Il 3 novembre 1918 l'esercito italiano entrava a Trento

Il 3 novembre 1918 le truppe italiane, guidate dal generale Guglielmo Pecori Giraldi entravano a Trento: i primi ad arrivare furono i Cavalleggeri, attraverso il ponte sul Fersina, oggi loro intitolato, tra viale Verona e appunto corso Tre Novembre. L'Austria era stata sconfitta e il Trentino veniva così annesso, di fatto, al Regno d'Italia: sul Castello sventolava il tricolore e sulla città scendevano da cielo volantini tricolori che inneggiavano alla «liberazione»Fotogallery d'epoca: gli italiani a TrentoVideo: oggi la cerimonia per i caduti trentini

di Redazione Web

Il 3 novembre 1918 le truppe italiane, guidate dal generale Guglielmo Pecori Giraldi entravano a Trento: i primi ad arrivare furono i Cavalleggeri, attraverso il ponte sul Fersina, oggi loro intitolato, tra viale Verona e appunto corso Tre Novembre. L'Austria era stata sconfitta e il Trentino veniva così annesso, di fatto, al Regno d'Italia: sul Castello sventolava il tricolore e sulla città scendevano da cielo volantini tricolori che inneggiavano alla «liberazione».


Il significato del tricolore esposto sulla torre del Castello del Buonconsiglio andava ben oltre la vittoria in guerra. Quello era stato fino al giorno precedente il quartier generale della Fortezza di Trento e prima ancora la sede dei principi vescovi. Ma soprattutto, nella fossa del Castello era avvenuta l'impiccagione di Cesare Battisti, l'apostolo dell'irredentismo trentino, morto gridando «Viva Trento Italiana! Viva l'Italia!». La bandiera italiana rendeva omaggio a chi aveva creduto ciecamente nella causa della redenzione di Trento, ma la strada per un effettivo e sentito inserimento della regione nella realtà italiana era ancora lunga. Fu nominato governatore militare della Venezia Tridentina il tenente generale Guglielmo Pecori Giraldi, già comandante della prima armata.

 

Per l'annessione ufficiale all'Italia si dovette attendere la conclusione del trattato di pace di Saint Germain del 1919, che sancì il passaggio sotto la sovranità italiana anche della provincia di Bolzano, tedesca per lingua e tradizioni. Tale decisione non fu condivisa in modo unanime dal mondo politico italiano e lo storico Gaetano Salvemini espresse già nel 1919 il timore che si volesse conquistare l'Alto Adige per «punire i tedeschi del peccato originale di aver oltrepassato il Brennero». 

Un altro momento di tensione si registrò nella primavera del 1919, quando si stabilì la conversione della corona austriaca in quaranta centesimi di lira italiana, svalutando del quaranta per cento il valore del denaro in circolazione rispetto al cambio in vigore prima della guerra, il che non mancò di suscitare malumori tra la popolazione, già provata dalla guerra e da un forte sentimento di incertezza sul futuro.

 

Ieri pomeriggio, a Trento, il circolo Michael Gaismayr ha commemorato, srotolando un enorme striscione e portandolo per le vie del centro storico, gli 11.400 tirolesi trentini soldati dell'esercito austroungarico caduti nella Prima guerra mondiale.

 

La fotogallery d'epoca: l'esercito italiano arriva a Trento

 

Video della cerimonia del 3 novembre in centro storico a Trento

 

 

 

 

 

 

 

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