L'ex tangenziale rifugio per disperati

A pochi passi dal Centro sociale Bruno e dalla casa di accoglienza Bonomelli. Su quella lingua di asfalto rimasta dell'ex tangenziale che ha diviso per molto, troppo tempo il quartiere di Piedicastello, oggi si trova un nuovo rifugio per disperati. Visibile agli occhi di tutti e soprattutto a quelli degli operai che in questi giorni stanno portando avanti i lavori di riqualificazione di quella parte del quartiere. Decine di senza fissa dimora hanno trasformato i cubi di cemento che in futuro saranno interrati per diventare il nuovo alveo del Rio Scala, in veri e propri accampamenti

di Giuseppe Fin

A pochi passi dal Centro sociale Bruno e dalla casa di accoglienza Bonomelli. Su quella lingua di asfalto rimasta dell'ex tangenziale che ha diviso per molto, troppo tempo il quartiere di Piedicastello, oggi si trova un nuovo rifugio per disperati.

Visibile agli occhi di tutti e soprattutto a quelli degli operai che in questi giorni stanno portando avanti i lavori di riqualificazione di quella parte del quartiere. Decine di senza fissa dimora hanno trasformato i cubi di cemento che in futuro saranno interrati per diventare il nuovo alveo del Rio Scala, in veri e propri accampamenti.

 


Se ne possono contare almeno 7. Cubi di grandi dimensioni coperti da dei teli di plastica, fermati con dei sassi, che a poco servono per ripararsi dal sole o dalla pioggia. Ed è proprio al loro interno che chi non è riuscito a trovare posto nelle strutture presenti in città, ha deciso di vivere.
Una situazione di degrado che stride profondamente con l'obiettivo di rinascita dell'area che ormai da diverso tempo si è trasformata in un cantiere. A pochi metri è presente anche una distesa di ghiaia e ruderi, quelli dell'ex fabbrica Italcementi. Poco sopra invece, la rotatoria di Piedicastello dove ogni giorno in molti transitano per arrivare in centro città.
Ieri mattina ci siamo avvicinati all'area, chiusa con dei cancelli di ferro e reti rosse che evidentemente a poco servono per tener lontano i senzatetto. Due di loro dormono ancora. Distesi dentro i cubi di cemento sopra a dei materassini ricoperti di stracci e coperte sporche.
I pezzi di nylon fanno da tenda e coprono l'entrata. I piedi, però, rimangono al sole, perché i cubi sono talmente poco larghi che  l'unica maniera per rimanere coperti sarebbe quella di stare rannicchiati.
«Arrivano a tutte le ore - ci dice un operaio - scavalcano il guard rail ed scivolano giù per la montagna di sassi che si è formata dall'accumulo di materiale prodotto dei lavori. Si inginocchiano ed entrano cercando di non farsi troppo vedere.
Li vediamo da diverso tempo ma nessuno gli fa nulla e anche se vengono mandati via poi tornano la notte. Sono in tanti e appendono fuori addirittura i vestiti sporchi anche perché su quei cubi batte il sole e con il nylon davanti il caldo sarà insopportabile». Dopo un primo gruppo di cubi di cemento c'è infatti lo spazio riservato ai vestiti. Ieri mattina erano appesi dei pantaloncini e delle magliette. Appoggiate a terra anche delle scarpe consumate e delle ciabatte. Nessuno spazio, ovviamente, per potersi lavare.  
Per terra, appoggiati al muro, ci sono dei cartoni di vino e altra immondizia accatastata presumibilmente da ormai diverso tempo. I lavori per la sistemazione del Rio Scala da diverse settimane, a causa della continua pioggia e del livello alto del fiume Adige, sono fermi. La ripresa dovrebbe essere imminente ma intanto, come detto, lo spazio è stato occupato da chi non ha un tetto sopra la testa. Tutto attorno solo sassi, pezzi di cemento e ferro abbandonati e tanta polvere.
A pochi passi, proprio sotto il vecchio ponte della rotatoria di Piedicastello, dopo una serie di tubi di plastica messi uno sull'altro ed utilizzati come sedie, un grande tubo di marmo, posizionato vicino all'erba, è stato chiuso sulle estremità da dei pezzi di carta ed ora svolge la funzione di gabinetto. Le montagne di terra e sabbia, vengono però ugualmente utilizzate come urinatoi e a confermarlo è anche l'odore che si può sentire. Di fronte a questo degrado, che non si trova in periferia o in una fabbrica abbandonata ma a pochi metri dal centro di Piedicastello e dal trafficato ponte di San Lorenzo, non manca nemmeno la curiosità dei passati. Qualcuno si ferma, osserva «l'accampamento» e dopo qualche smorfia di disgusto prosegue per la propria strada.

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