Sanità / Traumatologia

Fratture negli anziani, a Rovereto nuove tecniche «veloci» per tornare in forma

Al Santa Maria del Carmine un reparto di eccellenza. Il primario Fabrizio Cortese: «I 70enni di oggi vivono come i 50enni di un tempo. Curati come i giovani, con tempi di recupero ridotti»

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ROVERETO. «Oggi la sfida sono i "giovani anziani": per le fratture da sport e da vita attiva che vediamo sempre più spesso, abbiamo adattato le tecniche "veloci" usate solitamente per le persone più giovani ma ora applicate anche a chi ha i capelli bianchi. La patologia ortopedica è cambiata molto negli ultimi anni: la qualità di vita delle persone non più giovani è aumentata e di conseguenza anche la loro attività nel tempo libero visto che si dedicano a diverse discipline sportive. Con la conseguenza che aumentano i traumi ma anche la volontà di riprendere al più presto una vita attiva. Da qui la necessità di adottare anche per questi pazienti le tecniche "veloci", di curare gli anziani come i giovani». A parlare è Fabrizio Cortese, direttore dal 2014 dell'unità operativa ortopedia e traumatologia dell'ospedale Santa Maria del Carmine e direttore del dipartimento ortopedico dell'Azienda sanitaria provinciale, eletto presidente nazionale di Otodi, l'associazione Ortopedici traumatologi ospedalieri d'Italia.

L'investitura è arrivata al "Trauma meeting" di Riccione dove si è discusso di come modificare l'approccio terapeutico ai pazienti della terza età. Cortese, romano di nascita e di studi, subito dopo la laurea per 10 anni ha svolto attività all'ospedale di Malcesine e quindi a Negrar prima di approdare in città con il ruolo di primario ad ortopedia, unità operativa che con lui nel corso degli anni è diventata con lui un importante centro di riferimento a livello nazionale.

«Vent'anni fa era impensabile fare quello che stiamo facendo ora: i 70enni vivono come i 50enni di una volta, e anche chi è più in là con l'età ha una vita attiva fatta di mille impegni, sport e viaggi ai quali non si vuole rinunciare. Tornare in forma il più presto possibile dopo un trauma - spiega Cortese - è il loro obiettivo e noi abbiamo adottato nuove tecniche anche per questi pazienti ed abbiamo ridotto i tempi per gli interventi tanto che il 70% viene operato entro le 48 ore. È aumentata l'attività protesica (anche, ginocchia, caviglie e spalle) così come sempre più frequentemente utilizziamo le cellule staminali per la riparazione biologica dell'artrosi».

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