Economia / Il bilancio

Cavit, in pandemia vola il fatturato: il giro d'affari sale a 271 milioni

L'assemblea approva il rendiconto, utili per cinque milioni. Libera resta presidente, confermato l'intero cda

di Chiara Zomer

RIVA DEL GARDA. L'assemblea Cavit, ieri al centro congressi di Riva, è passata liscia come il lago lì vicino, ieri senza troppe increspature.

D'altronde il bilancio che il presidente Lorenzo Libera e il direttore generale Enrico Zanoni hanno portato al vaglio dei soci era di quelli che non generavano pensieri.

Aumenta l'utile, cresce il fatturato, migliora l'esposizione finanziaria. Il Covid non è stato senza conseguenze, ha complicato procedure e chiuso mercati, la Brexit si è fatta sentire a sua volta.

Ma Cavit non ne è stata penalizzata, grazie a due aspetti: la tenuta - anzi l'espansione del mercato statunitense - e la diversificazione, di prodotti, mercati e canali di distribuzione. Che ha fatto sì, banalizzando un po', che l'improvvisa fragilità del circuito horeca sia stata più che bilanciata dalla grande distribuzione.

«Diciamo che il sistema Cavit ha dimostrato di funzionare anche nell'emergenza» osserva Zanoni.

Il liquidato ai soci resta un mistero - non viene ufficializzato per politica aziendale - ma i vertici del consorzio di secondo livello assicurano che «i soci sono assolutamente soddisfatti».

Dev'essere vero: il Cda è stato confermato in toto. A partire dal presidente Libera.I dati di bilancio.

Partendo dai numeri, il presidente ne riassume il valore chiarendo che «pur in una situazione difficile, l'intera filiera, noi e le 11 cantine, siamo riusciti a cogliere obiettivi importanti. Possiamo presentare dati in controtendenza».

In un anno in cui il mercato mondiale del vino ha vissuto una flessione generale del 3%, Cavit - che sull'export costruisce buona parte del fatturato - sembra aver guadagnato quote di mercato. Il valore della produzione consolidato tocca i 271 milioni, il che significa un +29% sul 2019. Vero è che in parte questo dato è frutto delle acquisizioni, entrate a regime, di Cesarini Sforza, Casa Girelli e GLV. Ma anche depurando il dato da questo valore, la crescita a perimetro costante è del 19%.

Migliora la posizione finanziaria netta, che al 31 maggio 2021 era di 38,3 milioni di euro. «Siamo tornati ai livelli pre acquisizione - rivendica il direttore Zanoni - nonostante l'impiego di risorse finanziarie usate per l'operazione». Il risultato è l'utile, cresciuto a 5.019.141 euro (erano 3.363.282 euro al 31 maggio 2020).Diversificazione. Questo è stato il segreto. Lo ribadisce Zanoni: «È stato importante diversificare sia il prodotto che i canali di distribuzione. Per il gruppo Cavit l'export vale il 75%, siamo presenti in tutti i paesi del mondo. Questo ha aiutato. Abbiamo beneficiato di una situazione anomala: mentre il circuito horeca ha sofferto, abbiamo visto crescere la grande distribuzione. Soprattutto, in un momento difficile, i consumatori hanno iniziato a consumare a casa e non nei ristoranti, e si sono affidati ai marchi storici».

E Cavit era presente su quei mercati, a partire dagli Usa, mercato cresciuti in tempi di pandemia.

Quanto al canale horeca, pur in un anno difficile Cavit segnala il trend positivo per la spumantistica premium (+27% su Altemasi Doc).Le controllate. La tedesca Kessler Sekt & Co chiude l'anno con un fatturato di 9,5 milioni. «È stabile, e questo ci rende soddisfatti - spiega Zanoni - considerando che veniva da più anni in crescita costante del 10% e che si rivolge principalmente al canale horeca». Bene anche Cesarini Sforza Spumanti Spa, che con un giro d'affari di 5,7 milioni, ha segnato una crescita del 30%.

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