Rovereto / Il nodo

Bollette pazze, 326 famiglie a rischio. L’assessore Mauro Previdi «Itea sta strangolando gli inquilini»

Grazie ai fondi di bilancio della Comunità della Vallagarina il Comune ha deciso di usare 70 mila euro per sostenere il pagamento degli affitti e le spese di casa. «Non si tratta di persone seguite dai servizi sociali ma che comunque faticano ad arrivare a fine mese e, soprattutto, hanno figli minori a carico e dunque più spese»

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di Nicola Guarnieri

TRENTO. La casa è una delle emergenze più acute: quella che manca, che costa troppo, che si rischia di perdere. La risposta dell'edilizia pubblica, l'Itea, è insufficiente. E mentre centinaia di alloggi, sia provinciali che privati, restano vuoti e le fila di chi cerca un tetto si allungano, c'è una fascia di roveretani che, pur in grande difficoltà tra affitti, mutui e spese, non rientra di solito nelle cronache. Sono i cittadini considerati troppo «ricchi» per accedere ad un sostegno economico o agli altri servizi di aiuto ma che non riescono a far fronte alle spese letteralmente scoppiate rischiando lo sfratto.

«Come Comune, attraverso il Servizio politiche sociali e le associazioni che operano sul territorio, abbiamo rilevato in particolare una criticità nel pagamento degli affitti e delle spese condominiali da parte di numerose famiglie, anche quale conseguenza dell'aumento dei costi energetici. Le fasce di popolazione maggiormente toccate sono quelle con figli minori a carico. La casa deve essere considerata un bene essenziale per il benessere famigliare ma l'Itea sta di fatto strangolando gli inquilini», tuona l'assessore Mauro Previdi.

Già, perché dopo la rivolta e la nascita di comitati spontanei di chi vive nelle case popolari il problema è tornato in auge. Lo scorso dicembre si è rischiata la «guerra civile» con scambio di accuse tra l'ente di via Guardini e gli amministratori condominiali. Ma il problema non è stato risolto tanto che palazzo Pretorio è intervenuto stanziando 70mila euro per contribuire alle spese e agli affitti di 326 famiglie.

«Mi rendo conto che è un intervento tampone - spiega Previdi - ma almeno è qualcosa. Ci sono persone che abitano negli appartamenti Itea e non hanno mai chiesto aiuto ma con i costi lievitati a dismisura non ce la fanno a sbarcare il lunario. Ripeto, l'Itea sta tirando il collo alle famiglie».

I soldi sono un avanzo della Comunità della Vallagarina.

«C'erano questi 100mila euro e assieme al presidente Stefano Bisoffi si è deciso di spenderli per sostenere chi fatica a pagare le bollette e il canone. A Rovereto sono arrivati 70mila euro e 30mila saranno girati sugli altri comuni lagarini».

Per chiedere il contributo, a giugno, era stata aperta una finestra di sole due settimane, breve ma sufficiente per trovarsi con 333 domande di cui ne sono state accolte 326 e, ad oggi, soddisfatte 104 per il 75% consegnate a genitori con bambini.Il contributo massimo erogabile (800 euro per le famiglie con minori o maggiorenni studenti a carico e 500 euro per i soli adulti, anche single) può dare una grande mano a chi si ritrova schiacciato tra bollette e affitti insostenibili. La questione alloggio, insomma, è seria e conferma il drastico e repentino impoverimento dei residenti nella città della Quercia.

Perché a questa fascia grigia vanno aggiunte le seimila persone che senza il sostegno concreto del Comune, della diocesi e i pacchi alimentari non ce la farebbe a vivere.Lo scorso dicembre, come si ricorderà, proprio gli inquilini Itea hanno fatto scoppiare il bubbone. Sono partiti alla spicciolata, ognun per sé, ma poi la rabbia è montata diventando collettiva. È bastato confrontarsi, scambiare il «rosso» fuoco del proprio conto corrente per decidere di dire basta tutti insieme.

Il caso bollette pazze e contorni vari, con spese condominiali da paura, è ovviamente detonato in mano alle istituzioni. Perché di mezzo c'è l'Itea ma, soprattutto, ci sono le agenzie private che gestiscono gli alloggi popolari. E che, per una ragione o per l'altra, hanno sparato contro gli inquilini conti da capogiro, insostenibili per le famiglie. Il rischio default, d'altro canto, è dietro l'angolo e qualcuno ha deciso di non pagare.

Altri, invece, temono il taglio della corrente, il riscaldamento spento in inverno o, peggio, lo sfratto. Ma la situazione è pesante: salari e pensioni al minimo non ci stanno dietro e i soldi in tasca sono pochi. Specie per chi ha figli da crescere, piatti da riempire a pranzo e cena, ticket sanitari ed altre uscite «obbligate». I poveri, insomma, sono sempre di più.

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