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Piedicastello, tra negozi in vendita e nuove attività: così sta cambiando il quartiere

La cessione di attività storiche nel primo tratto di via Brescia preoccupa i residenti che rischiano, nel giro di poco tempo, di perdere importanti punti di riferimento. L’unica novità positiva è l’arrivo di un nuovo barbiere

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di Paolo Silvestri

TRENTO. "Attività cedesi". A Piedicastello, lungo l'asse che dalla piazza omonima sale lungo via Brescia, di questi tempi è una costante. Ben tre attività, chi fisicamente, chi virtualmente, lo hanno esposto da qualche mese e più a questa parte. Un segnale decisamente negativo per la parte storica del quartiere che, anche dopo la chiusura dello sportello bancario, è sempre più povero di attività commerciali.

Già, perché, se molti spazi in piazza e via Brescia, arteria che al mattino, più io meno fino alle 9, è una lunga colonna ininterrotta di auto che procedono a ritmo ben più che lento, sono stati occupati da uffici di professionisti e qualche spazio dedicato al benessere della persona, quelli del settore commerciale sono ormai un ricordo degli over sessanta.

Il quartiere di Piedicastello, quello storico compreso tra la chiesa, piazza Piedicastello, via Brescia e le "Case operaie" delle vie Papiria, Verruca e Vason adiacenti al parcheggione dove sorgeva l'Italcementi, un tempo era luogo di commercio e artigianato. Fino agli anni Settanta - Ottanta del secolo scorso, resistendo anche allo stupro della costruzione della tangenziale che ne cambiò il volto e ne uccise l'anima, era un pullulare di botteghe. C'erano stati addirittura due negozi di verdure, due panetterie (una con forno proprio), due alimentari, una macelleria, tre bar (uno con ristorante), un piccolo bazar, una edicola tabacchi, la farmacia.

Poi vennero anche una pizzeria e poi di seguito, uno dopo l'altro, due ristoranti. E, andando a memoria, c'erano poi calzolai, barbiere, tornitori, lattoniere, anche un pasticcere. Di tutto questo è rimasto davvero poco o nulla mezzo secolo dopo. Anche se la tangenziale non c'è più, le gallerie sono diventate museo e la piazza rinata bella davvero ancorché diversa dal passato pur se somigliante.

Ed ecco che ora ci sono i cartelli, fisici e virtuali appunto, con la scritta "Attività cedesi". In ordine salendo dalla piazza, riguardano il ristorante "Libertino", il Bar "Cin Cin" e l'edicola - tabacchi Chiogna. Motivi diversi per tutte, ma la necessità di cambiamento che le accomuna.

Il "Libertino" dopo 19 anni di attività ha deciso di passare la mano. A fine marzo scade il contratto di affitto e Maria Assunta Martignoni lascerà i fornelli. Quei fornelli ai quali lavora da 49 anni (iniziò appena tredicenne, tempi davvero diversi...). «C'è grande difficoltà di trovare collaboratori motivati - spiega il marito Luca Maurina, sommelier e responsabile della sala, nonché insegnante all'alberghiero di Levico Terme -. Maria deve occuparsi da sola di tutte le preparazioni e ha solo un piccolo supporto durante il servizio ai clienti di un aiuto in cucina e di un lavapiatti. In questa situazione non era più possibile proseguire».

La ricerca di personale non ha dato riscontri positivi e da qui la decisione, sofferta ma perentoria, di chiudere l'avventura. "Due giovani si sono fatti avanti per rilevare l'attività - racconta Maurina accogliente come un oste d'altri tempi -. Affiancheranno mia moglie e me nei prossimi giorni. L'attività è consolidata. Spero il loro interesse vada a buon fine". Se così sarà il "Libertino" proseguirà, altrimenti...

E proseguono pure le altre due attività in attesa di acquirente. Il Bar Cin Cin è in vendita da qualche mese ma rimane aperto. Fino a quando? Francamente non lo sa nemmeno Lorenzo, il figlio della titolare Luciana Graziola Pezzin, che sta tenendo accesa la macchina per il caffè. La soluzione è momentanea in attesa della cessione non solo del bar, ma anche dell'intero stabile di tre piani. Una operazione complessa, ma qualcuno interessato s'è visto aggirarsi "annusando" la situazione.

L'edicola-tabacchi di Riccardo Chiogna è l'attività in vendita da più tempo. Vari fattori hanno messo in difficoltà il settore (già diverse chiusure hanno segnato in questo senso la città). «Spero di poter cedere un'attività avviata, ma non è facile», spiega Chiogna, che tira avanti da solo la carretta. E anche nel suo caso l'alternativa è trovare un altro lavoro e chiudere per sempre la saracinesca aggiungendosi così a una già lunga lista.Incredibile, ma vero, dopo circa mezzo secolo d'assenza, a Piedicastello, proprio in cima alla piazza a fine dello scorso settembre ha iniziato l'attività un barbiere.

Era dai tempi della chiusura del "Salone Sdeo", barbiere che "regalava" ai bambini un inconfondibile taglio tattico necessario fino a quarantacinque - cinquant'anni fa quando andò in pensione, che qualcuno ricorda anche per i fiori che dipingeva attorno agli specchi del salone.

Ad aprire la nuova attività è Ussama Hussain, un ragazzo pakistano di 26 anni. «Sono in Italia da 23 anni. Ho fatto esperienza a Milano, Ala, Rovereto e Trento. Cercavo un posto per aprire un mio negozio: qui non c'era un barbiere e ho trovato un locale libero. E quindi eccomi qua...», racconta Hussain, nuovo "pedecastelot" come tanti ormai ci sono in un quartiere che accogliente lo è sempre stato.

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