Casteller: porte aperte all'ospedale degli animali

Un parco pubblico con cervi, caprioli, camosci e volpi. È il Centro di fauna alpina al Casteller che aprirà le sue porte alla popolazione. Uno spazio ad accesso libero di circa 24 ettari, aperto ai visitatori che vorranno accrescere le proprie conoscenze riguardo a fauna ed ambiente oppure trascorrere qualche piacevole momento immersi nella natura, a contatto con gli animali. E questo progetto dovrebbe essere facilitato dalla costruzione della nuova sede dell'Associazione cacciatori trentini (Act), che dal 1956 si occupa della gestione del Centro

Un parco pubblico con cervi, caprioli, camosci e volpi. È il Centro di fauna alpina al Casteller che aprirà le sue porte alla popolazione. Uno spazio ad accesso libero di circa 24 ettari, aperto ai visitatori che vorranno accrescere le proprie conoscenze riguardo a fauna ed ambiente oppure trascorrere qualche piacevole momento immersi nella natura, a contatto con gli animali. E questo progetto dovrebbe essere facilitato dalla costruzione della nuova sede dell'Associazione cacciatori trentini (Act), che dal 1956 si occupa della gestione del Centro. Per la completa realizzazione di questo nuovo edificio di circa 300 metri quadri, distribuito su due piani, si dovrà attendere almeno fino al 2018.
«Con un apporto aggiuntivo di personale - spiega il direttore dell'Act Umberto Zamboni - manterremo il Centro aperto nei due week-end conclusivi di maggio e nei primi due di giugno». In generale ciascuna visita guidata dura quaranta minuti e può coinvolgere una trentina di persone.

 

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«È indispensabile la presenza di almeno due guardiacaccia in ogni momento della giornata - aggiunge - Il che significa quattro persone al giorno».
Il problema è quindi di natura economica: oggi l'Act si avvale di due collaboratori per la gestione del Centro di fauna alpina. Ma nel caso di un apertura annuale al pubblico, considerando una giornata fissa a settimana, i costi incrementerebbero di parecchio (circa 30.000 euro a guardiacaccia): «Il progetto - dichiara - diventerà sostenibile solamente alla luce di un sostegno assiduo da parte delle amministrazioni provinciali e comunali».
Nel frattempo la nuova sede dell'Aassociazione cacciatori trentini è quasi cosa fatta: il progetto arriverà presto all'attenzione del Consiglio comunale. La Provincia ha stanziato circa un milione di euro per il finanziamento della struttura, il cui costo complessivo si avvicina ai tre milioni di euro. Al piano terra del nuovo edificio prenderanno posto gli uffici dell'Act insieme ad una spaziosa aula magna utile ad ospitare le scolaresche che visitano il Centro di fauna alpina. Salendo di un piano si apre un ambiente con alcune sale pensate per dare accoglienza ai soci dell'Act impegnati in corsi di formazione, incontri oppure assemblee. A tal proposito va sottolineato che il Centro non si occupa esclusivamente dell'attività di recupero di mammiferi, che siano essi vittime di investimento in automobile oppure ritrovati feriti in natura. «Possiamo contare su un attivissimo centro didattico per visitatori - spiega Zamboni - che oggi utilizziamo prevalentemente per fornire a giovani e ragazzi i fondamenti dell'educazione ambientale». Non a caso al Centro è presente un aula didattica multimediale che spazia nella descrizione di animali e del loro habitat: dalla microfauna alle aquile, dai prati alle vette montuose. Nel 2013 sono stati 2500 gli studenti a visitare il Centro. Secondo «cavallo di battaglia» del Centro è la scuola di gestione faunistica con materiale didattico raccolto su tutto il territorio provinciale, il cui obiettivo è mantenere aggiornati i soci.
Attività di recupero è il principale impegno del Centro di fauna alpina. Basti pensare che nel 2013 sono stati recuperati 50 caprioli adulti e 32 caprioli piccoli, 8 camosci ed un cervo, due mufloni ed una lepre, 6 volpi adulte e 4 volpi piccole. «Oltre al recupero - precisa il direttore Umberto Zamboni - ci occupiamo di nutrire e curare, riabilitare e sostenere i diversi animali che non riescono a prendersi cura di sé stessi». Tanto che gli esemplari che non sono più in grado di riadattarsi alla vita selvatica vengono ospitati in modo permanente entro i recinti del Centro. È il caso, ad esempio, di una cerva cieca cui è riservato uno spazio recintato apposito.
In sostanza, il Centro si suddivide in zone a seconda degli animali che si incontrano: al di là delle ampie recinzioni si notano cervi e camosci, caprioli e mufloni, cinghiali e stambecchi, marmotte e volpi, tassi e lepri.
Al momento gli animali residenti al Centro sono poco più di 80. Nel percorso che si snoda immerso in una rigogliosa natura (c'è anche uno specchio d'acqua, il Lago delle Cannelle), si succedono un paio di astute volpi che ben si guardano dal farsi immortalare. I tre cinghiali che si vedono all'interno della recinzione successiva sono in compagnia dei loro piccoli e non prestano particolare attenzione alla presenza di eventuali curiosi. Decisamente mansueti i cervi, che si lasciano avvicinare senza mostrare particolari timori. Mentre la riservatezza è d'obbligo per i caprioli. Complessivamente il Centro di fauna alpina costa all'Associazione cacciatori trentini circa 300.000 euro all'anno.

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