Scuola / L’università

Dal Rosmini ad Harvard: Luca Tovazzi di Volano è stato ammesso con una borsa di studio da 90mila euro

Una conquista strabiliante, se si pensa che quest’anno sono stati accettati soltanto otto studenti in tutta Italia e che mediamente entra tra il 2% e il 3% dei giovani che si candidano da tutto il mondo. Ecco le sue parole

ROVERETO. A un passo dalla maturità classica, Luca Tovazzi, studente del liceo Rosmini, ha già in tasca l’ammissione al più prestigioso ateneo del mondo: l’Harvard University. Una conquista strabiliante, se si pensa che quest’anno sono stati accettati soltanto otto studenti in tutta Italia e che mediamente entra tra il 2% e il 3% dei giovani che si candidano da tutto il mondo. La passione di Luca per l’inglese è sbocciata ai tempi della scuola elementare frequentata a Volano.
«Avevo una maestra madrelingua inglese che quasi non parlava italiano e da lì ho cominciato a familiarizzare con la lingua». In famiglia nessuno ha questo interesse per le lingue, che Luca dice di aver coltivato per conto suo. «Fin da bambino, anche al di fuori della scuola, ho sempre cercato di “consumare” materiale in inglese. Imparavo sì, ma sempre divertendomi». Lo scorso anno scolastico Luca ha cominciato il percorso per presentare la propria candidatura ad alcuni tra i più prestigiosi college degli USA. «La piattaforma “Common App” permette di presentare la richiesta di ammissione per quasi tutti i college americani. Io sono stato ammesso a Bowdoin e Harvard negli USA e a Sciences Po, in Francia».
Hai scelto ovviamente Harvard.
«Sì, Harvard perché è il più prestigioso college americano e perché ho ottenuto l’ammissione con una borsa di studio di 90.000 dollari che copre i costi dell’anno accademico. Da sempre sognavo gli atenei americani».
Come hai avuto le informazioni necessarie per candidarti?
«Mi sono informato facendo delle ricerche sul web. Poi le professoresse Silvia Pontiggia e Maria Frapporti hanno scritto per me delle lettere di referenze, indispensabili per l’ammissione. Anche il vicepreside Luciano di Maio mi ha aiutato per gli aspetti più tecnici».
Qual è il segreto per raggiungere questo traguardo?
«Nessun segreto. Ho sempre studiato tanto. Penso che ci voglia molta determinazione e consapevolezza, e sapersi informare. Anche un po’ di fortuna, perché ci sono fattori fuori dal proprio controllo».
Con questa grande passione per l’inglese perché hai scelto il classico?
«Ho pensato che inglese e tedesco li avrei studiati in ogni caso, mentre greco e latino no. A fine aprile sono arrivato primo al Certamen Athesinum, sezione latino, tenutosi al liceo Prati di Trento».
Quindi latino e greco ti hanno aiutato anche per l’inglese.
«Sicuramente mi hanno aiutato moltissimo con la logica e la costruzione delle frasi anche in italiano e nelle lingue straniere».
Quali sono i requisiti di ammissione?
«Il primo requisito è la media dei voti che deve essere sopra il 9 e se c’è un trend positivo ancora meglio. Io sono partito con la media dell’8.5 e sono arrivato all’attuale 9.5. Poi bisogna inviare alla commissione esaminatrice alcune composizioni scritte. Ti chiedono di presentarti come persona e come studente per far emergere la tua personalità, i tuoi interessi e le tue passioni».
E di quali passioni hai parlato?
«Di politica ed economia. Ho già svolto corsi online, uno di Harvard sulla filosofia politica e un altro offerto da Yale e uno di geopolitica di Sciences Po. Poi ho raccontato della mia attività di aiuto compiti a un bambino delle elementari. Poi ancora di una particolare esperienza intellettuale, la lettura del filosofo americano John Rawls. Infine un tema sulle prospettive dopo la laurea. Ho anche sostenuto due colloqui on line».
Pensi che qualcosa di te in particolare abbia colpito la commissione?
«Credo si aspettino che il candidato porti avanti le sue passioni fuori da scuola e dimostri quanto impegno ci mette. Non vale la pena voler impressionare. Meglio essere autentici e spontanei».
Quali discipline hai scelto di studiare a Harvard?
«Negli Usa c’è un sistema definito “liberal arts system” che consiste nell’unire il concetto di specializzazione a quello dell’esplorazione delle discipline. Cioè, oltre a studiare le materie in cui ti specializzi – nel mio caso scienze politiche e economia - puoi scegliere vari ambiti per, appunto, esplorare altre discipline che spaziano dalle scienze sociali a quelle naturali».
Quando hai avuto la notizia dell’ammissione a Harvard?
«Il 31 marzo ero in gita a Monaco con la mia classe. All’una di notte hanno pubblicato i risultati, eravamo in ostello. È stato surreale scoprire di essere stato preso ad Harvard. Abbiamo fatto una gran festa».
E ora cosa ti aspetti?
«Mi sono già confrontato con italiani che studiano lì e tutti dicono che è fantastico, per il livello accademico, per le risorse, per il campus. E penso che dopo Harvard la mia vita proseguirà negli Usa».

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