Madrid, liberata Valeria Giacomoni

 L'incubo per Valeria Giacomoni, e di riflesso per tutta la sua famiglia, si è dissolto all'improvviso. La telefonata, liberatoria, è arrivata a Gardolo a casa della mamma Antonia Giacomoni poco dopo le 13. All'altro capo del telefono c'era Diego, un amico di Barcellona che condivide con la ricercatrice trentina un appartamento: «Valeria è libera! L'hanno appena rilasciata...», ha annunciato emozionato

di Sergio Damiani

giacomoniL'incubo per Valeria Giacomoni, e di riflesso per tutta la sua famiglia, si è dissolto all'improvviso. La telefonata, liberatoria, è arrivata a Gardolo a casa della mamma Antonia Giacomoni poco dopo le 13. All'altro capo del telefono c'era Diego, un amico di Barcellona che condivide con la ricercatrice trentina un appartamento: «Valeria è libera! L'hanno appena rilasciata...», ha annunciato emozionato. Era la notizia che a Trento tutti aspettavano, ma che neppure i più ottimisti osavano sperare in questi termini. Lo stesso avvocato difensore, alla vigilia dell'interrogatorio aveva detto ai familiari di non coltivare troppe illusioni: anche se estranea all'attentato, c'era il rischio concreto che il giudice disponesse la detenzione di Valeria Giacomoni per alcune settimane fino alla conclusione delle indagini.
Invece il magistrato della Audiencia Nacional Eloy Velasco ha scarcerato tre dei cinque arrestati, tra cui proprio la 34enne italiana. La custodia cautelare in carcere è stata disposta solo per i due cileni indicati dalla procura come gli esecutori materiali dell'attentato alla Basilica di Saragozza dedicata alla Vergine del Pilar del 2 ottobre scorso: Francisco Javier Solar Domínguez, detto Cariñoso, e Mónica Andrea Caballero Sepúlveda, detta Moniquita. Nei loro confronti, evidentemente, gli inquirenti spagnoli hanno raccolto fonti di prova tali da convincere il giudice a disporre il carcere. Lo stesso magistrato, invece, ha preso decisioni opposte rispetto alle richieste per gli altri tre: una cilena e un argentino, arrestati perché vivevano a casa a Barcellona con la coppia di cileni, e Valeria Giacomoni.
La ricercatrice trentina, benché non vivesse con i cileni e sia stata fermata altrove, per ragioni mai chiarite  veniva definita dal Ministero dell'interno spagnolo come una «colaboradora». La 34enne, fermata mercoledì, è tornata in libertà subito dopo l'interrogatorio con il giudice Eloy Velasco. Uno dei suoi primi pensieri è stato per la famiglia con cui non aveva avuto più contatti diretti dal momento del fermo. «Mi ha chiamato intorno alle 13 e 30 - racconta la madre - l'ho trovata bene e anche su di morale. Mi ha detto che in questi giorni è stata trattata bene. Si è messa subito in viaggio per Barcellona insieme ad amici che erano andati a Madrid per vedere come evolveva la cosa. Ora può tornare a vivere nel suo appartamento e a lavorare (ha un impiego in piscina)». A carico dell'italiana la magistratura ha disposto solo l'obbligo di firma, misura scontata fino a conclusione delle indagini e comunque molto blanda visto che dovrà firmare a Barcellona l'apposito registro solo una volta alla settimana.
Pur nella concitazione del momento, la mamma di Valeria ha chiesto alla figlia anche delle pesantissime accuse che il primo giorno, per bocca addirittura del ministro degli Interni, erano piovute sul gruppo, definito senza giri di parole come «molto pericoloso». «Io non ho mai avuto alcun dubbio su mia figlia - dice Antonia Giacomoni  - immaginavo che fosse finita nei guai perché magari aveva ospitato a casa sua, dove c'è una camera libera, qualcuno del gruppo. Invece neppure questo. Mia figlia mi ha raccontato che la ragazza cilena non l'ha mai neppure conosciuta, mentre l'uomo l'aveva incontrato nell'abito delle sue attività all'Ateneu Enciclopedic Popular, ma nulla di più». Valeria Giacomoni, conosciuta per la sua attività di ricerca sull'anarchia in Spagna e non per essere una pericolosa sovversiva, sarebbe dunque del tutto estranea ad attentati a luoghi di culto e gruppi eversivi.
Naturalmente le indagini della polizia spagnola continuano e per la ricercatrice trentina la vicenda potrà dirsi del tutto chiusa solo al momento dell'archiviazione. Il quadro, però. oggi appare ben diverso a quello, a tinte fosche, di pochi giorni fa. Innnazitutto Valeria Giacomoni è libera. Questo non solo le consente di condurre una vita normale, ma fa ben sperare anche sull'esito finale del procedimento. Le accuse contestate ai cinque fermati erano molto pesanti, se solo ci fosse stato un sospetto concreto di terrorismo era lecito aspettarsi l'adozione di una misura come il carcere o almeno i domiciliari. Al contrario, la liberazione di Valeria fa pensare che di prove a carico davvero non ce ne siano.

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