A Lavarone è «Semplice... mente Neve»

L’emozione della discesa, il senso di perfezione che può dare una curva, il suono attutito degli sci nel silenzio di un bosco... Siamo a Lavarone, e forse è anche il paesaggio dolcemente «nordico» del grande altopiano, con le sue schiere infinite di abeti, a suggerire che lo sci qui possa essere - oltre che sport - sentimento, passione autentica, amicizia. Ce lo conferma una bella mostra allestita ai Gionghi, alla Magnifica comunità degli Altipiani Cimbri, che quel sentimento lo sottende già nel titolo: «Semplice...mente Neve - Vita e racconti tra natura e sci».

Preceduta dalle immagini spettacolari di Mirco Dalprà (da 30 anni fotografo della natura), attraverso i primordi dello sci e la sua evoluzione, i campioni locali e le attrezzature, l’esposizione racconta proprio questo rapporto speciale fra il principe degli sport bianchi e la comunità, un legame fatto anche di intuizioni e innovazioni. È forse poco noto, ma è qui sugli Altipiani che nacquero il prototipo del battipista, opera dell’abilità dei «Bolneri» (la famiglia Tezzele), e il fresaneve di Silvano Valle «Schneider». E sempre qui apparve una delle prime seggiovie e fecero tappa le prime edizioni della «3-Tre». Dalla magia del cristallo di neve, così, la mostra si snoda attraverso materiali e personaggi che hanno fatto la storia dello sci.

Non da ieri, ma dal 1915, la data che porta un paio di sci in legno, rinforzati da una lamina sulle punte, attrezzi con un secolo di vita esposti accanto a gemelli più recenti con l’attacco «a formaggino» e, via via, a quelli più vicini ai nostri tempi. Accanto ci sono anche la storia dello scarpone da sci, dal cuoio alla plastica, lo «sci futurista» di Fortunato Depero, la prima lancia ad alta pressione per «fare neve».

E poi, i protagonisti, come Antenore Cuel, Ierta e Iolanda Schir. In una bacheca, i premi e le medaglie di Giulio Corradi, che negli anni Settanta era uno degli atleti della mitica «valanga azzurra» di Thöni, Gros, Stricker, Radici. E ancora il lago di Lavarone, il pattinaggio e le immersioni, la storia di Silvano Gheser che nel 1956, in cordata con Walter Bonatti, affrontò in prima invernale la «via della Poire», sul versante della Brenva del Monte Bianco, raggiungendo la vetta nella bufera e la salvezza al rifugio Gonella. Insomma, il racconto di una comunità e di uno sci poi cresciuto ed organizzato al meglio nella stazione odierna, con il suo carosello di piste tutte collegate, dai Bertoldi a Passo Vezzena.

La mostra è visitabile tutti i giorni fino al 3 aprile, dalle 16 18.30, tranne il lunedì, nella Sala Esposizioni della Magnifica Comunità Altipiani Cimbri a Gionghi. Nel periodo di Carnevale, dal 6 al 13 febbraio, orario esteso 10-12.30 e 16-19, lunedì compreso.

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