Il centenario ippocastano a rischio abbattimento

Grandi discussioni a Povo

di Paolo Giacomoni

Era stato salvato nell'ormai lontano 2006 dopo una valanga di polemiche, raccolta di firme e mobilitazione unanime del consiglio di circoscrizione contro l'ipotesi del suo abbattimento prevista nel progetto di ristrutturazione delle ex scuole elementari ora sede di centro civico, biblioteca e sale per le associazioni e, dopo quattordici anni, il centenario ippocastano posto nel mini spazio verde tra centro civico e canonica è tornato forse definitivamente «sotto attacco». Si sta infatti parlando ancora del suo abbattimento nell'ambito del progetto per la realizzazione di una scala antincendio a servizio del Centro civico a cantiere ormai aperto lo scorso 10 agosto i cui lavori dovrebbero concludersi entro il 31 ottobre.

Sarà un caso ma proprio durante il "vuoto di potere" dovuto alle prossime elezioni comunali con la politica ormai in stand-by, concentrata solo su candidati e preferenze. Una pratica, quella del taglio piante, spesso con la scusa di malattie, qualche volta giustificato da potenziali pericoli che però per quanto riguarda questa pianta assume anche una valenza molto particolare. 

L'ippocastano delle scuole di Povo non è un albero comune, sotto le sue fronde e tra i suoi rami sono passate cinque generazioni di scolari dall'inizio del secolo scorso fino alla chiusura della scuola. È stato il luogo preferito per i giochi e le battaglie a colpi di castagne mate, un albero speciale per buona parte parte dei «poèri» nati fino agli anni ‘80 con centinaia di aneddoti che ruotano in qualche modo intorno a questa pianta. Qualsiasi vecchio abitante del sobborgo potrebbe raccontarvene uno, come i giovani "balilla" costretti durante il "sabato fascista" ai tradizionali esercizi fisici sotto le sue foglie o le prime sigarette fumate di nascosto dopo il cinema domenicale nell'adiacente vecchio Teatro Concordia o la «Saveriota» (mitica catechista di Povo), che teneva da queste parti le sue lezioni di dottrina e altruismo, fino a trasformarsi in palestra di arrampicata e coraggio che avrebbe terrorizzato le mamme di oggi. 

Che senso ha dunque abbattere questa pianta così cara a tutta la comunità? Sono state valutate eventuali alternative? Il rischio purtroppo è che a causa dell'ormai dilagante indifferenza generale e all'assoluta mancanza di «memoria storica» da parte degli amministratori ad ogni livello il destino dell'ippocastano sia ormai segnato.

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