Rovereto / La storia

Diventerà ufficialmente una ragazza: «È un traguardo e ho capito di non essere sola. A scuola nessuno dei compagni si è stupito»

Parla la sedicenne che ha ottenuto dal Tribunale, con sentenza definitiva, il via libera per cambiare sesso: «Ho avuto crolli emotivi in passato. La mia famiglia mi ha aiutato. Grazie agli specialisti dell’ospedale di Careggi a Firenze ho capito che la transizione è una cosa normale». I genitori: «Mia figlia è rinata. Ora è serena»

IL CASO Autorizzato a 16 anni a cambiare sesso: sentenza del tribunale

ROVERETO. Aveva sofferto molto, durante l’infanzia; vittima di bullismo, si era nascosta dietro un’aggressività che non le apparteneva. Ma è bastato cambiare “l’ultima zampetta del nome” come racconta la mamma: Paolo (nome di fantasia) è diventata Paola e la strada in salita si è trasformata in una discesa.

«Mia figlia è rinata. Ora è serena. Stiamo aspettando di cambiare i documenti, ci vuole un po’ di tempo per la burocrazia» spiega la mamma, impiegata nel settore della sanità, che assieme al padre, dipendente pubblico, ed al fratello minore, non ha mai fatto mancare l’appoggio e l’amore.

Paola, studentessa trentina di 16 anni, sarà donna anche sulla carta d’identità. E non è poco per chi ha sofferto per lungo tempo nel sentirsi non a proprio agio con il proprio corpo.

«Poter esibire un documento in cui mi identifico è un traguardo importante - spiega la studentessa –. Ora mi sento davvero meglio rispetto a prima. Avere una nuova carta di identità è molto importante. Posso fare un viaggio, chiedere il passaporto o esibire il tesserino dell’autobus senza problemi, senza che mi vengano fatte domande. Ho raggiunto un traguardo fondamentale: prima di iniziare il percorso mi sembrava una cosa così lontana, invece ora ci sono riuscita».

Come tutti gli adolescenti guarda avanti: «Vorrei finire la scuola e poi andare a vivere da sola. Mi piacerebbe avere la mia indipendenza».

Paola ci tiene anche a rassicurare le ragazze ed i ragazzi, ma anche le persone adulte, che iniziano un percorso di transizione. «Ho avuto crolli emotivi in passato. La mia famiglia mi ha aiutato, ma io pensavo sempre di essere sola, mi chiedevo perché proprio a me capitava una cosa del genere. Grazie agli specialisti dell’ospedale di Careggi a Firenze ho capito che è una cosa assolutamente normale - spiega la ragazza -. La transizione c’è sempre stata, con la differenza che ora se ne parla di più. Ho capito di non essere sola, ho conosciuto e parlato con tante persone. Un conto è vedere i video americani, come facevo io a 11-12 anni, quando cercavo risposte: osservavo i cambiamenti dovuti alle terapie e mi sembrava tutto così lontano e irraggiungibile. Un altro è sapere che ci sono professionisti e comunità come la Lgbt. Il mio consiglio è di farsi aiutare ed affidarsi a persone competenti, di non aver timore, e dico anche ai genitori di non avere paura».

Paola di coraggio ne ha avuto molto. Il primo anno delle superiori vestiva come un ragazzo, ma aveva chiesto di essere chiamata con un nome femminile. La svolta c’è stata il secondo anno.

«Alla nuova prof di italiano mi sono presentata come Paola. Avevo i capelli lunghi. Nessuno dei miei compagni si è stupito: è stato tutto normale. Ho parlato con l’educatrice e la scuola ha attivato la “carriera alias”, che permette di cambiare il proprio nome anagrafico». Accanto a Paola ci sono sempre stati i genitori.

«ll problema spesso è solo negli occhi degli adulti e non in quelli dei giovani - spiega la madre - A parte quando Paola era piccola: alla scuola primaria veniva presa in giro, è stata vittima di bullismo. Invece alle superiori è stata accolta benissimo. Con i giovani non ci sono mai stati problemi e al momento Paola non ha avuto problemi neppure con gli adulti. C’è però da evidenziare che fa una vita tranquilla e forse sarebbe stato diverso se si fosse trovata in un ambiente lavorativo».

Per un genitore potrebbe non essere facile comprendere il desiderio di un figlio così giovane di cambiare genere. «Noi del percorso di Paola siamo contentissimi, perché abbiamo visto un bambino molto sofferente rinascere e sorridere. Lei ora si sente bene nella sua vera identità. È un percorso duro e travagliato. Siamo seguiti da un ambulatorio specializzato a Careggi a Firenze. Dietro al percorso di mia figlia c’è tanto lavoro, ci sono professionisti che aiutano questi ragazzi a stare meglio. Grazie alle associazioni abbiamo conosciuto tanti genitori e tanti giovani come Paola, persone che sennò stanno male, che lasciano la scuola, che non vengono accettate. Ricordiamo che c’è un’altissima percentuale di suicidi. La nostra Paola ora è serena».

La giovane fin da piccola si sentiva femmina. «Non si impone il genere. Paola ci ha detto che fin da quando lei ha iniziato ad avere coscienza di sè sentiva di essere una bambina, non un bambino. Si sentiva femmina nonostante la nascita. Le piacevano i capelli lunghi, i trucchi, i giochi con le bambine. Ha capito pian piano ciò che desiderava. A noi l’ha detto quando aveva 11-12 anni e lo psicologo presso cui l’avevamo portata ci aveva detto di aspettare che passasse questa fase. Noi genitori però vedevamo Paola sempre più giù.

Era stata lei a informarsi attraverso internet in merito alla transizione, ci ha detto di sentirsi sbagliata e nel corpo sbagliato, ci ha chiesto aiuto. Noi l’abbiamo seguita e il percorso intrapreso è stato la nostra salvezza. Prima faticava a scuola, non aveva risultati, stava male, alle medie non riusciva ad avere rapporti con i coetanei, stava vivendo un’infanzia in maniera tragica. Poi è cambiata. Ora nostra figlia è finalmente serena».

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