Valle dei Laghi / Il caso

Nuovo terremoto nel mondo vinicolo, la Cantina Toblino perde il direttore: De Biasi ha dato le dimissioni

Acque agitate a Sarche, dopo la vicenda dei due enologi licenziati e reintegrati dal giudice, dopo il cambio di governance, ora l’addio che è arrivato a sorpresa e senza motivazioni. Il presidente del gigante da 16 milioni di fatturato cerca di tenere saldi il cda e i seicento soci. In zona si sente parlare di un clima pesante, con un consiglio di amministrazione diviso e litigioso

CAVIT In pandemia vola il fatturato: il giro d'affari sale a 271 milioni

VALLE DEI LAGHI. Un gigante senza testa, un gigante da 16 milioni di euro (questo il fatturato dell'ultima stagione). Senza testa perché da lunedì non ha più un direttore. Carlo De Biasi ha inviato una Pec, un'email certificata, al consiglio di amministrazione per dire addio. Addio alla Cantina Toblino, una realtà vitivinicola che conta 600 soci e coltiva direttamente 40 ettari di terreno (in primis Nosiola, Chardonnay, TrentoDoc e Vin Santo).

Per il mondo agricolo la Cantina è il fiore all'occhiello della Valle dei Laghi (ma il prodotto viene conferito anche da viticoltori delle Giudicarie). In questi giorni il gigante sembra avere piedi di argilla e non basterà il cemento che si produce nel vicino stabilimento del Gruppo Heidelberg (croce del Biodistretto della valle, del turismo enogastronomico e quindi della stessa Cantina, da quando è stata annunciata la riaccensione dei forni) a fortificarlo. Il vertice cade e la base è in difficoltà.

Le dimissioni di De Biasi arrivano in un momento delicato. Il bilancio è in salute, ma pochi giorni fa il presidente Federico Sommadossi ha inviato una lettera ai soci facendo presente che «con l'uscita dalla pandemia Covid e l'inizio della guerra in Ucraina, la situazione economica internazionale ha imboccato la strada dei rincari e dell'incertezza generale. Tutti noi ci siamo accorti che rispetto solo a dodici mesi fa i costi per le nostre aziende sono cresciuti in maniera impressionante. È all'interno di questo scenario che abbiamo deciso di impostare un'attenta analisi dei costi della cantina e delle nostre controllate al fine di avere, nel prossimo futuro, un attento ed oculato uso delle risorse».

E qui si inseriscono le dimissioni di De Biasi. Nessuno conosce la ragioni o, meglio, nessuno parla. Lunedì pomeriggio Sommadossi, contattato da l'Adige, ha detto di non saperne niente e che il direttore era in ferie. «Dovevo confrontarmi con il consiglio di amministrazione» spiega il giorno dopo. E adesso le voci si rincorrono. De Biasi è un professionista e, realisticamente, non se ne va per fare un salto nel vuoto. Il suo curriculum è più che spendibile dentro (si parla di un avvicinamento a Casa Ferrari) e fuori dai confini della provincia di Trento.

Si dice che malumori ce n'erano da tempo: quando è stato arruolato come guida della cantina, che ha sede nella piana di Sarche, con sé ha portato suoi uomini fidati. Ci sarebbero stati attriti. E poi c'è la questione, mai del tutto risolta dei due licenziamenti contestati: era febbraio quando Bruno Lutterotti e Oscar Zanlucchi si dimisero dalla carica di presidente e vice; una vicenda trascinatasi per due anni quella relativa al licenziamento dei due enologi Marco Pederzolli e Lorenzo Tomazzoli (le cui ragioni sono state premiate dalla giustizia in tribunale).

Clima pesante, si dice in valle, con un consiglio di amministrazione diviso e litigioso. Sui social c'è chi, conoscendo il mondo enologico trentino, nota che questo episodio indebolisce la cantina e la sua autonomia, mettendola in riga rispetto alle direttive di Ravina. Ipotesi che il presidente della Toblino Sommadossi si rifiuta di commentare: «Ragionamenti fantasiosi. Dico solo che noi siamo soci Cavit e i rapporti sono ottimi».

E il direttore dimissionario cosa dice? Carlo De Biasi ieri era irraggiungibile, introvabile. Da lunedì nel mondo che gravita attorno alla Cantina Toblino non si parla che di lui, del fatto che avrebbe semplicemente dato notizia del suo addio. Difficile credere però che i quindici componenti del cda non lo abbiano tempestato di telefonate ovunque lui fosse. Come detto, ieri abbiamo parlato con il presidente Sommadossi, che ribadisce di non sapere: «Il motivo del suo addio? Non lo posso sapere. Se dicessi qualcosa, le mie sarebbero solo ipotesi, illazioni. Aspettiamo l'8 agosto, giorno del suo ritorno».

È in arrivo una seduta infuocata del cda. Per martedì 9 è poi in programma il primo degli incontri con i soci, per definire le strategie per i prossimi anni. La cantina azzoppata cercherà di rimettersi in piedi.

«Io vi risponderei molto volentieri sulle motivazioni - continua Sommadossi - ma non posso fare valutazioni o disegnare scenari, non adesso».

La posizione di De Biasi era a tempo indeterminato. Era entrato in servizio nel 2016: dottore in agronomia, un passato con il gruppo Zonin, che è una garanzia per chi opera nella produzione vinicola. Il fatto è che ora la Cantina Toblino, pur sana, pur senza debiti, si trova in uno stato di debolezza, senza testa, si diceva. Anche se, a guardar bene, il vertice è tricefalo e le altre due teste, quella del presidente Federico Sommadossi e quella del vice Paolo Ronnie Valenti, ora devono trovare una soluzione per bonificare la situazione all'interno del cda e dare una lucidata all'immagine di una delle realtà economiche più importanti del Trentino.

comments powered by Disqus