La replica alla replica: scontro Mosna - sindacati

Prima le critiche (in buona sostanza una bocciatura su tutta la linea) dei sindacati al candidato presidente Diego Mosna. Poi la replica: «Il giudizio di Cigl, Cisl e Uil è una sorpresa, ma prevedibile perché loro sono di sinistra». Infine (ma siamo sicuri che finisca qui?) la replica alla replica, con Paolo Burli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti che scrivono una lettera dall'inequivocabile titolo: «Accettare la critica, il sale della democrazia» Commenta sul blog di Luisa Patruno

LA REPLICA DEI SINDACATI

 

E' difficile per chiunque accettare le critiche, ma è un dovere per chi decide di servire i cittadini partecipando alle competizioni elettorali (non sappiamo ancora se anche rappresentandoli dai banchi del prossimo consiglio provinciale). Perché la critica – quella sul metodo e sul merito – è il sale della democrazia e non la si può liquidare dileggiando chi se ne fa portatore. Cisl Uil hanno contestato un metodo e una scelta del candidato Diego Mosna. Il metodo riguarda il ricercato parallelismo tra il governo pubblico e la conduzione di un'impresa privata, sottolineando come in Italia un leader politico, Berlusconi, abbia abusato di questa metafora con risultati pessimi per il Paese. Bene quindi che Mosna si dissoci da quel modello. Perché il Trentino non è un'azienda.

Ma abbiamo anche criticato il fatto che lo stesso candidato presidente abbia più volte confermato la volontà di non partecipare alla vita del consiglio provinciale dai banchi dell'opposizione se la sua proposta fosse bocciata dai cittadini il prossimo 27 ottobre. Per il rispetto che nutriamo verso le istituzioni dell'Autonomia, confidiamo che Mosna cambi idea anche su questo tema.

Venendo al merito, non abbiamo mai bocciato in toto il programma della coalizione di Mosna, Grisenti, Viola e Borga. La proposta di dar vita ad un patto sociale, proposta comune a quella contenuta nel programma del controsinistra autonomista, e la volontà di dare spazio alla concertazione riteniamo siano aspetti molto positivi.

Sulle proposte per il welfare avanziamo legittime perplessità. Oggi Mosna conferma il reddito di garanzia che nel suo programma non trovava spazio, ma resta scettico sugli ammortizzatori sociali. La delega e le risorse che servono per attuarla sono per noi un investimento, non spesa pubblica infruttuosa. Servono a proteggere lavoratrici e lavoratori e le loro famiglie dagli inevitabili processi di ristrutturazione e di rigenerazione del tessuto produttivo in questo difficile quadro congiunturale.

Servono in primo luogo alle aziende che possono investire e progettare il proprio futuro in un contesto di maggiore coesione sociale. Servono al sistema produttivo per godere di forza lavoro abituata ad usare il passaggio da un impiego all'altro per riqualificarsi. Senza un sistema moderno di ammortizzatori sociali, simile a quello del mondo tedesco, processi come quelli in atto alla Whirlpool di Spini, per esempio, sarebbero molto più complicati e dolorosi.

Quindi a Mosna chiediamo di fare delle scelte. Se le risorse pubbliche calassero, non è detto che si debba razionalizzare la spesa partendo dal taglio del welfare.
Si potrebbero limitare le riduzioni fiscali alle imprese o tagliare i contributi pubblici alle attività economiche che non sempre hanno dato evidenza di consentire un reale aumento dell'occupazione. Se invece si vuole ragionare sull'efficienza della spesa di welfare siamo pronti a discutere: condizionalità nella percezione dei sostegni al reddito, attivazione del disoccupato, formazione e riqualificazione sono temi che abbiamo posto noi all'ordine del giorno.

Un'ultima nota. Siamo pronti anche a ragionare su un'estensione della contrattazione territoriale. Si tratta di una novità che non è contemplata neppure dal programma dello stesso Mosna, ma che come sindacati abbiamo       sostenuto prioritariamente nel nostro documento unitario. Si parta quindi subito dall'accordo quadro con le associazioni datoriali da noi proposto su organizzazione del lavoro, produttività, formazione continua e bilateralità. E soprattutto si inizino a rinnovare i contratti territoriali come quelli del commercio e del turismo, che da anni languono senza trovare mai una soluzione.

Paolo Burli (Cgil del Trentino), Lorenzo Pomini (Cisl Trentino) e Walter Alotti (Uil Trentino)

 

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