Ricordando la forza di Nicola L'addio di chi gli ha voluto bene

Nicola. Sedici anni. Non c'è più. Le parole del sacerdote, i ricordi emozionati degli amici, perfino il rombo dei motori: nulla sembra poter arginare l'incredulità e lo sgomento.

Inarrestabile, il dolore invade la chiesa di Santa Croce dove i familiari e i tantissimi amici ieri hanno voluto salutare Nicola Trainotti, morto martedì in seguto ad un tragico incidente con la sua amata moto, una Honda Cr125.
«Un ragazzo solare», «due occhi che illuminavano il mondo», una «risata contagiosa», così i tantissimi ragazzi che hanno invaso la chiesa vogliono ricordare il loro Nik, e salutare un ragazzo davvero unico, capace nella sua breve vita di infondere entusiasmo e gioia di vivere.

Impariamo da Nicola a sorridere ogni giorno

«Era impossibile tenerti fermo su una sedia», ricorda una zia; il sorriso che sorge spontaneo mentre ricorda Nicola si mescola alle inevitabili lacrime. Perché Nicola era proprio così, capace di trasmettere un'enorme felicità che ora si confonde con l'immenso dolore causato dalla sua scomparsa. Lacrime e sorrisi, ricordi e recriminazioni, speranze deluse. «Se solo quel giorno magari ti avessi incontrato, magari sarebbe accaduto qualcosa di diverso» dice un'amica, che racconta di come, per riuscire a trovare un qualche senso, abbia voluto ricostruire istante per istante quello che è accaduto martedì, rimettere in sequenza tutta la serie di assurde fatalità che hanno portato alla morte di Nicola.

Erano le 13.30 quando il ragazzo, che era uscito a fare delle fotocopie per la sua tesina, mentre percorreva via Ronchi ha perso il controllo della sua Honda Cr125 acquistata da poche settimane. La moto si è ribaltata di lato ed è scivolata in avanti: purtroppo nell'impatto, il caso ha voluto che Nicola finisse con il torace contro il manubrio e le gravi lesioni interne, nonostante i soccorsi praticamente immediati, non gli hanno dato scampo. Nel corso della cerimonia funebre, la moto di Nicola è stata collocata davanti all'entrata della chiesa. Sopra un cartello invitava solo «gli amici più cari» a mettere una firma, per «rendere unico il CR, come unico lo eri tu». In terra, decine e decine di caschi colorati, a testimoniare l'appartenenza ad una cerchia di amici fidati, quelli con cui Nicola ha vissuto tanti momenti che non saranno mai dimenticati.

«Il dolore dentro di noi non trova le parole adeguate. Dio è un raggio di sole nell'oscuro mistero della sofferenza». Così don Francesco Scarin cerca di lenire lo strazio assurdo dei genitori di Nicola, la mamma Claudia Gasperini e il papà Rudi Trainotti. Proprio in questa chiesa si erano sposati diversi anni fa e proprio qui hanno fatto battezzare Nicola. Ora guardano spaesati quello che accade intorno a loro, il via vai dei tantissimi ragazzi, i compagni di scuola dell'istituto alberghiero Enaip di Varone, quello dove in questi giorni Nicola si stava diplomando, i vicini, gli amici di famiglia, i tanti parenti tra cui i nonni Carlo e Dolores, gli zii e i cugini.

Nel mezzo della chiesa, circondata dai fiori, resta una bara in legno chiaro con sopra un casco da moto e il cappello da cuoco: le due grandi passioni di Nicola. «Se ne va un figlio, un fratello - ricordano gli amici del Rifugio Paradiso di Folgaria dove Nicola ha lavorato tutta la stagione invernale e che l'avrebbero accolto a breve, appena finita la scuola - Abbiamo avuto l'onore e la gioia di averti con noi, ci hai dato tanto, sei un raggio di sole forte e intenso». Questo era il sogno di Nicola, poter diventare uno chef e preparare piatti di alto livello: per questo mentre studiava aveva continuato a lavorare, anche presso la «Locanda delle 3 chiavi» di Isera. Ovunque si è sempre fatto apprezzare per la sua voglia di imparare e la determinazione a fare bene le cose. «Si fa fatica - ammette don Scarin - ad accettare che si possa morire così giovani, ma tutta la nostra vita è un incontro verso di lui. Nicola ha raggiunto il traguardo».

Ma non bastano tutte le parole del mondo a dare un senso alla morte di un ragazzo che avrebbe compiuto diciassette anni a settembre, uno così pieno di amici e di vita, ricco di progetti e di amore, di animo gentile e nello stesso tempo aperto agli altri. Dopo il rombo dei motori, e i canti della liturgia, ora non resta che il silenzio. E la frase degli amici: «Impariamo da Nicola a sorridere ogni giorno».

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