Veleni / Storia

Rogge inquinate di Trento Nord, ripresa la bonifica ma sarà difficile: il sistema funziona a metà, il costo va a 6,5 milioni

Piombo tetraetile, sodio e idrocarburi volatili: dopo lo stop invernale, la ditta riprende gli scavi ma le «iniezioni» di cemento per impermeabilizzare non sono proprio quello che ci si aspettava

IL NODO Sloi e Carbochimica, quei terreni inquinati da 90 anni

TRENTO. La buona notizia è che, dopo una sospensione di diversi mesi, sono ripresi i lavori del primo lotto di bonifica delle rogge demaniali di Trento Nord; quella cattiva è che il sistema individuato per ovviare al problema della falda troppo alta, che impediva di lavorare in sicurezza e con efficacia, funziona solo a metà.

L'intervento di bonifica del tratto di proprietà pubblica della Primaria di Campotrentino e del rio Lavisotto era iniziato l'anno scorso ma era ben presto stato interrotto perché i monitoraggi avevano messo in luce un livello della falda durante tutto l'anno posto più in alto di quel che si pensava, con conseguente impossibilità di asportare la parte inquinata dei terreni depositati evitando nell'operazione il contatto con la falda e la contaminazione con materiale sporco.

Sloi, la videoinchiesta/4: la minaccia nascosta delle acque avvelenate che scorrono sotto di noi

Da oltre 80 anni la Sloi, la fabbrica di piombo tetraetile voluta a Trento dal fascismo, minaccia la città con il suo profilo sinistro. E, soprattutto, con i suoi veleni. Gigi Zoppello ne ricostruisce la storia con questa videoinchiesta a puntate.

Per ovviare al problema si è pensato di impermeabilizzare in profondità le rogge iniettando tra i due e i tre metri di profondità uno strato di cemento evitando così, grazie anche alle palancole laterali, che la falda risalga e si mischi col materiale sporco. L'intervento ha richiesto una variante progettuale e un aggravio dei costi di circa 700mila euro rispetto al contratto, assegnato a un'associazione temporanea tra l'impresa BSA Bonifiche e soluzioni ambientali, il Consorzio Lavoro Ambiente ed Ecoopera per una cifra di oltre 6,5 milioni.

La variante ha ricevuto in marzo il via libera del ministero ma solo di recente si è riusciti a ripartire coi lavori. Sembra però che il sistema individuato funzioni solo a metà: il cemento iniettato va infatti a mischiarsi con il terreno e ne viene in qualche modo contaminato. Questo potrebbe comportare la necessità di dover in un secondo tempo asportare anche lo strato di cemento, operazione che comporterebbe un deciso aumento dei costi di trasporto e smaltimento finali.Un problema non indifferente, che rischia di allungare ulteriormente i tempi di quello che viene considerato una sorta di progetto pilota vista la necessità di procedere poi con un altro corposo intervento nell'ambito del progetto di circonvallazione ferroviaria, con asportazione dei terreni inquinati dove passeranno i due nuovi binari in trincea, tra ex Sloi ed ex Carbochimica. Qui, secondo gli accordi tra Rfi, Comune e Provincia, si dovrebbe fare un vero e proprio intervento pilota prima di definire le modalità di "pulizia". Ma l'esperienza delle rogge dice che non sarà facile, né dal punto di vista tecnico né economico.

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