Pedersano / Il funerale

L’ultimo doloroso saluto a Ivan Baldessarelli: “Un grande uomo, ci mancherai”

Tantissima gente nella chiesa di Pedersano. Tra i più commossi i Vigili del fuoco volontari: “Con noi per 20 anni, era esemplare e sempre pronto ad adoperarsi per gli altri” (Foto di Gabriele Margon)

LA TRAGEDIA Tamponamento sull'Autobrennero: muore una persona

PEDERSANO. Non è voluto mancare nessuno oggi, due luglio, a Pedersano per dare l’ultimo saluto a Ivan Baldessarelli, il 40enne di Pedersano morto martedì mattina in un incidente stradale sull'Autobrennero. Tra i più commossi i vigili del fuoco volontari (Ivan è stato pompiere per una ventina d'anni) piangono l'amico andato avanti. E anche oggi hanno sottolineato l'impegno e la dedizione che metteva in ogni intervento, “un infaticabile lavoratore, sempre pronto a dare una mano. E, all'occorrenza, si improvvisava pure pizzaiolo per sfamare gli amici”.

Il vuoto creatosi dopo la morte si percepisce pure a Lavarone, dove Ivan ha lasciato un'immagine indelebile di sé. “Di lui ho un ricordo meraviglioso. - racconta affranta la presidente del caseificio Marisa Corradi - Era un ragazzo disponibile che aveva la voglia di imparare, di mettersi in gioco di cercare tra il caglio la sua filosofia di vita. Si illuminava quando accarezzava il rame delle caldere. Quando arrivò quassù mi presentò un potenziale giovane casaro, e stava spiegando a questo giovane i segreti del mestiere. Ho notato subito la sua passione, la sua cultura”.

E aggiunge: “Lo guardai negli occhi e senza mezzi termini scelsi lui. Mi colpì la sua passione, amava fare il casaro, le sue origini rurali giorno dopo giorno lo portavano a progredire, aveva carpito i dettagli che contraddistinguono un lavoro che è fatto di sudore, fatica e sensibilità. Era, un artista, un ragazzo allegro ed aveva innata la capacità di sapersi organizzare, sapeva imparare ma sapeva anche insegnare. I prodotti che uscivano dalle sue mani erano di assoluta qualità”.

”La storia ci racconta come Ivan si sia legato a filo doppio con la comunità di Lavarone, era diventato uno del posto, un giovane stimato, umile, che seguendo la sue attitudini portava un vento dolce di serenità. Collaborava anche con il volontariato, mettendo a disposizione di chi organizzava feste campestri la sua conoscenza musicale ed il suo sofisticato service. Divenne casaro responsabile della nostra struttura, in precedenza aveva lavorato alla Sav di Rovereto ma non ebbe grande soddisfazione, a lui piaceva creare, mettere le mani dentro il prodotto, non amava un lavoro meccanico , voleva essere l'interprete diretto di ciò che faceva. Amava svolgere un lavoro di tipo artigianale e qui da noi aveva trovato l'ambiente adatto”.

"Lo chiamavano scherzosamente il «capo dalla bandana rossa» per quel copricapo che portava come un simbolo. Quando arrivò a Lavarone era in giovane dalle belle speranza, si adattò ad una lavoro duro, continuativo, ma immensamente gratificante. Entrò nel cuore della comunità ed un po' alla volta riuscì, grazie al supporto della presidente, a riorganizzare il Caseificio. Era orgoglioso, intraprendente, disposto ad imparare. “Per lavorare il latte crudo, e produrre il nostro formaggio tipico, il Vezzena, ci vuole esperienza e cultura, grandi capacità manuali. Si fece spiegare dal nonno oltre ottantenne alcuni segreti basilari , ed il suo Vezzena è tutt'ora ricordato per la qualità sopraffina”.

Le parole non bastano , spesso è il silenzio che parla, quel silenzio che porta la tristezza tra la gente di animo buono. A Lavarone Ivan ha lasciato il segno, ha dipinto un quadro struggente, fatto di simpatia, coraggio, e assunzione di responsabilità. «É volato via oltre il mondo conosciuto lasciando un grande vuoto , è stato un collega che non si può dimenticare, portiamo nel cuore un ricordo che il tempo non cancellerà», dicono coloro che, per anni, hanno collaborato gomito a gomito con Ivan.

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