorie emergenti della ristorazione Asiatica o del Sol Levante? Quello che appare certo è la disponibilità di Magnago a ragionare su qualsiasi soluzione. Sia ad affittare come a cedere definitivamente l'attività.

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