L'alibi dell'ostruzionismo

Il Palazzo si è blindato per votare la riforma che avrebbe dovuto riconciliare i cittadini con questo consiglio regionale e la sua legge «porcata», come il presidente della Provincia di Bolzano e vicepresidente della Regione, Arno Kompatscher ha definito la norma approvata solo due anni fa. Ma è andata molto diversamenteGuarda le foto

di Luisa Maria Patruno

consiglio regionale riforma vitaliziIl Palazzo si è blindato per votare la riforma che avrebbe dovuto riconciliare i cittadini con questo consiglio regionale e la sua legge «porcata», come il presidente della Provincia di Bolzano e vicepresidente della Regione, Arno Kompatscher ha definito la norma approvata solo due anni fa, che ha partorito le mostruose somme di vitalizi anticipati - per oltre 53 milioni di euro - in parte versati sull’unghia agli ex consiglieri e in parte attribuiti in quote del Fondo Family con condizioni di strafavore.


Prima, su ordine del presidente Diego Moltrer, hanno chiuso tutte le porte con la polizia a presidiare, impedendo ai rappresentanti dei Comitati contro i vitalizi di entrare nei posti riservati al pubblico - mentre Franz Pahl, presidente dell’Associazione ex consiglieri è stato lasciato salire tranquillamente - poi hanno concordato nella maggioranza e tra maggioranza e parte dell’opposizione (contrari soprattutto Verdi e M5S) altri emendamenti per salvare il salvabile del «bottino», per usare la definizione usata da Brigitte Foppa, consigliera dei Verdi, che nel suo intervento in aula dopo la pastetta che ha consentito di sgombrare il campo dai faldoni di ordini del giorno ed emendamenti di migliaia di pagine del consigliere d’opposizione Andreas Pöder, ha dato un’efficace descrizione del clima che si respirava. «C’è una strana atmosfera (Stimmung, in tedesco) in quest’aula, di alleggerimento. La tensione non c’è più, perché qualcuno ha fatto il calcolo per il suo bottino e alla fine ha visto che le cose sono andate meglio del previsto. Ma questo calcolo non è decoroso. Non è quello che i cittadini si aspettavano da noi. Sento in qualcuno un senso di vergogna, tenetevela questa vergogna perché vi accompagnerà a lungo».


Ma più forte della vergogna è il denaro a giudicare dalle scelte della maggioranza trentina - Pd, Upt, Patt, Ual e della Svp - che ieri ha presentato due nuovi emendamenti al ribasso, nascondendosi dietro l’alibi di quello che il capogruppo del Pd ha chiamato: «Il muro insormontabile dell’ostruzionismo». Un ostruzionismo neppure cominciato ma solo minacciato da un unico consigliere su 70, Andreas Pöder, che, si è capito nel corso della giornata, è servito forse più alla maggioranza che allo stesso Pöder per giustificare una nuova riduzione dei tagli, ormai molto lontani da quanto promesso, soprattutto dopo l’eliminazione del 20% della riduzione degli assegni vitalizi e la «neutralizzazione» dell’innalzamento dell’età pensionabile a 66 anni e 3 mesi, una equiparazione farsa della condizione dei consiglieri regionali a quella di un qualsiasi dipendente pubblico.

 

Eppure il presidente della Regione Ugo Rossi, si ostinava ieri a sostenere che non c’era alternativa al cedimento che lui ha definito: «Guardare in faccia la realtà». Perché i duemila emendamenti e gli ordini del giorno di migliaia di pagine di Pöder da tradurre in italiano erano un ostacolo insormontabile, secondo Rossi, richiedendo almeno dieci giorni per la traduzione. «È colpa di questo regolamento d’aula - ha sbottato il presidente della Regione - e questa non è una brutta figura perché era peggio non fare nulla e noi siamo i primi a fare tagli retroattivi per il 30%». E Alessio Manica, capogruppo regionale del Pd, partito che aveva annunciato una «riforma drastica» e ora sottoscrive una legge dimezzata commenta: «Abbiamo lasciato molto sul tappeto, ma lo abbiamo fatto pur di chiudere la partita. C’era il muro dell’ostruzionismo».


Eppure è lo stesso Andreas Pöder a far cascare il palco quando rivela: «La maggioranza sa bene che c’erano mille modi in forza del regolamento per aggirare l’ostruzionismo, sia per togliere di mezzo i miei ordini del giorno e il problema della traduzione che per accorpare le migliaia di emendamenti, come poi è stato fatto». Pöder non nega di ritenere gli emendamenti della maggioranza un miglioramento di una legge contro la quale comunque presenterà ricorso, ma perfidamente aggiunge: «Si vede che Rossi e gli altri consiglieri di maggioranza piuttosto di restituire i loro 210mila euro hanno preferito ridurre i tagli a chi si trova nella mia situazione, con quattro legislature, ma come si è visto allargando le riduzioni anche a coloro che hanno fatto solo tre legislature, quindi anche molti altri hanno avuto il vantaggio da questa modifica dell’ultima ora. La maggioranza non cerchi dunque - conclude il consigliere della Süd-Tiroler Freiheit - di scaricare sul mio ostruzionismo le sue decisioni. Non penso di essere così potente».

 

E in effetti i consiglieri regionali di maggioranza che avevano annunciato grandi riforme, dopo il compromesso che ha sbloccato la situazione, se ne sono rimasti acquattati nei loro banchi, a votare articolo dopo articolo, cercando di evitare di dover dare spiegazioni. Solo il presidente Arno Kompatscher ci ha tenuto a sottolineare: «È una riforma fatta bene che corregge quello che c’era da correggere e supererà eventuali ricorsi».

 

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