Camera, collegi uninominali

I deputati del Trentino Alto Adige potrebbero essere gli unici ad essere eletti in collegi uninominali, con le regole del sistema maggioritario del Mattarellum, oggi utilizzate solo qui (e in val d'Aosta) per l'elezione dei senatori, invece che con la nuova legge proporzionale «Italicum», proposta dal segretario del Pd, Matteo Renzi

di Luisa Maria Patruno

TRENTO - I deputati del Trentino Alto Adige potrebbero essere gli unici ad essere eletti in collegi uninominali, con le regole del sistema maggioritario del Mattarellum, oggi utilizzate solo qui (e in val d'Aosta) per l'elezione dei senatori, invece che con la nuova legge proporzionale «Italicum», proposta dal segretario del Pd, Matteo Renzi.


Su questa ipotesi - o in alternativa su un semplice adattamento del sistema proporzionale dell'Italicum con una soglia specifica a tutela della minoranza linguistica tedesca - stanno discutendo in queste ore i parlamentari del Trentino e dell'Alto Adige per presentare un emendamento o addirittura inserire la norma ad hoc, entro la fine della settimana, nel testo base in discussione alla commissione Affari costituzionali della Camera.


Molto propenso al sistema dei collegi uninominali alla Camera è l'ex governatore oggi deputato dei «Popolari Per l'Italia»,  Lorenzo Dellai , che dichiara: «Con la riforma costituzionale non ci sarà più il Senato elettivo, quindi verrà meno la nostra peculiarità dei collegi uninominali, che era sopravvissuta al ripristino delle liste previste dal Porcellum, a tutela della rappresentanza delle minoranze linguistiche e della peculiarità della nostra realtà autonomistica. Per questo, ne ho già parlato con Bressa (Pd) e Karl Zeller (Svp), la cosa più seria da fare ritengo sia immaginare collegi uninominali, si dovrà stabilire quanti, per eleggere i deputati della circoscrizione, che dovrà restare unica del Trentino Alto Adige con i voti che andrebbero però computati, a differenza di quanto avviene oggi per il Senato, su base nazionale per il premio di maggioranza. Sia lo Statuto di autonomia - continua Dellai - che gli accordi internazionali prevedono modalità elettive che tutelano la minoranza tedesca. E la mia opinione è che si rafforzi la peculiarità dell'Alto Adige se mantenuta in un quadro regionale».
E in effetti tenere insieme Trento e Bolzano è quello a cui mira anche la Svp, che ha un rapporto privilegiato con i trentini del Patt, per depotenziare la concorrenza dei Freiheitlichen.


Il deputato  Gianclaudio Bressa  conferma che si sta cercando una soluzione: «La nuova legge elettorale e l'abolizione del Senato cambiano molto il quadro. Noi stiamo cercando di tenere insieme tre punti fondamentali: l'unità della circoscrizione del Trentino Alto Adige, invece di collegi su base provinciale, come prevede la riforma; garantire le minoranze linguistiche (e stiamo studiando più ipotesi); garantire che i voti regionali concorrano alla definizione del premio di maggioranza».
Il deputato trentino del Pd,  Michele Nicoletti , che sta seguendo i lavori nella Commissione Affari costituzionali, conferma: «Per il Senato, finché non ci sarà la riforma costituzionale che lo sostituisce con la Camera delle autonomie, resterà come norma transitoria quella attuale, che per noi vuol dire 7 senatori eletti su 6 collegi uninominali. Per la Camera, l'impostazione che sta prevalendo è quella di mantenere l'unitarietà del sistema elettorale per il Trentino e l'Alto Adige.

 

Si può pensare ad adattare la legge elettorale nuova, che non è molto diversa da quella di Calderoli, perché proporzionale, in modo da tutelare le minoranze linguistiche. La nuova legge - prosegue Nicoletti - prevede circoscrizioni provinciali, noi pensiamo a una circoscrizione regionale, magari con sottocollegi. Poi si dovrà fissare una soglia di salvaguardia per la minoranza tedesca, che potrà essere del 20% su base regionale, com'è oggi. L'altra ipotesi - conclude il deputato Pd - è resuscitare per la Camera i collegi uninominali del Mattarellum (quattro in Trentino più quattro in Alto Adige) e un listino per la quota proporzionale del 25%».

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