Malgara, l'azienda ha chiuso Tutti a casa i 78 lavoratori

di Barbara Goio

Quella di ieri è una data da ricordare, il giorno più brutto per la Malgara Chiari & Forti che, ufficialmente ha comunicato la «cessazione dell'attività e l'avvio della procedura per il licenziamento collettivo dei lavoratori dipendenti».
Nessuno a Borghetto si stupisce di questo triste epilogo, che di fatto lascia sulla strada ben 78 dipendenti, per la maggior parte donne e di un'età in cui il ricollocamento sarà molto arduo. «Una vera emergenza sociale», puntualizza Manuela Faggioni, segretario Flai Cgil.

Resta l'amaro per le tante occasioni perdute, le promesse non mantenute, i soldi che dovevano arrivare e non si sono mai materializzati, le decine di stipendi che, mese dopo mese, non venivano mai pagati. I motivi di un tale disastro, nella comunicazione ufficiale, sono ascritti ad una più generale «forte riduzione della domanda interna motivata dal consolidarsi della crisi mondiale».

Ma le tappe del declino sono ormai conosciute: a marzo dell'anno scorso era stata data comunicazione di avvio della procedura di mobilità che aveva portato al licenziamento di 40 dei 113 dipendenti di Borghetto. Quindi due settimane fa l'azienda aveva presentato domanda di ammissione alla procedura di concordato preventivo. A premere, una schiera di creditori, da Equitalia ai fornitori, dal Comune di Avio ai dipendenti stessi, dalle banche alle finanziarie, per un'esposizione totale vicina ai 50 milioni di euro. Negli ultimi mesi il patron Giulio Malgara aveva dato in pegno l'89,81% delle azioni Malgara alla finanziaria italo-statunitense Pintus Group in cambio di 30 milioni di euro. Ora, scrive la ditta, le «auspicate prospettive di incremento dell'attivita aziendale non si sono avverate ed, anzi, l'attività è cessata. Conseguentemente si profila come necessario ed improcrastinabile il licenziamento collettivo di tutte le maestranze».

«Non c'è che da prendere atto della situazione, e tutelare i lavoratori - spiega Franco Zancanella della Cisl - Per prima cosa chiederemo un incontro con la proprietà per concordare le modalità previste dalla legge: le lettere di licenziamento saranno l'ultimo atto. Poi ci incontreremo con la Provincia». Zancanella non vuole chiudere tutte le porte: «Speriamo - aggiunge - che qualcuno subentri e possa riavviare la produzione: l'importante è la tempestività perché uno stabilimento fermo non ha futuro».

«Hanno puntato su Las Vegas, ma hanno perso. Anzi, sono i lavoratori che hanno perso»: Faggioni (Flai Cgil) così commenta la chiusura di Malgara. Non esclude che i lavoratori esasperati possano intraprendere qualche azione ma, dice: «Protestare ora non serve a nulla, meglio accelerare il più possibile la procedura di mobilità: solo così è possibile aiutare i dipendenti».
Ancora nel 1998 la Chiari & Forti aveva acquistato Paf (Prodotti alimentari freschi), secondo produttore italiano di pasta fresca e gnocchi. La Paf, con i due stabilimenti a Rivalta e ad Avio, era stata costituita nel 1967.

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