Immobili / Il malumore

La rabbia degli inquilini Itea a Riva: «Ora basta, c’è chi paga 7mila euro a famiglia. Non accettiamo disparità di trattamento»

Quasi un centinaio di persone ieri, giovedì 13 luglio, all’assemblea indetta dal sindacato Sunia-Cgil. Manuela Faggioni: «È dall’inizio del 2020 che segnaliamo il problema “casa”. I numeri sono drammatici ma questa giunta provinciale investe zero»

di Paolo Liserre

RIVA DEL GARDA. Riesplode in un insolitamente tiepido pomeriggio di mezza estate la rabbia degli inquilini Itea di Riva che poi non è tanto diversa e meno acuta di quella di migliaia di famiglie sparse in tutto il Trentino e che vivono negli alloggi di edilizia pubblica.

Una rabbia "antica" (già a gennaio fecero sentire la loro voce con decisione ma, a quanto pare, con scarsi risultati) che però cresce in misura direttamente proporzionale con l'incapacità della politica di dare risposte concrete e adottare misure che possano dare ossigeno a famiglie anziani che vivono con redditi non certo da nababbi (altrimenti non sarebbero lì, del resto) o con pensioni da fame e da mesi e mesi si ritrovano a dover pagare bolette schizzate alle stelle, ancor prima del conflitto russo-ucraino.

L'occasione per dire "noi siamo qui e vogliamo risposte e rispetto" è stata ieri pomeriggio (giovedì 13 luglio) l'assemblea indetta dal sindacato Sunia-Cgil che, attraverso la voce della sua segretaria Manuela Faggioni, ha annunciato l'apertura di uno sportello dedicato anche a Riva entro la fine di settembre. Gli emendamenti approvati l'altro giorno in prima commissione (a cominciare dal blocco degli sfratti, ieri alle «Sighele» c'era anche il consigliere provinciale di Futura Paolo Zanella, promotore dei due emendamenti) ora dovranno passare dall'aula e Faggioni ha chiesto una «presenza massiccia» sotto il Palazzo del consiglio provinciale quando verrà il momento di votare.

«I numeri sono drammatici e Itea si permette di tenere 1.200 alloggi chiusi su 10.600 complessivi in tutto il Trentino - ha sottolineato la sindacalista Cgil - È da più di tre anni, dall'inizio del 2020, che facciamo presente a questa giunta provinciale che esiste un grave problema della casa ma questo esecutivo sul tema investe zero, non c'è mai stata e non c'è programmazione e riassegnazione, si fa poco o nulla».

Ma è stato sul tema «bollette» che la sala dell'auditorium delle scuole Scipio Sighele si è parecchio surriscaldata, con punti di vista diversi su come comportarsi, delusione, rabbia, tanta rabbia. Perché va bene pagare ma pagare il giusto. «Senza disparità di trattamento, condizioni favorevoli per qualcuno e bastonate per altri». Gli inquilini chiedono equità e trasparenza. In alcuni condomini Itea al Peep le spese di riscaldamento annue sono schizzate dai 65 mila euro del biennio 2020-2021 ai 215 mila di quello '22-'23; il costo dell'acqua al metro cubo è passato da 7 a 27 euro. «C'è chi paga 7.000 euro a famiglia» grida qualcuno dalla sala.

«Vogliamo pagare il giusto, non la rateizzazione» gli ha fatto eco qualcun altro. «Perché oggi - altro voce dall'assemblea - i conti non sono giusti, non possiamo accettarli e non crediamo più alla storiella degli aumenti dei costi dell'energia». Tra l'altro, a fronte della proposta dell'assessora Giulia Zanotelli di portare la rateizzazione fino a 48 mesi (contro i 18 attuali), c'è chi ha fatto presente che proprio ieri a molti condomini è arrivata dall'amministratore una lettera che intima di saldare il dovuto entro il 30 settembre.

E la diversificazione tra amministratori Itea e amministratori non-Itea ha complicato e non di poco la situazione, «ha creato disparità» ha denunciato ancora Faggioni. Ecco perché l'appello è stato quello di avviare una verifica puntale dei conti, condominio per condominio, col supporto del sindacato. Ma non sarà una battaglia facile da vincere. E nemmeno breve.

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